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Il relitto del Tevfik Kaptan

Era il 28 Giugno del 2007 quando nel salento cominciò a diffondersi la notizia dell’affondamento di una nave Turca nel mar Ionio, a circa 800 metri di distanza dalla costa di Torre Vado, marina di Morciano di Leuca. Si tratta del Tevfik Kaptan 1, una nave che trasportava fortunatamente solo un carico di 1000 tonnellate di filo di ferro in matasse. L’affondamento avvenne nella sera, alle 21:30, nonostante gli sforzi dell’equipaggio che ha preso tutte le misure necessarie per evitare il peggio non riuscendo però nell’intento. La causa dell’affondamento è stata molto probabilmente dovuta ad uno spostamento del pesante carico, forse per la forte agitazione del mare.

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Grazie al pronto intervento della capiteria di porto di Gallipoli e di San Benedetto del Tronto, dei carabinieri, della guarda di finanza, il ministero dell’ambiente e della tutela territorio, della flotta Castalia Ecolmar e dei sommozzatori dei vigili del fuoco di Brindisi, è stato sventato il pericolo di inquinamneto ambientale causabile dal carico di idrocarburi presenti sulla nave, recuperando tutto il materiale potenzialmente inquinante salvando la stagione turistica ma soprattutto questo stupendo tratto di costa.

La nave ha quindi interrotto nel Salento il suo viaggio, comiciato ad Ortona, e che sarebbe dovuto terminare in Algeria.

Inseguito alle procedure di bonifica e di salvaguardia ambientale, non è stato ancora disposto il recupero del Tevfik Kaptan, il quale richiederebbe ingenti fondi di denaro. Allo stesso tempo sono state avanzate richieste da numerose associazioni ambientaliste e non per lasciare l’imbarcazione dove è ora, in modo da contribuire ad aumentare la superficie abitativa per la flora e la fauna marina, dato che ormai non rappresenta più alcun pericolo di inquinamento, e perchè no, offrire anche un nuovo spunto al turista che vuole ammirare qualcosa di nuovo ed insolito nel bel panorma salentino, oltre alle numerose grotte e paesaggi mozzafiato.

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Soffermiamoci per un momento sull’importanza biologica che un relitto riveste per un fondale. Superato l’approccio iniziale del perfetto estraneo in un mondo apparentemente treanquillo e non ancora nel pieno prenodominio dell’uomo, ogni centimentro della lamiera della nava verrà occupato da numerose specie vegetali che cercheranno di conquistare un piccolo posto in cui stazionare. Le macroalghe sono le prime a prendere possesso del nuovo territorio mentre possiamo assistere ad una diversificazione totale nei punti dello stesso che saranno più esposti alla luce da quelli che invece saranno più in ombra. Molti pesci potrebbero trovare riparo nella varie feritorie favorendo così l’aumento del numero di individui di specie commerciali e non. In alcuni paesi si sta cercando di ricreare l’effetto di queste “barriere” naturali in modo da favorire proprio quest’ultimo aspetto, sempre con un occhio di riguardo all’ambiente e a chi lo abita.

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La nave si è adagiata su un fondale profondo poco più di venti metri, in una posizione quindi non proibitiva dal punto di vista escursionistico da parte del subacquo amatatoriale o professionista.

Per coloro che non fossero possibilitati a recarsi sul luogo abbiamo predisposto l’inserimento di qualche fotografia in questo articolo, con il rimando ad una apposita galleria fotografica di approfondimento, realizzata da Valerio Chiuri, che potete trovare a questo link.

Marco Piccinni

SITOGRAFIA:

Il Nautilus.it

Archeosub.it


3 commenti su “Il relitto del Tevfik Kaptan

  1. Sandra Sammali ha detto:

    complimento Valerio! bellissime foto 😉

  2. Valerio ha detto:

    Grazie, invito tutti gli appassionati a visitarlo, ne vale la pena.

  3. Gabriele ha detto:

    ciao Valerio, ho un B&B e sono interessato ai tuoi percorsi. Organizzi dei percorsi guidati? quando e quanto costa?
    Grazie

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