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Miggiano, una festa pagana

E’ una festa pagana, che più pagana non si potrebbe. In cui emerge con forza lo spirito dionisiaco e barocco del Salento arcaico tra due mari.

Esiste e resiste da secoli, sempre alla terza domenica d’ottobre. Cambia pelle, come il serpente, si adegua alla complessità della modernità, colori, suoni, profumi, ma “Misciànu ci boi” (Miggiano – piccolo centro del Leccese – quel che cerchi, cioè tutto) resta unica anche con le contaminazioni inevitabili: i neri che vendono maschere apotropaiche, i cinesi jeans a poco prezzo, i nordafricani bigiotteria. E, da una decina d’anni, ci hanno collegato l’Expo: circa 200 aziende che espongono i loro prodotti.

Non si festeggia alcun Santo – ecco l’anima pagana – niente processioni, luminarie, cassa armonica, banda “di parata”, fuochi d’artificio. Più particolare di così…

fonte:www.iltaccoditalia.info

C’è però la scapèce (pesce marinato con aceto e zafferano), le prime castagne dalla Calabria. E poi la carne del porco cruda, lessa, arrostita: preparata in tutti i modi. Anche questo elemento dell’iconografia pagana.

Nasce essenzialmente come fiera agricola, alla vigilia della nuova stagione (la semina), per rifornirsi appunto di semi, attrezzi, animali. I contadini ci andavano per vendere una pecora, un vitello, comprare un asino (famoso quello di Papacajàzzu che costò 30 ducati), qualche animale da cortile, una scala, l’accetta, la ronca…

Paganesimo e socialità: e qui entra in campo la carne del maiale e il vino nero che una volta sbrigati gli affari scorreva in abbondanza. E succede anche oggi: è uno spettacolo emozionante vedere tutta quella gente che, seduta ai tavolini, mangia carne di porco e beve vino denso di malvasia. Famigliole con i bambini, compari dai paesi vicini che non si vedevano da anni, gruppetti di amici che non mancano mai all’appuntamento. Il brindisi ripetuto è beneaugurante per la fertilità dei campi e l’abbondanza dei frutti della nuova stagione.

Alla “Fera de Misciànu” è collegata anche un’antica leggenda che l’affabulazione popolare ha tramandato per secoli di padre in figlio. Nel paese dove gli abitanti sono ‘nciuràti (soprannominati) “manciapaparìna” (effettivamente questa erba selvatica è tenera e abbondante nelle campagne circostanti) e dove ogni famiglia allevava un porco per immolarlo ai primi freddi autunnali, si narra che un vispo maialetto grufolasse ramingo per le vie del paese, dal Calvario al Parco, da Santa Barbara alle Scalelle.

La gente lo sfamava come poteva per tutto l’anno: bucce di melone, di patate, ogni tanto qualche farinata calda per scaldarsi le budella nel cuor dell’inverno e poi, alla terza domenica di ottobre, con sommo dispiacere perchè ormai l’animale era diventanto un personaggio per il paese che ci si era affezionato e i bambini col moccio al naso che ci giocavano, il maiale era ammazzato e le sue carni morbide e delicate distribuite ai poveri che così, almeno una volta l’anno, potevano assaggiarla anche loro.

fonte: www.iltaccoditalia.info

Non resta allora che attendere la terza domenica d’ottobre per mangiare carne di porco e bere il buon vino del Salento in buona compagnia. Un brindisi beneaugurante, che scaccia la paura dell’inverno ormai nell’aria… Alla salute!

Francesco Greco


Un commento su “Miggiano, una festa pagana

  1. Mario ha detto:

    E’ bene precisare che questa fiera laica è nata per lo scambio/acquisto delle sementi selezionate , del bestiame e tutto ciò che poteva portare miglioria all’agricoltura. Diciamo che la scelta della terza domenica di ottobre è appropriata,in quanto chiudeva una stagione agricola e si apriva quella nuova,proprio con la semina del frumento. La sagra del maiale è la sintesi dell’annata. Veniva ammazzato perchè cadevano le prime piogge (il maiale si ammazza proprio con l’arrivo dell’autunno) e veniva proposto/venduto ai visitatori che arrivano dal circondariato la sera del sabato e per cenare veniva offerta/venduta la carne lessa e vino rosso. La manifestazione si svolgeva nel piazzale di S. Marina, mentre quello del bestiame in via Ferraria (da ferrare cavalli, muli ma anche tosatura delle pecore e capre……!).

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