La cripta della Madonna dell’Attarico
Una cavità naturale ospita un’antica cripta (non scavata dall’uomo) nei pressi dell’abbazzia del Mito, sull’omonima serra, situata nel territorio di Andrano. La sua origne è molto probabilmente basiliana, a giudicare anche dalla tipologia di affreschi che si possono ammirare sulle sue pareti. Questi ritraggono una madonna con il bambino e vari santi. Purtroppo l’incuria del tempo e la forte umidità ha seriamentre danneggiato questi dipinti che risultano ora molto sbiaditi di difficile lettura.
Il nome “Attarico”, deriverebbe dal toponimo della contrada in cui questa cripta è locata, Taricum, dal greco concia. L’arte della concia delli pelli era infatti molto diffusa nel salento, soprattutto nel territorio di Tricase e d’intorni in quanto ricco di querce Vallonee, dalle cui ghiande si ricavava il tannino utile nello scarnificare le pelli nella fase di pulizia e successiva lavorazione.
Le pelli conciate venivano in parte utilizzate dai monaci basiliani per rilegare i loro manoscritti. L’abbazzia del mito era un centro di vita basiliana molto attivo nell’antico medioevo e si ritiene che proprio per questo motivo, la cripta potesse fungere da residenza feriale per alcuni di questi monaci. Era ricca di cunicoli oggi chiusi, un aspetto comune anche a molti altri siti scelti dai basiliani come dimora temporanea e di rifugio dalla lotta iconoclasta. Dei comportamenti analoghi sono stati infatti osservati anche nella cripta del Confalone di Tricase.
Da come si può notare dall’interno dell’antro, la volta in prossimità dell’ingresso ha subito un crollo, in parte rimarginato da alcuni interventi di recupero, cha hanno anche previsto la costruzione di muri a secco ed una scalinata da cui si accede da un comodo pianerottolo.
La cripta è ancora aperta al culto e per renderne sempre vivo il ricordo è stata costruita nei paraggi una piccola chiesa dalla forma decisamente inusuale per un tempio religioso almeno così come siamo abituati. Anche se in realtà si suppone che la cripta, totalmente abbandonata, non abbia neppure un nome e che la denominazione si cui si fregia attualmente sia quella della vicina cappella costruita nella seconda metà del XX secolo su una struttura preesistente. Lo studio sulla cripta dovrebbe essere però ulteriormente apprfondito, data anche la presenza di una croce templarte affrescata sulla volta.
Intorno alla cripta si è sviluppata nei secoli anche un leggenda, probabilmente volta a spiegare il significato del nome della contrada che si riteneva potesse provenire dalla parola latte:
…Si racconta che nel 1500, in un casolare nella contrada, vivesse una giovane donna e il suo bambino. La donna come qualsiasi madre, era accorta che al suo bambino non mancasse nulla. Lo allattava con costanza al suo seno ma, nonostante tutto, il bambino deperiva giorno dopo giorno a tal punto da cominciare a far temere la madre della sua vita. Angosciata e addolorata si rivolse alla Madonna che le venne in sonno per avvisarla che un serpente, nascosto nella capanna, beveva il latte destinato al bambino che così non aveva più nulla con cui nutrirsi. La madonna disse alla donna di uccidere il serpente informandola sul suo nascondiglio. Svegliata dall’ansia, la donna si reco subito nell’angolo indicatole dalla madonna dove trovò la terribile bestia che uccise schiacciandone la testa. Il bimbo da quel giorno tornò in salute, più robusto che mai…
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
-Francesco Coluccia – Parleranno le Pietre…testimonianze di vita andranese – Gino Bleve editore (1998)
–SALENTO meraviglioso mondo di storia, arte e tradizione popolare (1998) – Cultura &Turismo – a cura di Giuseppina Marzo e Antonio Vantaggio, pagg 113-114