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Le utopie di Gaetano Cortese nella Babele del nostro tempo

Vorrei vedere il mondo libero da ogni paura…”. L’incipit di “Utopibilità” (primo singolo dell’album a cui sta lavorando in questi giorni, molto atteso) ci scaglia immediatamente nel nostro tempo ispido e viscido, dominato appunto da paure di ogni genere: l’aria, l’acqua, il cibo, l’altro, il forestiero, il vicino di casa, il marito, il diverso, il virus, il vaccino, e ognuno di noi può continuare a suo piacimento questo elenco evidentemente incompleto.

E’ un mondo e un uomo plasmati dalla paura, un pò ontologica, un po’ indotta per dominarci e menarci come bestiame brado dove vogliono, e che provoca smarrimento e dolore nei cuori degli individui.

L’artista non può che osservare, contaminarsi, impregnarsi delle contraddizioni, scriverle, musicarle, cantarle.

Vorrei vedere la gente unita, senza bandiera…”.

Come fa il cantautore meridionale Gaetano Cortese, con un mood che richiama il primo, struggente Bob Dylan (quello di “Blowin’ In The Wind”), l’eterno disilluso Edoardo Bennato di “Ma che bella città”, il corrosivo Rino Gaetano in tutto il suo repertorio.

Il mare, il cielo, la terra di quand’ero bambino…”.

Questi sono, pensiamo, i suoi punti di riferimento, ma il poeta (è nato a Tricase, Lecce) poi rimodula la sua ispirazione in chiave del tutto personale, sospeso fra pubblico e sfera privata e la propone nelle serate in giro per i locali di Puglia.

Vorrei vedere se c’è una possibilità…”.

Non c’è rassegnazione nell’orizzonte del cantautore, anzi, la sue canzoni sono attraversate da un’energia escatologica, da una luce feconda, la forza di chi ha fiducia nell’uomo e nel futuro, nonostante tutto.

Questi elementi ha intravisto di recente una giuria di esperti a Galatina nell’assegnargli il premio “Civilia Salento 2022”, dell’associazione omonima che premia i protagonisti nella cultura, le parole, la musica.

Scrive infatti il presidente Alberto Minafra: “Nelle sue produzioni riesce a unire armonicamente le melodie del pop col rock graffiante… e con la musica d’autore, affrontando con lucidità temi politici e sociali, esperienze personali e vita quotidiana… Cantore dell’amore, della rabbia e del quotidiano, riesce a raccontare il Sud… ”.

E non è facile tanto questo è un pianeta complesso, barocco, nelle cui facce infinite riecheggia lo splendore del passato, popoli e civiltà, e che talvolta sono sconosciute agli stessi meridionali, ma non ai poeti, alla loro sensibilità e reattività, specie se, come Gaetano, vivono in stretta dialettica dentro al magma pulsante e inquieto del loro tempo.

E cantano (sempre da “Utopibilità”): “Vorrei imparare la storia in ogni ruga d’anziano / vorrei vedere fiducia in ogni stretta di mano…”. Anche noi, Gaetano, anche noi, specie all’inizio del nuovo anno…

Francesco Greco


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