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La Focara di Novoli e il culto di Sant’Antonio Abate

Sant’Antonio Abate, patrono di Novoli e protettore degli animali di stalla e da cortile, rappresentato iconograficamente con accanto un porcellino e con in mano un bastone con un campanello utilizzato per richiamare gli animali, è il santo intorno al quale si “accendono” importanti riti e festeggiamenti nel freddo gennaio, precisamente dai giorni che vanno dal 7 al 18. I giorni sicuramente resi più celebri però, sono quelli dell’accensione della grande focara, un falò di dimensioni maestose, 20 metri di altezza per 25 di diametro, che sta cercando da qualche anno di entrare a far parte della lista dei beni immateriali e intangibili dell’UNESCO.

I festeggiamenti del Santo presso il comune salentino iniziano dal lontano 1664 su concessione del vescovo Luigi Pappacoda che dichiarò Sant’Antonio Abate protettore di Novoli, accogliendo le richieste dell’Università e del clero.

Diverse testimonianze cartacee accertano la presenza della focara nel tempo: nel 1868 anno in cui un documento attesta la presenza di un comitato eletto dall’amministrazione comunale; nel 1905, anno forse della prima focara, tra l’altro disturbata da una forte nevicata nel giorno della vigilia; altre sparse tra gli inizi degli anni 10 e la fine degli anni 30 del secolo scorso.

Alcune teorie, come quelle esposte nell’articolo di Antonio Bruno, vedrebbero la focara come una tradizione originata e importata nel Salento nel territorio veneziano, data la similtudine con alcuni riti del fuoco e la massiccia presenza in passato di nuclei di veneziani in tutto il salento leccese, soprattutto nel centro del capoluogo di provincia.

la focara

In passato il rito della focara cominciava un mese prima del giorno dell’accensione, il 17 Dicembre, giorno dal quale si iniziava a raccogliere le fascine e i rami secchi necessari. Per le strade di Novoli girava un ragazzino con il suo carretto per raccogliere tutto il necessario: oltre che rami e tralci di vite venivano accumulati anche oggetti combustibili che la gente non utilizzava più. Tutto era offerto in devozione al Santo. Oggi la costruzione vera e propria inizia il 7 gennaio per concludersi a mezzogiorno della vigilia della festa, festeggiato da rintocchi di campane. Tutto il paese collabora attivamente alla raccolta del materiale necessario.

Circa 90.000 fascine (ognuna composta da oltre duecento tralci di vite) vengono accatastate con grande maestria, da circa 100 persone in equilibrio su lunghe scale, secondo una tradizione tramadata da generazione in generazione.


La forma della focara è cambiata con il tempo, anche a seconda dei gusti di chi dirige i lavori. Sulla cima si innalza l’effige del Santo, dalla quale si inizia a dar fuoco all’ammasso di fascine. Un tempo invece si soleva mettere un ramo di arancio con frutti pendenti raccolto dal giardino di un prete.

L’accensione avviene la sera del 16 Gennaio, tramite uno spettacolo pirotecnico. La focara è destinata a bruciare per tutta la notte ed il giorno seguente, spargendo nell’aria grandi quantità di cenere che simboleggia la purificazione, e milioni di minuscole favilla che accendono la fredda notte invernale. Uno spettacolo davvero suggestivo.


Il numero di tradizioni che si susseguono intorno alla focara è veramente vasto. Tanto per cominciare il rito della benedizione degli animali, una volta associata alla distribuzione di pane benedetto da dar loro da mangiare nel caso fossero stati affetti da alcune malattie; in questo modo si chiedeva al santo di intercedere per la loro guarigione.  Negli anni ’40 qualche devoto acquistava una maialino, che veniva allegramente chiamato lu ‘ntunieddru, al quale veniva legato un fiocco rosso al collo e gli veniva concesso di fare qualsiasi cosa avesse voluto, scorazzando tra le strade del paese. La benedizione avviene subito prima dell’inizio della processione religiosa, che in passato si distribuiva in due giornate e capitanata dalla statua del santo: il primo giorno vedeva tutti i partecipanti camminare scalzi, portando pesanti ceri;  la mattina del giorno successivo prevedeva la sola partecipazione dei forestieri che avevano fatto voto e che avrebbero accompagnato la statua del santo fino alla Chiesa Matrice per il panegirico. Durante questa processione veniva sparata la strascina (oggi sostituita da palloni aereostatici), una lunghissima batteria che terminava con uno sparo più potente e fragoroso, il quale doveva coincidere con l’arrivo della statua in piazza Mercato, antistante la Chiesa Matrice.

