Da lassù qualcuno ci guarda, si ripete sempre quando un evento fortuito sembra giungere all’improvviso per porre rimedio ad una situazione che sembra ormai irreparabile, a fermare un palla che acquisisce sempre più accelerazione dal momento in cui viene scagliata, verso il basso, dal principio di un ripidissimo dislivello. Ma, a volte, sarebbe proprio il caso di dire che qualcuno ci guarda anche da laggiù. Eh già, perché spesso può capitare che sotto i nostri piedi, nascosti tra pietre e materiali di risulta, possano nascondersi schiere di santi, angeli e perché no, anche la Madre di Cristo.
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“[…] la più grande era quella della masseria Cucuruzzi, detta anche la specchia dei Fersini. Dalla sua sommità l’occhio spaziava su di un panorama immenso, a nord, verso la piana di Galatina, mentre a ponente aveva sempre di fronte la specchia di Pozzomauro, eretta sul dorso di una collina omonima, in feudo di Presicce.[…]”
Lascia un commentoIl libro di Ippazio Antonio Luceri, detto Pati, nasce come omaggio postumo alle centinaia di partigiani e antifascisti salentini, figli della Terra d’Otranto, comprendente le attuali Province di Lecce, Brindisi e Taranto, che “per garantire la loro libertà e donarmi la mia, hanno pagato in tanti modi, spesso con il sacrificio della propria vita”.
4 CommentiSento cantare l’America… Massimiliano Marzo spegne il trattore verso le 12, quando mangiano i contadini. Ha finito la “trajatura”, operazione che “seppellisce” il grano seminato a impedire il saccheggio di uccelli e formiche. Ha l’aria di un eroe omerico, occhi azzurri, sguardo sicuro di chi ha domato le zolle. Siede sotto l’ulivo, gli danno un piatto di “cicureddhe” (cicorie selvatiche) e “fave nette” (purè di fave) e un bicchiere di nero. Mangi il pane fatto col lievito-madre e con amore dalle abili donne del paese e pensi ai versi immortali di Withman e Neruda: “Ricordo in un campo di grano / un papavero bruno / più serico della seta / con aroma di serpente…”.
1 commentoIl Salento pullula di fiere in ogni periodo dell’anno. Le radici pagane di queste celebrazioni si confondono e si mescolano con l’esigenza di rilanciare una forma di economia basata sul commercio diretto nelle regioni più meridionali dell’antico regno di Napoli. I Borbone rispolverarono vecchie usanze e tradizioni, incentivarono l’organizzazione di antiche fiere e ne istituirono di nuove. Alcune sono giunte fino a giorni nostri e conosciamo tutto di loro. Per altre è molto difficile stilare una carta d’identità: impossibile dire quando vennero istituite, per quale motivo, e da chi. Tra queste c’è la fiera di San Vito di Ortelle, festeggiata da secoli la quarta domenica d’Ottobre, e conosciuta anche come la fiera del maialino Or.Vi.
1 commentoLe tarantole che si aggirano nelle campagne di Puglia appartengono probabilmente alla specie dei falangi e il loro veleno è di istantanea efficacia poiché colpisce subito la mente di coloro che vengono morsi. Si suole in quella regione curarlo con il canto e con la musica, lo attesta anche il Cardano a proposito degli animali che nascono dai corpi in putrefazione. Ma niente è più singolare di quel genere di ragno chiamato Tarantola, che quando morde procura la morte per letargia. L’unico rimedio è la musica perché incita a ballare e ballando il letargo viene scacciato insieme al veleno che è freddissimo.
[Lettera di Giovanni Battista Teodosio ad Andrea Alciati (1538)]
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