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Il ninfeo delle fate nella masseria Papaleo

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Il destino del ninfeo delle fate sito all’interno della masseria Papaleo, sulla strada che da Lecce conduce a San Cesario, sembra sia quello di cadere ciclicamente nel dimenticatoio per poi essere riscoperto nuovamente con rinnovato stupore.

Già nel 1925 Francesco Tummarello, sulla rivista Fede, richiamava l’attenzione delle popolazione locale sull’importante e particolare struttura cinquecentesca sita all’interno del complesso masserizio. Allora lo stato di conservazione del ninfeo risultava essere già precario, anche se era ancora possibile scorgere alcuni dettagli oramai scomparsi. Come ad esempio una parte dell’iscrizione sorretta da due putti in pietra leccese, oggi quasi completamente consunta, sull’architrave dell’ingresso alle sale del ninfeo che recitava “NIMPHIS ET…. POMO….” in carattere lapidario romano [1].

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“Gli Italiani di Crimea” al festival della Storia di Gorizia

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L’Odissea degli Italiani di Crimea fa tappa all’VIII Festival Internazionale della Storia-Profeti a  Gorizia dal 17 al 20 maggio. E’ giunta dalla città di Kerch, l’antica Panticapeo, fondata in posizione strategica da coloni greci sull’istmo fra il Mar Nero e il Mare d’Azov, con un viaggio burrascoso Giulia Giacchetti Boiko, Presidente dell’Associazione CERKIO,acronimo di Comunità degli Emigrati in Regione di Krimea – Italiani di Origine.

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Salento, in marcia contro la SS 275 a quattro corsie

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Dalla Grecia (Patrasso), la Svizzera, Roma, Avellino, ecc. in Salento ieri per protestare contro l’ipotesi incombente della SS 275 a 4 corsie. Mentre si apprende del ricorso presentato dal Gruppo Matarrese contro l’appalto aggiudicato alla Igeco Costruzioni di Tommaso Ricchiuto (Surbo, Lecce) col ribasso del 46% (il Gruppo barese aveva partecipato all’asta col 30%). Sullo sfondo, il dolore e il furore dei partecipanti per il vile attentato di Brindisi, quale che sia la matrice.

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Il museo civico Messapico di Alezio e le tombe monumentali in via Kennedy

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La lingua dei Messapi, il popolo dei due mari, al cui nome latinizzato è dedicato questo portale, rappresenta per certi versi ancora un enigma. Simili per alcuni aspetti alla lingua greca, a quella illirica, anche se arricchita di nuovi simboli e dai fonemi ancora sconosciuti, è stata parzialmente tradotta grazie all’intervento di diversi studiosi che, dall’antichità ad oggi, hanno cercato di svelare alcuni dei misteri di questo grande popolo che ha lasciato resti evidenti della sua presenza in numerose centri della Japigia.

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Tra frantoi, cripte e domus romane: i tesori di San Dana.

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Tu non conosci il Sud” recita uno dei più famosi versi del grande Vittorio Bodini, poeta leccese che ebbe con il Salento un rapporto antitetico nel corso della sua vita. Dapprima una relazione equiparabile a due stessi poli di una calamita che si respingono fino al punto di non avvertirne più l’influenza reciproca. Quella distanza necessaria ad accendere la fiamma della nostalgia che condusse il poeta a rivalutare la terra che aveva quasi disprezzato fino a divenirne la dimora anche nella morte.

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Il cisternale di Vitigliano (Santa Cesarea Terme) tra degrado e abbandono

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Le origini di Vitigliano (frazione di Santa Cesarea Terme) risalgono alla fase ellenistica dell’età messapica (2400-2300 anni fa), quando il suo territorio gravitava intorno all’importante città fortificata di Vaste, situata a 1,5 km in direzione Nord-Ovest.

Vitigliano si trova lungo l’antica strada che da Vaste conduceva a Castro, che in età imperiale e tardo antica rivestiva un importante ruolo di approdo di riferimento per la rete di insediamenti rurali sparsi nell’immediato entroterra.

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Il museo Sigismondo Castromediano

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Raccontare le origini di un popolo è sempre un’impresa ardua: la mancanza delle fonti, la difficoltà nel rinvenire e studiare i reperti, l’impossibilità, spesso, di ricostruire gli anelli mancanti e ricomporre una cronologia di senso compiuto compatibile con tutti gli indizi a disposizione.

Al museo Sigismondo Castromediano di Lecce si può, in parte, assistere alla “ricostruzione” della cronistoria salentina a partire dall’alba della nostra civiltà, rappresentata da uno delle decine di anelli di quella catena che secondo la teoria evoluzionistica darwiniana ci legherebbe ai primati. L’Uluzziano, l’ominide che ha mosso i suoi primi passi nell’omonima baia di Porto Selvaggio, quello che per primo sembra aver creato dei propri strumenti, differenti da quelli utilizzati dai Neanderthal, si è rivelato invece essere l’uomo del genere Sapiens più antico di cui si abbia notizia. A lui apparterebbero dei denti, molari di un bambino datati a 45.000 anni fa, balzati agli onori della gloria di tutte le riviste specializzate del mondo.

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La chiesa rupestre dei Santi Stefani

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Prendere in mano in teschio umano potrebbe apparire un’esperienza grottesca, anche un po’ traumatizzante. Qualcosa che forse siamo abituati a vedere ormai solo nei film, quando un atletico e palestrato esploratore, spesso improvvisato e alla sua prima “missione”, si imbatte ovviamente in antiche necropoli, tesori scomparsi, civiltà perdute, svelando così con la tipica fortuna del principiante un segreto che si conserva da secoli, millenni, in barba a tutti gli archeologi e studiosi che da anni si sono cimentati invano nell’impresa.

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Lino Banfi premiato Ambasciatore di terre di Puglia a Milano

Tempo di lettura: 2 minutiIl magnifico giardino di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, ha ospitato sabato 5 maggio, sotto un’aerea tensostruttura, la VII^ edizione “Eccellenze di Puglia, Premio Ambasciatore di terre di Puglia”, organizzato dalla Associazione Regionale Pugliesi di Milano. Il Premio è stato istituito per il riconoscimento ad esponenti dello spettacolo, dell’arte e dell’imprenditoria pugliesi, che vivono in Puglia, o che hanno preso la strada dell’emigrazione per ragioni di lavoro, e si sono distinti nell’esercizio delle loro professioni.

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