Il museo civico Messapico di Alezio e le tombe monumentali in via Kennedy
La lingua dei Messapi, il popolo dei due mari, al cui nome latinizzato è dedicato questo portale, rappresenta per certi versi ancora un enigma. Simili per alcuni aspetti alla lingua greca, a quella illirica, anche se arricchita di nuovi simboli e dai fonemi ancora sconosciuti, è stata parzialmente tradotta grazie all’intervento di diversi studiosi che, dall’antichità ad oggi, hanno cercato di svelare alcuni dei misteri di questo grande popolo che ha lasciato resti evidenti della sua presenza in numerose centri della Japigia.
Sono numerose le sepolture e le epigrafi, spesso in esse contenute, che sono giunte fino a noi. Oltre 500 con una percentuale di ritrovamenti maggiori nell’area di Alezio, l’antica Alytia, in minima parte conservate presso il Museo Civico Messapico allestito all’interno dello storico Palazzo Tafuri in via Kennedy.
Il museo, inaugurato nel 1982, ospita parte di corredi funerari, come trozzelle, gioielli, fibie e gusci d’uovo proveniente dalle tombe collocate all’interno del circuito cittadino e oggi raccolte nello spiazzale antistante le sale museali, e della vicina necropoli del Monte d’Elia (ricostruita in un plastico), di cui resta in luce solo una piccola porzioni degli scavi. Molta importanza è data alla lingua messapica, alla quale sono dedicate ben due sale. A partire dal ritrovamento della prima epigrafe, avvenuto nel 1877, le scoperte si sono susseguite senza sosta colmando in parte un gap temporale che si estende dal IV al III sec. a.C.
Le epigrafi sono incise su materiale lapideo o espresse come graffiti su materiali ceramici dopo la cottura, o ancora impresse con l’uso di stampi o dipinte su superfici architettoniche e vasi.
Ben evidenti, con caratteri maestosi e profondi, queste epigrafi, ricorrono spesso proprio all’interno delle sepolture raccolte in via Kennedy. Brevi epitaffi che ci forniscono labili informazioni sull’individuo che è stato deposto nel sepolcro, dal luogo in cui avrebbe intrapreso il suo ultimo viaggio, quello verso l’aldilà.
Camminare tra queste tombe da l’impressione al visitatore di rivivere la celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters nel quale l’autore espone dialoghi immaginari tra il regno dei vivi e quello dei morti tramite gli epitaffi della gente dell’inesistente villaggio di Spoon River che ha affidato in quell’ultimo messaggio il senso della propria esistenza terrena, consigliando o ammonendo i viventi su alcuni aspetti della vita. “Sono di Graivas (della famiglia) Nardes (individuo di condizione libera)” recita un epigrafe, “Tomba di Daxtas (schiavo o schiava di Gaorras)” , replica un’altra.
Elementi ricorrenti nelle iscrizioni funerarie sono il nome del defunto, la famiglia con eventuali legami di parentela con altri individui, e la sua posizione all’interno della società, se di condizione libera, schiavi, o sacerdoti e sacerdotesse (taotor e tabara in messapico) votati ad alcune divinità. Quella più conosciuta probabilmente è Batis, venerata all’interno della grotta Porcinara di Santa Maria di Leuca.
Un luogo da visitare e contemplare per far si che l’epopea de Messapi non si sia definitivamente conclusa con la conquista del Salento da parte dei Romani, nel III secolo a.C. Parte dei loro usi e costumi sono sopravvissuti come le testimonianze che ci hanno lasciato su vasi e blocchi calcarei. Non recidiamo questo legame.
Marco Piccinni
il museo civico in via kennedy è l’antica caserma dei carabinieri? Se è così ,io lì ,ci sono vissuta 10 anni.I miei primi 10 anni:ricordo bellissimo e indelebile.Spero prima o poi di rivederla la mia bellissima Alezio.
Salve Pina,
non so dirle se l’attuale museo civico di Alezio sia stato sede di una caserma un tempo. Invitiamo quanti abbiamo informazioni a riguardo a farsi avanti e commentare!
Ad ogni modo la ringrazio per la sua testimonianza.