SS 16 Maglie-Otranto, il dialogo fermerà le ruspe?
MAGLIE – Mentre i mezzi meccanici alla periferia est spianano le testimonianze del passato di una terra antica e magica qual è il Salento, i segni di una storia millenaria (fra cui l’insediamento preistorico con oggetti in selce, ossidiana, calcare duro appena emerso in agro di Palmariggi e segnalato da Cristiano Villani di Cannole) che al contrario andrebbero recuperati, valorizzati e messi in un circuito virtuoso che crei sviluppo e Pil, e i primi ulivi secolari carichi di frutto sono maciullati dalle ruspe, d’incanto si scopre la forza del dialogo, il fuoco della parola e ci si diede a un tavolo per parlare dell’allargamento a 4 corsie della S.S. 16 Maglie-Otranto.
Opinioni divise a metà: di qua gli apocalittici, convinti che ormai è inutile parlare, che la parola è stata abortita, e dall’altra i burocrati e i politici che, con sconfinamenti populisti, fanno valere le carte sulle ragioni e il buon senso. Denso di pathos l’ammonimento dell’on. Pierfelice Zazzera, Idv: “Se non parliamo con la gente ci travolgerà”. Ecco finalmente un politico intelligente.
Il pretesto è offerto dal convegno sviluppato in 2 giorni fra Tricase, Lecce e Maglie, titolo: “Consumo del suolo nel Salento” (tra grandi opere devastanti e piani territoriali disattesi). Apre il sindaco della città, Antonio Fitto, con alcune approssimazioni degne della cultura bignamina contestate dal pubblico. “Per uscire dalla marginalità – ha detto fra l’altro – per lo sviluppo turistico e dell’agricoltura, e l’occupazione, bisogna finirla con gli atteggiamenti pregiudiziali e puntare sulle infrastrutture, che assicurano anche la sicurezza”. Un elogio del mare di cemento che sta per calare sul Salento, topos studiato in Europa e nel mondo per le sue specificità.
Come si possa chiamare “sviluppo” la distruzione di migliaia di ulivi e di tracce di un passato ricco di fascino è un mistero doloroso. E infatti il prof. Alberto Ziparo, urbanista di Firenze che siede nella commissione regionale che lavora al Piano paesaggistico regionale lo contesta senza se e senza ma: “Cose vecchie di 30 anni – polemizza con garbo – al contrario, dobbiamo liberarci dalle superstrade e dall’asfalto. Il Salento è anche sin troppo infrastrutturato, non deve fare la fine del Mugello con l’Alta Velocità, ma puntare a nuovi scenari di sviluppo che guardino alla sostenibilità, affinché con le bellezze del paesaggio si faccia turismo 365 giorni all’anno”.
Ci si chiede a questo punto, a motori accesi, se è tardi per ostacolare un progetto così devastante per l‘identità e la dignità di un popolo. Ziparo pensa di no, e lo dice chiaro: “Non è mai troppo tardi: per l’esperienza che ho, posso dire che con un’efficace azione di controllo si può influire sul prosieguo anche in corso d’opera. E comunque la mobilità dolce è prevista nel piano paesaggistico in progress. Ma lo sviluppo qui passa dai beni immateriali: i parchi monotematici, per dire: questa terra ne può avere tanti…”. Applausi.
Il pubblico di ambientalisti e cittadini tira il classico sospiro di sollievo. Che il senatore Giorgio De Giuseppe, magliese, difensore civico della Provincia di Lecce, già vice-presidente del Senato, sintetizza con questa domanda: “A che serve una strada che è trafficata d’estate solo per 2-3 giorni all’anno?”. Già, a che serve? Anzi, a chi serve? Chiarisce meglio, fra gli applausi, l’on. Zazzera, che chiede: “Opere programmate dieci anni fa oggi hanno lo stesso significato? Il nostro mondo è troppo veloce, non ascolta, non condivide le decisioni: ciò spiega la rabbia dei cittadini. E’ dunque il caso di rivedere ciò che abbiamo già programmato. La Tav per esempio non serve più. I politici devono andare a dialogare con i cittadini in Val di Susa, non mandare i militari… Le multinazionali sono davanti ai nostri mari… Ogni decisione non si impone ma dev’essere condivisa. Invece l’ultraliberismo di questo governo continua a non capire il pensiero dei cittadini… Non siamo credibili: dobbiamo aprire le porte del Palazzo, essere trasparenti, magari con le dirette streaming dai luoghi dove si discute e si decide… Vale per la Tav e anche per la Maglie-Otranto: non si può decidere in funzione delle lobby che con queste opere mantengono sistemi di corruzione e finanziamenti occulti ai partiti”. Più chiaro d’un corsivo.
Pierluigi Sullo (“Manifesto”, gira l’Italia con Anna Pizzo per presentare “I No-Tav d’Italia” in Val di Susa ma non solo…, edizioni Extra Moenia): “Alcuni media diffondono l’idea che chi si oppone a una certa forma di progresso sia malato di mente. Fatto è che questo progresso è rifiutato da milioni di persone. La Tav non serve a nulla, solo a produrre profitti…”. Antonio De Giorgi, ingegnere: “A quei politici che vantano il primato della Puglia nel fotovoltaico occorre rispondere che abbiamo svenduto il territorio alla speculazione”. Abramo Meraglia, Aifvs (Ruffano): “Coniughiamo i diritti dell’ambiente e della sicurezza”. Luigi Paccione, avvocato: “Nel consorzio che ha assegnato i lavori per la S.S. 275 non c’è un geologo né un archeologo: la gara d’appalto doveva essere fatta su base europea”. Ha chiuso l’ambientalista Carlo Martignano, che ha proposto di pagare una penale, rinunciare a un’opera “inutile” e usare quei soldi per opere serie (depuratori, ecc.). Applausi. Ma le ruspe hanno ripreso il loro triste lavoro: chi è andato a vedere è tornato piangendo: “E’ come se fosse passato l’uragano…”. Le elezioni incombono e la casta deve pur dare qualcosa alla gente, fosse anche fumo negli occhi…
Francesco Greco