La Specchia Cucuruzzi o dei Fersini
“[…] la più grande era quella della masseria Cucuruzzi, detta anche la specchia dei Fersini. Dalla sua sommità l’occhio spaziava su di un panorama immenso, a nord, verso la piana di Galatina, mentre a ponente aveva sempre di fronte la specchia di Pozzomauro, eretta sul dorso di una collina omonima, in feudo di Presicce.[…]”
Così lo storico salvese Aldo Simone descriveva una delle tre specchie del territorio di Salve, quella più grande, la specchia Cucuruzzi o dei Fersini, dal nome del proprietario del fondo in cui è sita. Ciò che resta di quella che un tempo doveva essere una struttura davvero imponente è stato individuato grazie alle segnalazioni di Mino Lezzi, che ne ha identificato i ruderi tra le masseria Spiggiano e Fersini rispettivamente nei comuni di Presicce e Salve, sull’altopiano della serra Falitte.
Anche se minata nell’animo e nell’orgoglio la specchia svolge ancora il compito per la quale è stata edificata. Quasi mille anni fa i nostri antenati accatastarono circa 2000 metri cubi di pietrame, secondo i calcoli di Simone, per erigere un piccolo osservatorio dal quale poter scrutare l’orizzonte in cerca di quel nemico sempre in agguato. E non distante dalla contrada Cucuruzzi altri salentini facevano lo stesso. A poco meno di 2 chilometri a nord si poteva già vedere la specchia di Pozzomauro, con su gli uomini di vedetta con tutto l’armamentario necessario a produrre segnali di fumo per avvisare le sentinelle della vicina specchia Silva che, a sua volta, avrebbe continuato quella catena nella speranza di salvaguardare dal sangue quei borghi e villaggi già troppe volte minati dagli attacchi del nemico.
La specchia Cucuruzzi aveva un diametro alla base di 35 metri, ridotto oggi ad un elissoide i cui assi misurano 35 x 13 metri per un’altezza complessiva di 4 metri e mezzo. La maggior parte del pietrame della specchia è stato utilizzato come materiale di riempimento per la realizzazione delle vicine strade, di vespai, muri a secco e di recinzione e chissà per quale altro scopo. Ma bastano pochi passi all’interno della campagna limitrofa per dimenticare l’asfalto della strada, le sterpaglie che impediscono di salire con facilità sulla specchia e le speculazioni e gli atti sacrileghi compiuti ai suoi danni. Il paesaggio che ci si troverà di fronte basterà a colmare ogni incertezza e a far tacere ogni bocca.
Per informazioni e visite guidate contattare l’associazione Archès al numero 3405897632
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
Archeologia del Salento, il territorio di Salve dai primi abitanti alla Romanizzazione, Nicola Febbraro – Edizioni Libellula (2011)