La processione coinvolgeva i giorni del 16 e 17 Gennaio (svolta ora solo in una giornata), anche oggi i giorni centrali della festa. Il 17 è inoltre caratterizzato anche da una tradizionale alimentazione costituita da  pesce, pittule e dolci tipici delle festività natalizie, astenendosi quindi dal mangiare prodotti provenienti dagli stessi animali che Sant’Antonio protegge.

Dal 1947 vengono anche stampati dei numeri unici, giornali dalle diverse testate e dalla diversa longevità, che raccontano e testimoniano anno dopo anno l’evoluzione del culto di Sant’Antonio e delle focara a Novoli.

Alcuni studiosi ritengono che il culto di Sant’Antonio Abate, diffuso in molti comuni dale Salento, tutti quanti accomunati dall’accensione dellle fucareddhe, possa rappresentare una possibile cristianizzazione del culto pagano del dio Fauno, il corrispettivo greco del dio romano Pan, dalle sembianze grottesche:  la parte superriore del corpo antropomorfa, anche se provvista di corna, e quella inferiore più simile a quella di una capra. Questo era un dio burlone che se ne andava in giro a terrorizzare le ninfe dei boschi e a suonare il suo famoso strumento, il flauto di Pan.

Il Fauno era molto venerato nell’Italia meridionale, tanto che ancora oggi esistono delle zone, nel territorio salvese, che ne ricordano il nome.

Il maialino, animale come abbiamo visto molto legato alla figura del Santo Cristiano, svolgeva una funzione cardine agli albori del culto del protettore degli animali: la sua associazione allegorica alla fugura di Satana, che nel deserto tentò Gesù a cedere al peccato, ne richiedeva il sacrificio così come avveniva per i sacrifici animali in onore di Fauno. Queste associazioni collegherebbero in maniera indissolubile le due figure, separate solo dal retaggio culturale e religioso del tempo in cui i singoli eventi si sono verificati. Non sarebbe quindi un caso che la progessiva cancellazione del culto del dio pagano sia stata contemporanemante rimpiazzata con quella di Sant’Antonio Abate.

Con l’edizione 2010, grazie alla collaborazione della Provincia di Lecce, l’assessore alle poiltiche giovanili Bruno Ciccarese, ed all’associazione nazionale “Concerto per la Vita e per la Pace”, il “fuoco buono della Fòcara è divenuto ambasciatore di Pace in Terra Santa per il Natale 2009”.
La fiamma, della Fòcara di Novoli ha raggiunto la città di Betlemme, come elemento propiziatorio del processo di distensione in area mediterranea, e affidata al Custode della Grotta della Natività, per accendere un fuoco nella Piazza antistante la Grotta.

Il fuoco buono della Fòcara sarà offerto attraverso lu Cuccu, oggetto in terracotta, testimonial della tradizione novolese, che terrà accesa anche per il futuro, senza più spegnersi, la fiamma del “fuoco buono della Fòcara, ambasciatore di Pace e dei diritti umani nel mondo”, e sarà conservato nel Santuario di Sant’Antonio Abate.

Marco Piccinni

SITOGRAFIA e BIBLIOGRAFIA:

Comune di Novoli – Storia della focara

focara.it

Il Gallo – La Fòcara di Novoli in Palestina

Annu Novu Salve Vecchiu,  2006 – Edizioni Cultura e Turismo a cura di Antoio Vantaggio e Giuseppina Marzo


3 commenti su “La Focara di Novoli e il culto di Sant’Antonio Abate

  1. peppe gabri ha detto:

    nel programma civile della festa il Mainstage Musica popolare con “CARDISANTI” “OFFICINA ZOE” + ALTRI è programmata per giorno 17 gennaio e non come riportato da molte agenzie per il giorno 18… il disguido nasce da un errore di stampa nella brochure 2012… appuntamento alla festa!

  2. Ersilio Teifreto ha detto:

    News da Torino
    il peso della Fòcara tutto inizia da una leuna: numero di sarcine e persone per costruirla.

    La festa delle vigne in attesa della Fòcara 2015 per devozione a Sant’Antonio Abate

    Novoli 2015: in attesa della Fòcara si celebra

    la “Festa delle vigne”!

    Novoli (LECCE) “La festa delle vigne” combina l’antico rito per il quale si posizionano le

    “sarcine = fascine” provenienti dalla potatura delle viti dei feudi di tutto il Parco del negramaro.

