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Le cave di Pietra Leccese a Cursi

La pietra leccese, materia prima sulla quale gli artisti nostrani hanno sfogato il loro estro nella modellazione di ghirigori floreali, figure grottesche e visi di santi, angeli e demoni, figure mitologiche e allegorie religiose. Solo carbonato di calcio in fondo che, riprendendo il concetto aristotelico di potenza, ha la facoltà di generare il sacro e il profano, l’artificioso e il banale.

La zona compresa tra Cursi e Melpignano, insieme ad altri importanti affioramenti nel comune di Lecce, rappresenta l’area-tipo della formazione miocenica della pietra leccese. La qualità della pietra estratta, ora apprezzata in tutta Italia e all’estero, ha alimentato per generazioni le botteghe delle maestranze locali che con le loro opere hanno reso grande e gloriosa questa terra. Tuttora attive, sono state oggetto di ricerche dettagliate a carattere paleontologico e lito/bio-stratigrafico.

Un fronte di cava tra Cursi e Melpignano

Un fronte di cava tra Cursi e Melpignano

La pietra leccese, una delle tante della famiglia delle calcareniti, ha origine durante il Miocene, un intervallo di tempo compreso tra 23 e 5 milioni di anni fa e la natura, la resistenza all’erosione da parte di agenti fisici, chimici e atmosferici varia in funzione della composizione. Le successioni stratigrafiche che si susseguono nell’areale di Cursi risultano piuttosto uniformi, fino ad un massimo di 25-27 metri, e consentono di mettere in luce uno spaccato geologico piuttosto interessante, fonte inoltre di piacevoli scoperte.

Cava di pietra leccese. Area riqualificata all'agricoltura

Cava di pietra leccese. Area riqualificata all’agricoltura

Nella parte più bassa della stratificazione è possibile identificare alcuni depositi a bioclasti (frammenti di conchiglie fossili) cementati da micrite e sparite (due matrici microcristalline che reggono la struttura della roccia) di diversa tonalità di avana  con all’interno apatiti, alcuni rari macrofossili e foraminiferi plantonici (in alcuni casi fosfatizzati). Salendo lungo la stratigrafia la glauconite arricchisce la pietra con una colorazione verdastra più o meno intensa, per uno spessore di circa 2 metri: è quello che il gergo da cavatore definisce un piromafo. Uno strato ricco di fossili a densa concentrazione, tra i quali è possibile riconoscere i comuni Pycnodonte, Flabellipecten, Amusium, e Pteropode, disposti su due livelli ad andamento irregolare e spessi 30 cm, denominati dai cavatori linee delle cozze.  Salendo ancora nella stratigrafia la glauconite sfuma nelle calcareniti stratificate di Andrano.

Linea delle cozze, cava di Cursi

Linea delle cozze, cava di Cursi

Durante le ricerche paleontologiche all’interno dei depositi sono stati rinvenuti resti di cetacei come Eurhinodelphis cristatus, Eurhinodelphis, Shizodelphis e Squalodon con distribuzione nord atlantico-mediterranea, nonché resti di Orycterocetus, per la prima volta identificati nell’area mediterranea.

Questo primo studio paleontologico, condotto esclusivamente sui fronti di cava, richiederebbe una ricerca più accurata al fine di valutare la possibilità di inserire almeno tre contesti di cava all’interno di un geosito, dopo una valutazione di stabilità delle pareti cavate. Un sito che oltre l’aspetto geologico-naturalistico metterebbe in luce nuove scenografie di un mondo quasi alieno in cui sopravvivono pochi elementi isolati, graziati quasi per una forma di rispetto reverenziale, in un nuova morfologia degli spazi che si dirama verso il basso, svendo ad ogni centimetro secoli e secoli di un passato sepolto.

Cava di Cursi, una ventarola.

Cava di Cursi, una ventarola.

Alcune aree, già dismesse, sono state con il tempo riadattate a frutteti. In altre invece sono ancora ben visibili quelle che localmente vengono dette ventarole, ossia dei fusi carsici formatisi lungo le principali discontinuità nel corpo geologico, spesso colmati da depositi colluvionali e che hanno assolto alla funzione di “trappole geologiche” restituendo, in alcuni casi, scheletri animali interi in connessione anatomica rimasti imprigionati nel fuso una volta cadutici dentro. Altre zone sono invece sono letteralmente prese d’assalto, come frotte di turisti in estate, da numerose famiglie di  volatili grazie ad alcuni fenomeni di allagamento su fondo cava.

Cava di cursi, pajara superstite dall'attivita di cavatura

Cava di cursi, pajara superstite dall’attivita di cavatura

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Geositi di Puglia. Ricognizione e verifica dei geositi e delle emergenze geologiche della regione Puglia – La pietra leccese a Cursi


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