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Castiglione d’Otranto, evocato lo “Spirito del Grano” e di Strampelli

“Lo Spirito del Grano – teorizza Isidoro Colluto figlio di braccianti agricoli sfruttati dagli agrari – tornerà nei nostri campi, indietreggiando davanti ai colpi di falce dei mietitori. Dovremo supplicare per farlo tornare. Si trova in tutte le società agricole fin dalla Preistoria, a volte in forma maschile, a volte in forma femminile (la madre del grano). Lo Spirito del Grano è la spiegazione mitica del mistero contenuto nel continuo rinnovarsi della vita: dai semi del grano vecchio (che muore) nascerà l’anno successivo il nuovo raccolto”.

Notte Verde 2a parte, luna piena sull’orizzonte, tramontana quieta, folla eccitata come se partecipasse a un evento di rilevanza storica: siamo a Castiglione d’Otranto, Puglia meridionale, terra del mito e della favola, terra antica (pare sia stata, con un pezzo di Sardegna, la prima a emergere dopo l’ultima glaciazione). Qui nell’Onu campesina, dove hanno il copyright del “taraddhru” a cui dedicano da tempo immemorabile una sagra, s’è svolta (organizzata dal Comitato Notte Verde, l’Associazione Culturale Arturo Benedetti Michelangeli, Associazione delle Famiglie, Knidè, Ulisside, Auser, Salento tetti, Unità Progressista, Cea Andrano, ItineRari onlus, Movimento Ritorno alla Terra) la versione d’inverno (a ridosso del solstizio) di una festa paganeggiante che celebra la riappropriazione identitaria, il ricongiungimento ombelicale con la terra e la sua potente energia delle generazioni 2.0, quelle nate al tempo di Facebook e del blog.

Evocato nella conferenza di Colluto nella Cappella dell’Annunziata (voluta dal suddetto Comitato e da Slow Food Parma), lo “Spirito del Grano” si posa dolcemente su di noi che, relativizzati i vecchi parametri culturali, ne cerchiamo di nuovi per trovare la pace dentro noi stessi, la sintonia con la natura e con gli altri e ripartire per disegnare il futuro. Dopo l’eco della Notte Verde di fine agosto, due semine su terre abbandonate alla periferia (una sul tracciato delle 4 corsie della SS 275), ecco dunque che nel cuore dell’inverno  la ricerca di una dimensione sospesa fra passato e futuro continua, e Castiglione assume una leadership che amplifica la sua eco fra Europa e Mediterraneo. Parallele alla conferenza alcune proposte sul tema vissute in chiave dialettica dai contadini del III Millennio: il mercatino bio con 15 espositori, lo spaccio di Pasta-Madre, il pane con la Pasta-Madre, il Vin brulà negramaro, e i ritmi dei musicanti del territorio, detti a km 0.

Il fascino intimo di questi eventi, che ognuno decodifica in termini soggettivi, sta anche nella socialità fra sconosciuti, nel flusso di energia dolce che corre fra persone provenienti da ogni parte del mondo, di ogni etnia, lingua, credo religioso: mai incontrate e che forse mai più si rivedranno. Nei sorrisi complici e nell’affabulazione che serve a scambiare lacerti di culture, di vissuti, di etos ed epos. E così, avvolti dallo “Spirito del Grano”, fra Piazza della Libertà e i vicoli del centro antico ha preso corpo anche lo spirito di Nazareno Strampelli (Castelraimondo, 29 maggio 1866 – Roma, 23 gennaio 1942), il più importante genetista agrario italiano vissuto nella prima metà del ‘900. Automatico chiedere al suo biografo, Sergio Salvi (foto), marchigiano, biologo, ricercatore in genetica e biologia molecolare, che ha appena firmato un articolo in inglese a lui dedicato sulla rivista internazionale “The Journal of Agricultural Science” edita a Cambridge per ricordare, con Oriana Porfiri e Salvatore Ceccarelli, i 70 anni dalla morte.

Sergio Salvi

Domanda: Chi era Strampelli? 

Risposta: “Il primo genetista agrario italiano e tra i primi al mondo ad applicare in agricoltura le leggi dell’ereditarietà genetica formulate da Gregor Mendel nel 1866 e riscoperte solo nel 1900. I frumenti messi a punto da lui, dotati di resistenza all’allettamento e alle ruggini, a maturazione precoce, sono stati utilizzati, dopo la 2a guerra mondiale, nei programmi di miglioramento genetico del grano avviati dai principali Paesi produttori del cereale. Il successo è stato tale che oggi almeno i due terzi delle varietà di frumento coltivate nel mondo discende da quelle”.

D. E’ vero che censì 800 varietà di grano indigeno in tutta Italia?

R. “800 furono gli incroci realizzati, quasi tutti ottenuti con l’impiego della varietà locale Rieti resistente alle ruggini che cercò di migliorare ibridandola con varietà anche non italiane, fatte arrivare appositamente da ogni parte del mondo, per poter disporre di una maggiore variabilità genetica”.

D. In vista del 2016, quando cadranno i 150 anni della nascita, sta lavorando a un evento di richiamo internazionale…

R. “L’idea risale al 2009, quando uscì il mio secondo libro su di lui. Sono sicuro che ci saranno molte iniziative per celebrarlo, almeno nei luoghi dove il suo nome è ricordato: le Marche, dov’è nato e il Lazio dove ha lavorato, ma anche in quelle Regioni, come la Puglia, dove la granicultura riveste da sempre un ruolo economico-produttivo fondamentale”.

D. Quali sono le specie più diffuse in Puglia?

R. “La Puglia è il regno del grano duro. La mia amica e collaboratrice Oriana Porfiri, agronoma grande conoscitrice della granicultura italiana, annovera fra le qualità più coltivate Iride, Sanagolla, Simeto, Anco Marzio, Claudio, Duilio. E ovviamente il grano Cappelli”.

D. Appunto il Cappelli: è ripresa la coltivazione intensiva, alta qualità, resa bassa, adatto pare anche ai celiaci per il tasso basso di glutine: come valorizzarlo meglio?

R. “Non è affatto adatto al consumo da parte dei celiaci perché, come tutti i frumenti, contiene glutine, che è sempre tossico indipendentemente dalla quantità. Per la valorizzazione credo si stia facendo molto: esistono infatti numerose aziende che lo producono, mentre altre lo trasformano in pane e pasta di qualità, spesso proponendo brands legati al territorio di produzione ”.

D. A proposito di pane e pasta: possiamo stare sicuri di quelli che portiamo in tavola?

R. “Credo di si, ma con prodotti così fondamentali la guardia non va mai abbassata”.

Francesco Greco


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