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La cripta della Beata Vergine di Coelimanna a Supersano

Storie di monaci scappati dall’oriente si intrecciano con un numero indefinito di leggende in una terra baciata dal sole, cullata dai mari, crocevia di numerose civiltà e preda di numerosi popoli. Un immenso bosco nasconde un piccolo antro scavato interamente nel banco tufaceo, una piccola cripta che custodirà per secoli capolavori dell’arte bizantina. Questi sono gli ingredienti di una ricetta coinvolgete come le pagine di un romanzo di avventura il cui titolo, laddove venisse mai scritto, dovrebbe suonare un pò come “La cripta di Coelimanna, dono al cielo di un principe romano“.

L’ambientazione di questa avvincente storia è la serra del Mucorone, dove una cripta scavata nel banco roccioso lambisce ciò che resta del bosco del Belvedere, una zona paludosa e ricca di vegetazione che si estendeva fino al territorio di Nociglia e che oggi rivive almeno in parte tra gli allestimenti del museo del bosco, Mubo, tra le sale del Castello del comune di Supersano. Nelle immediate vicinanze di un sito frequentato sin dalla preistoria, tra scoperte eccezionali e insolite, come dei Grubenhauser in località Scorpo, e di un menhir che sembra quasi voler indicare la strada al viandate in cerca di un luogo dove poter beneficiare di una sosta sia fisica che spirituale, il santuario dedicato alla Madonna di Coelimanna e l’adiacente cripta omonima attendono impazienti di dischiudere la propria storia a chi si dimostrerà sufficientemente paziente da ascoltarla storia fino in fondo.

La denominazione del luogo, Coelimanna, sarebbe da attribuire ad un dono votivo voluto da un soldato romano scampato da una tremenda malattia e che volle dedicare al cielo un tributo per rigraziare colei che ha intercesso per la sua guarigione e che gli si presentò come Beata Vergine di Coelimanna. La stessa Donna sarebbe apparsa ad una pastorella che comunicò a gran voce l’evento ai suoi concittadini che, una volta accorsi sul luogo della miracolosa apparizione, rinvenirono una cripta con all’interno un’immagine Mariana e la scritta Virgo Manna Coeli. In questo luogo venne poi edificato un edificio religioso.

Conduceva alla pastura, su quella verde collina, il suo gregge, una pastorella innocente, quando all’improvviso un giorno, proprio il Sabato precedente alla prima Domenica di Luglio, le si fece innanzi una maestosa Signora, la quale col suo celestiale sorriso le disse: Figliuola mia, va a chiamarmi il Curato di Supersano; la fanciulla modestamente osservava che il suo gregge senza di lei si sarebbe disperso, danneggiando nelle terre vicine e la sconosciuta ed affettuosa Signora le rispose che nella di lei assenza lo avrebbe Ella custodito.
Pronta allora al comando reca l’avviso al Parroco, il quale, animato da zelo, non mancò di condursi sul luogo al fianco della santa fanciulla. Costei giunta sulla collina gli additava quella gran Donna tenutasi nascosta dietro un cespuglio. Il fortunato sacerdote, nulla di straordinario avendo osservato, ritonò in Parrocchia, dove nella seguente Domenica, avendo narrato al popolo l’apparizione prodigiosa, predicò che ognuno si provvedesse di ferro per aprire quel folto cespuglio, ove si ascose la Donna apparsa il giorno innanzi alla pastorella innocente. Non mancò certo la preghiera, dopo che il popolo processionalmente raccolto ed avviatosi sul luogo aprì con sollecitudine il cespo additato. Fu scoperto un antro, ove si rinvenne una cappella (l’attuale Cripta) avente in mezzo un altare con nicchia, in cui un affresco è l’immagine bellissima della regina del Cielo, fregiata da un’iscrizione greco-latina che dice: Virgo Manna Coeli.

Comune di Supersano – Santuario Beata Vergine Coelimanna

Se vogliamo accantonare per un attimo la poesia di queste tenere leggende potremmo ipotizzare che l’origine del toponimo sia da attribuire alla manna, un prodotto ottenuto da alcune specie di frassino ancora presenti nella zona, probabilmente sfruttati abilmente dalle sapienti menti di monaci italo-greci che fecero di una piccola caverna il loro luogo di culto. Questa cripta, ben diversa dalle numerose altre presenti nel territorio salentino in quanto non manifesta caratteristiche ipogee, sarebbe stata poi magistralmente affrescata su diversi livelli di pitture (da come è emerso da una serie di saggi effettuati nel corso di alcuni lavori di restauro nel 2001) in un periodo di tempo che spazia dal XIII al XVIII secolo.

L’antro è costituito da due ambienti di differente volume e decorazione pittorica. Il più piccolo, al quale si accede mediante l’unica porta di ingresso, presenta un altare, collocato probabilmente in un secondo momento rispetto alla realizzazione del ciclo pittorico in quanto ricopre parzialmente una parete affrescata. Accanto all’altare un tunnel che una leggenda vuole sia stato scavato dai monaci per raggiungere Leuca. Diverse figure di santi come San Nicola, San Andrea, San Giovanni Battista, Santo Stefano, un Santo Diacono, un vescovo, un Santo Anonimo, un Cristo in trono e diverse icone mariane, tra cui la Madonna della Misericordia contornata da flagellanti.

Il secondo ambiente invece è decisamente più ampio, ospita un altare in stile barocco con un icona bizantina, collocato al suo interno probabilmente in occasione della costruzione del santuario adiacente alla cripta avvenuta nel 1746. Le decorazioni pittoriche prevedono temi floreali, cieli stellati e ornamenti vari.

Resti di sedili, di un trono lapideo, di un fonte battesimale,di alcune nicchie che incorniciano motivi pittorici molto semplici, quasi naif, e qualche fungo spuntato dalle pareti nei punti in cui l’umidità è particolarmente concentrata, completano la scarno arredo di questo affascinate luogo dove l’incuria e il degrado non si stentano ad individuare. La forte umidità ha deteriorato la qualità degli affreschi, alcuni dei quali ormai irriconoscibili. Le piogge e le infiltrazioni d’acqua hanno fatto poi il resto, determinando quasi del tutto il crollo di una delle pareti perimetrali della cripta oggi sorrette da sostegni di fortuna.

Per informazioni e prenotazioni visite guidate, rivolgersi a: Dott.ssa Michela Ippolito, cell. 329 – 0778107

Marco Piccinni


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