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La cripta di San Marco a Ruffano

“Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Così è scritto” (Marco 1 ,1). Queste sono le parole di incipit del vangelo secondo Marco, uno dei quattro vangeli canonici, anomino, attribuito dalla tradizione cristiana al discepolo palestinese dell’apostolo Paolo, e successivamente di Pietro. Non si sa per certo se conobbe davvero Gesù, ma ne avrà sicuramente sentito parlare tanto dai suoi maestri fino a decidere di scrivere di lui, parte della sua vita. E quelle parole così semplici e incisive, tanto da rimarcare con una manciata di lettere la natura divina del Cristo sono impresse sulla roccia, in una cripta nel ventre di Ruffano.

Difficile dire se la cripta fosse stata dedicata fin dalle origini all’evangelista del leone alato, le cui spoglie mortali riposano nell’omonima basilica di Venezia dopo essere state trafugate e condotte nella laguna da due mercanti veneziani nell’828. Evangelizzatore in Egitto e probabile fondatore della chiesa di Alessandria, che lo ritiene il suo primo vescovo, San Marco vanta decine di patronati in tutta Italia. La cripta di Ruffano, di origine naturale e con le pareti interne leggermente smussate alla bisogna conserva, in uno dei pochissimi affreschi rimasti, un’immagine poco nitida del Santo intento a iniziare il suo racconto, con un libro aperto ed un calamaio. Di fronte a lui il suo maestro, Pietro, benedicente alla greca e con indosso una tunica ed un mantello. Regge un vangelo decorato.

Cripta di San Marco – Affresco dell’evangelista

Due residui di un ciclo pittorico più vasto che abbraccia stili ed epoche diverse. XII secolo per San Marco, XIII per San Pietro, XIV –XV  per i due affreschi realizzati su una coeva muratura. Un affresco ritrae la scena dell’Annunciazione: la Vergine con in mano un fuso, alla sua destra un angelo, con indosso una tunica ed un loros, che regge in una mano un bastone mentre con l’altra indica la Madre di Gesù. Il secondo affresco è di difficile lettura, e sulle poche tracce di colore rimaste si possono intravedere dei lineamenti femminili ed un’iscrizione poco leggibile. Alla sinistra dell’ingresso, ciò che resta di un Cristo Pantocreatore, di cui si possono scarsamente seguire i bordi del nimbo crucigero.

La cripta è sita al di sotto della chiesa della Madonna del Carmine. Originariamente aveva due ingressi, uno successivamente murato a causa della costruzione della chiesa stessa (1713), mentre il secondo restaurato e reso agibile. Le sue funzioni cultuali furono associate a quelle sepolcrali. Alcune tombe collocate sotto il pavimento e nelle pareti laterali, databili tra il X ed il XII secolo sono state riaperte, riesumando alcuni resti ossei degli individui in esse contenuti, ora collocati all’interno di una piccola teca di vetro.

La cripta è visitabile in pochissimi periodi durante l’anno. Tra questi vi è la giornata dedicata alla rinascita Cristiana (dies Natalis) dell’evangelista, data della sua morte, il 25 Aprile, che Ruffano festeggia con una grande e antica fiera.

Marco Piccinni


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