I protagonisti di questa storia sono tre e trattandosi di una storia d’amore si pensa subito al triangolo, al classico “amour a trois” di tradizione francese: ma le cose non stanno così perché – lo si apprende subito – terza fra l’uomo e la donna è una presenza subdola e invasiva, una “compagna” niente affatto gradita e nemmeno invitata, che convive con Marinella, questo è il nome di lei, e che “è venuta ad abitarmi / senza pagare l’affitto”, come lei stessa scrive nelle prime pagine, per presentarsi e raccontarsi. E’ l’ouverture malinconica e dai toni drammatici che precede la svolta, il passaggio da un remoto su cui grava un’ombra lunga e lugubre ad un presente più sereno, inaspettatamente diverso, aperto alla speranza, una metamorfosi che “fa un baffo / al signor Kafka” (pag.47) con rispetto parlando, e che Marinella vive come una grazia salvifica, il lascito di un ignoto donatore, l’inizio di una vita nuova nel segno della guarigione e della libertà, del riconquistato “equilibrio / di questa / insaziabile / vita” (pag.23). Cacciata via la “sindrome / di nome / Peter Pan” “che non c’è” (pag.23) più, il cielo si rasserena, ed eccoci al firmamento della Protopapa, che si annuncia all’orizzonte, ecco che “imparer[à] / a dipingere le stelle” (pag.15), e poi “l’effetto terapeutico / di un’agopuntura di stelle” (pag.16) “generose e gelose” (pag.19). Sovrasta la “luce dura della luna” (pag.24) che “fa capolino nelle ore buie” (pag.27) e a volte, beneaugurante, “il sole splende / e io non posso arrendermi” (pag.48).
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