“Cris” e i paesaggi dell’anima
TRICASE (Le) – Se la vita è anche un gioco di incontri, che decidono la sua direzione futura, quello di Assunta Crisostomo con il “maestro” Antonio De Donno fu decisivo.
Nato a Maglie (morì nel 1984), “adottato” da Tricase dove giunge negli anni Sessanta, fu il ritrattista di Giovanni XXIII, il “papa buono”.
Fu il “maestro” di Assunta, che, da autodidatta, da lui imparò l’uso della luce, del colore, la prospettiva e quanto fa parte del bagaglio tecnico di chi si avventura nell’arte che fu di Caravaggio e Kandinskj.
Così Assunta – che scrive anche poesie – declinò e nacque “Cris”, nome d’arte che l’artista si cucì addosso e si porta ancora oggi che ha appena compiuto 80 anni (è nata ad aprile del 1939).
Sposata con Antonio Cazzato, nonostante sia rimasta vedova ancora giovane, ha cresciuto tre figli (Giuliana, Girolamo detto “Momo” e Donato) e nel frattempo ha lavorato intensamente e le sue opere sono sparse in collezioni private di tutto il mondo.
Il suo è un figurativo che, attraversando il tempo, evoca storie che comunicano emozioni, sentimenti veri, sofferenza. Ma anche dolcezza e tenerezza, come nelle rappresentazioni del sacro (Madonna col Bambino).
Sessanta anni di carriera in cui Cris ha lavorato e venduto un sacco, si è proposta in personali in Italia (Torino, Firenze, Milano, Bologna, Verona, Venezia, Trento, Roma) e all’estero (Francia, Svizzera, Canada). Dal 1978 al 1991 ha avuto premi e riconoscimenti ovunque ed è finita dentro antologie e riviste d’arte.
Cris continua a lavorare anche oggi, non potrebbe farne a meno, e nel frattempo insegna i segreti dell’arte alle nuove generazioni.
Francesco Greco