Giuseppe Balsamo e l’evoluzione della pila di Volta
Nel lontano 1799, lo scienziato comasco Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio Gerolamo Umberto Volta, Alessandro per gli amici, regala al mondo un primo generatore di corrente elettrica continua, la pila. Uomo di grande cultura e curiosità, Alessandro sarà ricordato anche per aver scoperto un altro elemento fondamentale nella vita di tutti i giorni, l’ “aria infiammabile nativa delle paludi”, ossia il metano.
Con Volta la politica e la scienza procedevano a braccetto. Era fondamentale “usare” i politici per diffondere e far conoscere le proprie invenzioni. Ecco quindi che l’ascesa al potere di Napoleone, al quale Volta aveva presentato il suo gioiello, giova su tutti i fronti anche allo scienzato, oltre al mero conferimento di una medaglia d’oro riconosciutogli dall’accademia delle Scienze su suggerimento dello stesso imperatore.
In occasione del centenario dell’invenzione della pila, nel 1899, il maestoso padiglione in legno realizzato a Como sul progetto di Eugenio Linati che si inspirò ai fasti dell’esposizione universale, venne dilaniato dalla fiamme in poco meno di un ora, innenscate, ironia della sorte, da un corto circuito. Molti dei cimeli e degli strumenti scientifici di Volta andarono distrutti, ma fortunatamente furono numerosi quelli scamparono alla voracità delle fiamme, per trovare poi una nuova collocazione all’interno del nuovo tempio voltiano. I festeggiamenti per il bicentenario, invece, non hanno riservato spiacevoli inconvenienti ma solo una gradita sorpresa: la scienza ha rispolverato alcune delle proposte evolutive della pila primordiale, una delle quali portava la firma del leccese Giuseppe Eugenio Balsamo.
Nato a Lecce nel 1828, Giuseppe segue una piccola deviazione prima di dedicare anima e corpo alla fisica. Si laurea in Diritto civile e canonico presso l’Università di Napoli nel 1851, dopo aver mosso i primi passi nello stesso collegio nel quale studiò anche un suo collega e conterraneo, Giuseppe Candido, nato appena 9 anni più tardi.
Intorno al 1859 Balsamo lascia il Salento per perfezionare i suoi studi e dedicarsi alla sua passione, la scienza. Si reca a Parigi per attingere importanti nozioni e insegnamenti dalla Sorbona e dalla Scuola delle Miniere stringendo i primi legami di “amicizia scientifica” con l’illustre Peligot, il quale fornirà sempre il suo consenso agli studi del Balsamo presso l’Accademia delle Scienze di Parigi. Nel 1861 ritorna a Lecce come Segretario della Società Economica di Terra d’Otranto, Presidente della casa colonica nonché titolare della cattedra di Fisica e Chimica del liceo Palmieri. I suoi esperimenti carpirono l’attenzione del ministro della Pubblica Istruzione Bonghi, recatosi in visita a Lecce nel 1874, che si impegnò a potenziare le strutture didattico-scientifiche dell’istituto.
In pochi anni Balsamo si costruì un curriculum di tutto rispetto. Partecipò con l’incarico di Commissario relatore di Meccanica agricola alle esposizioni di Firenze (1860), Torino (1864) e Napoli (1866). Fu membro dell’Istituto d’Incoraggiamento e della Società di Fotografia di Parigi e dell’Accademia di Agricoltura del Belgio e di Torino, di quella dei Georgofili di Firenze e dell’Accademia di Archeologia di Roma. Cofondatore della Banca Agricola Commissionaria (1885) e inventore di un torchio a fascioni ellittici per l’estrazione dell’olio d’oliva largamente diffuso nella provincia leccese.
Ricalcando le orme di Volta in tutto e per tutto, cominciò ad interessarsi anche alla politica giungendo fino in Parlamento italiano (oltre che presiedere la lista del Circolo Democratico di Lecce) mentre, nel tempo libero, si dedicava alla pubblicazione di articoli di vario genere su numerose riviste scientifiche internazionali. Ricerche e innovazioni snobbate senza sosta dai suoi illustri e contemporanei colleghi che non menzioneranno mai nei loro trattati le scoperte del leccese. Balsamo era fuori dalla casta.
Giuseppe Balsamo ideò due differenti tipologie di pile piuttosto economiche. Con la prima, in piombo, riuscì ad ottenere alcuni composti (la biacca) da utilizzare nei colorifici, sperimentando, tra il 1857 ed il 1859, diverse coppie di combinazioni voltaiche. La seconda pila invece utilizzava come unico conduttore il ferro (in sostituzione della combinazione zinco-rame della pila voltiana) contrariamente a quanto fecero altri scienziati del tempo che invece sostituirono il ferro solo allo zinco, mantenendo il rame. Balsamo decise invece di rivoluzionare totalmente la pila di Volta utilizzando un solo elemento per ottenere entrambe le polarità al fine di consentire il passaggio delle cariche elettriche, e quindi corrente. Sfruttò le proprietà del ferro di polarizzarsi differentemente a seconda di un trattamento preventivo con acido fosforico e acetato di ferro.
Numerose sono le relazioni del Balsamo anche se risultano tuttora inesistenti prove dei suoi esperimenti, contrariamente invece a quanto fece Giuseppe Candido che realizzò e rese disponibile al pubblico le sue creazioni. Un ritorno alle teorie di Balsamo sarebbe ormai superfluo, possiamo acquistare intere confezioni di pile a pochi euro senza preoccuparci sulla composizione interna. Ma chissà, forse le cose sarebbero andate a finire diversamente.
La fama del Regno delle Due Sicilie, che a Napoli aveva il terzo polo più industrializzato d’Europa, dopo Londra e Parigi, è stata onorata da numerosi scienziati e, con un pizzico di orgoglio, oggi sappiamo che molti di questi erano salentini.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
-Ennio De Simone – Arcangelo Rossi – Livio Ruggiero, Due contributi leccesi allo sviluppo della pila elettrica: la pila a diaframma regolatore di Giuseppe Candido e le pile al ferro e al piombo di Giuseppe Eugenio Balsamo – Progetto EDS
–http://scienzasalento.unisalento.it/biografie/giuseppe_eugenio_balsamo.htm
purtroppo il suo nome non è riportato nemmeno sul Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Terra d’Otranto di Francesco Casotti,Luigi De Simone,Sigismondo Castromediano e Luigi Maggiulli.
Già, è un vero peccato!