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La vora di Vitigliano

Una folta vegetazione, una depressione del terreno che ti porta giù, sempre più giù, 10 metri, fino ad intravedere tra rigogliosi e avidi rampicanti, fichi e ulivi in improbabili posizioni e  tappeti di foglie disposte come tessere di un mosaico l’ingresso ad una grotta. La luce del sole penetra a fatica tra i rami delle vegetazione e lambisce a stento l’antro di questa oscura cavità. Larga abbastanza da inghiottire orde di uomini attratte dall’ignoto verso l’ennesima bocca degli inferi modellata secondo l’antica ideologia del mondo greco. Siamo a Vitigliano, nella sua vora.

Conosciuta fin da tempi antichi al pari delle famose sorelle di Barbarano, la carta di identità di questa enigmatica voragine la vede cambiar nome da quando il poliedrico Cosimo de Giorgi, sul finire dell’800, l’appella come Vora dei Tre Ponticapace di inghiottire tutte le acque che si raccolgono in un vasto sprofondamento del suolo”. Tre ponti come il numero dei canali che qui confluiscono per soddisfare la voracità di questo inghiottitoio.

Dalla visita del de Giorgi bisognerà attendere altri 52 anni prima di poter osservare da vicino la discesa infera, precisamente il 27 giugno del 1940 quando un gruppo di speleologi incaricati dalla Provincia si insinua nei suoi meandri. Così racconta uno dei protagonisti, Gino Stasi: “L’esplorazione durò circa sei giorni per le difficoltà del percorso, come in generale di tutte le vore: macigni enormi, interramenti, impediscono il passo all’uomo; strozzamenti glielo rendono molto malagevole. Abbiamo percorso circa duecento metri adoperando qua e là delle mine nei macigni rotolati dalle acque per aprirci un piccolo passaggio. Un cunicolo molto accidentato, lungo circa sessanta metri, termina in un pozzo quasi cilindrico, profondo quattordici metri, dal quale muove un altro cunicolo che riesce in un deposito di acqua stagnante, oltre il quale non si è potuto andare perchè la volta rocciosa scende fin presso al livello dell’acqua.

Vora di Vitigliano, pozzo interno

Vora di Vitigliano, pozzo interno

Le aspettative erano probabilmente tante, alimentate dal ritrovamento di un teschio di Homo Sapiens nel 1916, che avrebbe consentito di dotare la cavità di finalità turistiche. 27 anni più tardi il primo campionamento mineralogico, volto allo studio dei depositi secondari di pisoliti di bauxite, presenti in notevoli quantità all’interno di uno dei due cunicoli che si dipartono dalla base del profondo pozzo, e il primo rilievo della cavità da parte Gruppo Speleologico Modenese,  che censirà un percorso di 72 metri su un dislivello di 21. Nel maggio del 1992 il Gruppo Speleologico Leccese ‘Ndronico amplia le condutture esplorabili inseguito ad una campagna di scavo, proseguita nella primavera del 2002, insieme all’Associazione Speleologica Magliese, dopo un accurato studio delle correnti d’aria all’interno della cavità, individuando alla base del pozzo l’imbocco ad una sala dalla quale si dipartono altri due lunghi cunicoli. Lo sviluppo complessivo conosciuto dei rami esplorati della cavità raggiunge così i 225 metri su un dislivello massimo di poco più di 37.

Vora di Vitigliano, uno dei due cunicoli alla base del pozzo

Vora di Vitigliano, uno dei due cunicoli alla base del pozzo

Due antiche condotte freatiche a livelli differenti e raccordate da un pozzo permettono di attraversare milioni di anni di sedimenti riferibili a diverse ere geologiche identificabili per i profani dalla presenza di macrofossili di diversi ordini e specie, come una successione oligocenica ricca di coralli, scutelle e denti di squalo, oppure banchi calcarenitici del cretaceo con presenza di rudiste, quest’ultime molto diffuse nell’entroterra di Vitigliano.

Vora di Vitigliano, resti di coralli

Vora di Vitigliano, resti di coralli

Un piccolo viaggio sotto terra e a ritroso nel tempo, per giungere in un epoca in cui l’uomo non camminava ancora sulla terra. Il tutto immortalato in una sequenza di istantanee che abbracciano un intervallo temporale che si estende dai 145 milioni ai 23 milioni di anni fa.

Marco Piccinni

Nota: La visita alla Vora di Vitigliano è stata condotta con il GST (Gruppo speleologico Tricase), guidato da Rocco Castrì e Vincenzo Turco, in data 14 giugno 2015. Sono richieste attrezzature specifiche e una minima preparazione. Si SCONSIGLIA l’escursione autonoma se non accompagnati da personale esperto.

Bibliografia

Maurizio Caputo, Francesco De Natale, Marcello Lentini,Gianluca Selleri – La vora di Vitigliano (Santa Cesarea Terme) – relazione esplorativa del 2002.

Gino Stasi – Esplorazioni speleologiche nel Salento – “Rinascenza
Salentina”, p. 260-261. (1940)

“Progetto Geositi” (RICOGNIZIONE E VERIFICA DEI GEOSITI E DELLE EMERGENZE GEOLOGICHE DELLA REGIONE PUGLIA) – La vora di Vitigliano.

Cosimo de Giorgi – La provincia di Lecce – Congedo Editore


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