Una misteriosa scoperta è stata effettuata – agli inizi degli anni ’90 – dai signori Luigi Carbone e Luigi Marra, nel territorio a sud-est di Miggiano (località Rutti-Sala).
Lascia un commento
Tempo di lettura: 2 minutiE’ una festa pagana, che più pagana non si potrebbe. In cui emerge con forza lo spirito dionisiaco e barocco del Salento arcaico tra due mari.
Esiste e resiste da secoli, sempre alla terza domenica d’ottobre. Cambia pelle, come il serpente, si adegua alla complessità della modernità, colori, suoni, profumi, ma “Misciànu ci boi” (Miggiano – piccolo centro del Leccese – quel che cerchi, cioè tutto) resta unica anche con le contaminazioni inevitabili: i neri che vendono maschere apotropaiche, i cinesi jeans a poco prezzo, i nordafricani bigiotteria. E, da una decina d’anni, ci hanno collegato l’Expo: circa 200 aziende che espongono i loro prodotti.
1 commentoTempo di lettura: 4 minutiL’antica arte della cartapesta salentina rivive ancora oggi, così come si lavorava un tempo, in una manciata di laboratori, ultimi eredi di quello che una volta poteva essere definito un’immenso “cantiere” : la città di Lecce.
I maggiori modellatori, scultori, sarti e artisti erano coinvolti in questa antica e meravigliosa arte, contribuendo con il loro operato alla realizzazione di alcune componenti di una scultura su commissione dei laboratori della città. La lavorazione della cartapesta non era circoscritta tra le quattro mura di una bottega, bensì coinvolgeva attivamente tutta la comunità artigiana.
4 CommentiTempo di lettura: 2 minutiTra le varie recensioni (generalmente positive) rilasciate dai turisti che scelgono come meta delle proprie vacanze il Salento, tante raccontano di una terra affascinante, ricca di cultura e tradizioni millenarie.E non segnalano solo località da visitare, spiagge più o meno note, chiese di particolare pregio artistico o masserie maestose che si innalzano tra gli ulivi. Segnalano soprattutto l’accoglienza e l’ospitalità della gente del posto, qualcosa che resta profondamente impresso tra i tanti piacevoli ricordi che il turista conserverà del suo viaggio nel Tacco d’Italia.
Lascia un commentoTempo di lettura: 2 minuti…ero in macchina, un pomeriggio di luglio. Dov’ero? Di preciso non lo ricordo, stavo andando verso Gallipoli..d’un tratto una distesa di tappeti rossi, in aperta campagna, mi distoglie lo sguardo dalla strada.
Si intravedeva al di là di un muretto non molto alto. Non ne avevo mai vista una cosi. Spicchi dopo spicchi, uno dopo l’altro posizionati con minuta precisione a formare un tutt’uno.. una distesa di pomodori rossi messi a seccare al sole.
4 CommentiTempo di lettura: 3 minutiLa vita artistica di Raffaella Liccardi, soprano lirico, vissuta nei luoghi della città di Lecce cari e frequentati a sua volta dal grande tenore Tito Schipa, è stata influenzata armoniosamente da questa vicinanza, non solo fisica ma quasi vocazionale. Tanto che si è sentita quasi investita del ruolo di testimonial del grande interprete salentino, che ha calcato i palcoscenici e i set del mondo, infondendo con la sua voce potente i teatri, nella rappresentazione dei personaggi che hanno contrassegnato le nostre più famose e apprezzate opere liriche (dalla Traviata, alla Tosca, alla Manon fino all’Elisir d’amore che chiude la sua carriera al Petruzzelli di Bari). Se Tito Schipa giustamente è stato denominato “l’usignolo di Lecce” possiamo attribuire a Raffaella Liccardi il soprannome di Filomela, alla greca, perché si pone volutamente e umilmente, ma con grande determinazione e valenza artistica, sulla scia del grande tenore, del quale non si è mai stancata nel corso delle sue numerosissime e apprezzatissime esibizioni di decantarne la potenza vocale. A sua volta la voce di Raffaella Liccardi incanta per la purezza, la dolcezza melodiosa e l’emozione che coinvolge gli spettatori.
Lascia un commentoTempo di lettura: 3 minutiArticolo giù pubblicato su “Terra di Leuca” – Aprile 2010, consultabile in line a questo link
di Nuccia Barbone *
La chiesa dei Cappuccini di Tricase custodisce sull’altare maggiore un dipinto su tela che raffigura l’ “Incontro di Cristo con la Veronica sul Calvario”. Assegnato dagli studiosi locali ad Oronzo Letizia, è stato restituito da chi scrive a Domenico Tintoretto (1560-1635) figlio, discepolo e collaboratore di Jacopo Comin (questo era il vero nome di Jacopo Robusti detto il Tintoretto, come ha scoperto Miguel Falomir in occasione della mostra dedicata al grande pittore tenutasi a Madrid nel 2007).
Lascia un commentoTempo di lettura: 5 minuti Premessa
Le strutture in pietra a secco, fra le quali primeggiano le pajare, caratterizzano il paesaggio rurale salentino ed esprimono l’azione di bonifica operata dai braccianti, a seguito del frazionamento di grandi proprietà terriere in piccoli fondi, avvenuto soprattutto a partire dalla fine del ‘700. I contadini operosi, che sino a pochi decenni fa ravvivavano la campagna salentina, ci hanno così lasciato un segno indelebile del loro passaggio: una miriade di muretti che si susseguono e si intersecano, forni, spase, littere, liame, e, soprattutto, le pajare.
Lascia un commentoTempo di lettura: 2 minutiLe secche di Ugento nel corso dei secoli si sono rese protagoniste di numerosi naufragi, alcuni molto noti, altri passati inosservati… Tra i più blasonati possiamo sicuramente citare la rovinosa avventura di Pirro, re dell’Epiro, che si recò in Puglia per portare il proprio aiuto a Taranto nella sua battaglia contro Roma. Oppure ancora il mercantile Liesen, che giace a pochi metri di profondità da diverse decadi ormai e divenuto di fatto un attrazione per molti sommozzatori.
1 commento