Elettricità a Lecce: l’esperimento di Nicola Miozzi
Movimento di elettroni. Un concetto semplice, banale ormai anche per chi non ha nozioni di fisica o chimica. Tre parole che spiegano in maniera esaustiva per un pubblico di non addetti ai lavori il fenomeno della corrente elettrica. Se facciamo un salto indietro nel tempo di soli 150 anni tanta banalità non era scontata. Il mondo aveva conosciuto da pochi decenni la pila di Volta e, da qui, un susseguirsi di esperimenti e scoperte hanno cominciato a rivoluzione pian piano il concetto di vivere il giorno e, soprattutto, la notte.
Lecce, nonostante l’isolamento geografico di cui è stata per un certo senso vittima, all’interno di un contesto ben più ampio di un accrescimento scientifico-culturale decentrato verso la capitale del Regno delle due Sicilie di cui rappresentava una delle città più popolose, ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione elettrica che ha visto in alcuni dei suoi concittadini dei veri e propri pionieri.
Giuseppe Balsamo e Giuseppe Candido, entrambi propositori di modelli alternativi di pile. Il primo né realizzò una economica a base di piombo ed un’altra sfruttando un unico componente opportunamente trattato, il ferro, per ottenere le due polarità. Il secondo invece utilizzò la sua pila per un’applicazione pratica, che vide arrivare a Lecce i primi orologi sincroni da parete nel vecchio continente: 4 dispositivi sincronizzati elettricamente da una pila in grado di inviare impulsi elettrici a distanza ai differenti congegni a intervalli di tempo cadenzati. Ma chi ha stupito tutti con effetti speciali degni di questo nome è stato il gesuita Nicola Miozzi che nella fredda serata del 14 gennaio del 1859, in occasione della visita del re Ferdinando II, illuminò a giorno il palazzo della prefettura dove alloggiava la famiglia reale.
Miozzi è stato docente di fisica dal 1849 al 1860 del Real Collegio di S. Giuseppe a Lecce di cui è stato direttore dal 1857. Proprio nel 1849 il Real Collegio effettua un ordine per l’acquisto di nuovi materiali per i propri laboratori, tra cui un apparato di Ampère in sostituzione di quello precedente e in pessimo stato realizzato da padre Giuseppe Paladini, maestro di Nicola Miozzi, un fisico gesuita che ripropose a Napoli l’esperimento del Pendolo di Focault (volto a dimostrare il movimento di rotazione terrestre).
Nativo della provincia di Campobasso, Nicola Miozzi giunge a Lecce il 2 Ottobre 1849 e il 2 settembre del 1852 è già acclamato come una celebrità per via di alcuni esperimenti di natura elettrica condotti con l’ausilio di una caldaia a vapore di fronte ad un vasto pubblico.
Degli esperimenti e delle ricerche che hanno condotto padre Miozzi allo spettacolo dell’illuminazione elettrica in occasione delle visita reale non ci è dato conoscere ulteriori dettagli. Il suo allievo più promettente, Giuseppe Balsamo, sembra abbia contribuito al successo dell’operazione. Poche note del Bernardini ci informano che l’arrivo dei reali è stato comunicato con un piccolo telegrafo elettrico da Campi Salentina, opportunamente sistemato dai gesuiti, dando il tempo a chi di dovere di preparare il tutto per l’accensione di una potente lampada a pila bunsen realizzata dal Miozzi, sfigurando la luce delle numerose lampade a gas presenti nel cortile del palazzo dell’intendenza.
La notizia fa il giro dei giornali del Regno che accolsero l’evento come una vera e propria rivoluzione scientifica e lo stesso Miozzi ebbe un riconoscimento speciale. Convocato immediatamente presso la corte di Napoli per la quale partirà il 25 gennaio (giungendovi il 28) a spese del governo per una missione “scientifico-elettrica”. Da alcune note sparse sappiamo che l’11 Marzo Miozzi esibisce al pubblico i risultati degli esperimenti per i quali è stato incaricato, orientati probabilmente alla realizzazione di 22 fari con pile bunsen per l’illuminazione delle reali coste.
L’arrivo il 7 settembre dell’anno successivo di Garibaldi a Napoli con il decreto di espulsione dei gesuiti dal regno (11 settembre) e successiva acquisizione dei beni loro confiscati con conseguente dispersione di biblioteche e documenti, pone fine ad un “illuminato” periodo caratterizzato da numerosi focolai di innovazione scientifica che videro realizzarsi a Lecce prima, e nel regno di Napoli poi, numerosi primati su scala nazionale e internazionale. Il Real Collegio cambia denominazione in quella attuale, liceo Giuseppe Palmieri, conservando però buona parte della strumentazione scientifica dei gesuiti.
Miozzi, presa la strada dell’esilio, trova ospitalità a Tolosa dove insegnerà filosofia, ebraico e diritto canonico fino alla morte, avvenuta il 9 Ottobre del 1872, a soli 61 anni.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
Filippo Appelli S.I. – Un pioniere dell’illuminazione elettrica – Il gesuita Nicola Miozzi, in La civiltà Cattollica (Anno 139 – Volume 111 – Quaderno 3313 – 2 luglio 1988)
Arcangelo Rossi, Livio Ruggiero – Il gabinetto di Fisica del collegio Argento. I gesuiti e l’insegnamento scientifico a Lecce, Spunti per una storia. – Edizioni del Grifo.