    Io ricordo che ci sono sarmente corte, facili da raccogliere senza intoppi, e altre saldamente

    ancorate al sostegno chiamato “cippune = ceppo” che danno le sferzate, da addomesticare.

    I contadini le prendono con fermezza tirandole sotto le ginocchia, mentre con piccoli rapidi passetti in avanti le accumulano sulle gambe, le voltano rapidamente in perpendicolare lungo il filaro. Sedendosi sopra ad esse, le immobilizzano e prendendo il “carceriere trasversale” le legano vigorosamente incrociandondole e fissandole a “braccia conserte”.

    Il freddo pungente fa accellerare i movimenti e raggiunta la quantità giusta “le leune formano la sarcina” per dare inizio alla costruzione della “Fòcara del Sud est”.

    Prendono il via a Novoli tutti i preparativi che consentiranno la costruzione della Fòcara maestosa con un diametro di 20 metri e 25 di altezza. Slanciata verso il cielo come un palazzo di 8 piani, la tradizione vuole che non superari l’altezza del campanile della chiesa di Sant’Antonio Abate, patrono della cittadina. Il grande falò brucierà per 3 giorni:16, 17 e 18 gennaio 2015.

    Un po’ di numeri….

    Per costruire la Fòcara, tutto inizia da una “leuna = sarmenta”. Per assemblare una fascina occorrono 200 sarmente. Non devono superare i 13kg e la lunghezza di 130 centimetri. Sono legate con fili biodegradabili, necessitano100.000 fascine e impegnano per un mese 100 persone. Molti lavoranti della cremagliera sono devoti al Santo.

    Quanda sarà ultimata la Fòcara, con le fascine asciutte intrecciate con tecniche di maestria che si tramandano di generazione, sopporterà il peso di 700 tonnellate oltre gli assestamenti, al vento e alla pioggia.

    La carattestica della materia prima usata per la costruzione (sole sarmente, residui legnosi green provenienti dalle vigne) l’opera agraria contadina viene eseguita manualmente senza l’utilizzo di mezzi meccanici es… gru ecc… Si usano scale di legno di varie misure che vengono legate una con l’altra fino a ruggiungere l’altezza di 28metri, su cui i volontari rimangono in equilibrio per passarsi le fascine sulla schiena una sopra l’altra e issarle su in alto metro dopo metro.

    Quando viene accesa per renderla sicura, il metodo tecnico”Segreto” usato, prevede che la Fòcara man mano che brucia trattenga il fuoco e la cenere all’interno della stessa garantendo un alto grado di sicurezza imposto da tutti i controlli e dalla Prefettura di Lecce. Consentendo così alle famiglie con i bambini di avvicinarsi al cerchio di fuoco senza pericoli al ritmo di suoni e danza della pizzica. Per questi motivi la Fòcara, costruita con le caratteristiche descritte, è considerata dai ricercatori Internazionali e da molte Istituzioni la più grande al Mondo.

    La festa delle vigne è il primo momento ufficiale che segnerà l’inzio della costruzione della Fòcara.

    Il comitato informa che il rito inizierà il 15 dicembre 2014. Una processione religiosa, che ricorda un antichissimo atto liturgico riunirà i cittadini, fedeli, viticoltori, istituzioni, i Consorzi di Tutela dei vini Doc Salentini e culminerà con la posa della prima fascina di tralce di vite secca benedetta dal Reverendo Don Giuseppe Spedicato. La Fòcara dovrà essere terminata rigorosamente entro mezzogiorno del 16 gennaio 2015, giorno della Vigilia, a costo di lavorare al buio con i fari accesi.

    Il giorno dell’accensione per la grande affluenza di persone, oltre 100.000 visitatori, il paese non sembra Novoli….

    Ringraziamo i maestri – contadini e costruttori, i veri protagonisti della Fòcara!

    Appassionato cultore- Ersilio Teifreto

  3. ersilio teifreto ha detto:

    News Magazine di ToriNovoli
    Fermiamo i droni durante la festa della Fòcara.
    La filosofia che si dovrebbe adottare già nella prossima edizione 2020 e quella di non imporre uno spettacolo troppo futuristico, il comitato della festa cerchi di interpretare al meglio le aspettative dei Novolesi che si vogliono godere nei 3 giorni di festa il mistero di quanti giorni dureranno le fiamme, dove cadrà il primo muro di fascine della Fòcara a secondo del vento e le intemperie in atto in quei giorni sempre avverse, senza abbandonare il solco della tradizione di Cultura Popolare Contadina.
    Autore Ersilio Teifreto volontario Paesologo e divulgatore dell’evento Fòcara nel Nord Italia.

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