Se il Mediterraneo esplode sulla tela
Se la porta nel cuore e nella mente. Se la ritrova nei sensi, attraversa il suo sangue, il dna ne è impastato. La terra barocca dove è nato e vive è centrale nell’arte di Daniele Amico, salentino (è nato a Alessano, Lecce, nel 1984, diploma all’Istituto d’Arte “Nino Della Notte” di Poggiardo, 2003, laurea all’Accademia di Belle Arti leccese, 2012).
La terra e le radici, la memoria che fluisce silenziosa nel tempo. Sintesi delle generazioni passate. La stratificazione dei secoli, i millenni. Si può dire che i topoi del Sud l’artista li abbia assimilati respirando l’aria, col latte della madre.
Il Sud più Mediterraneo che Europa, più passione che ragione, più azione che pensiero. Ha avuto successo la personale di Daniele Amico a Palazzo Legari (Alessano): il pittore intercetta questo bisogno diffuso che ci accomuna tutti di un ancoraggio a qualcosa di solido, una storia, un’appartenenza, una patria benché piccola e per questo ancora di più amata.
Se dobbiamo ricorrere a mere esemplificazioni, possiamo parlare di un figurativo addensato di percezioni del mondo. I colori sono intensi, quasi cupi. Emanano forza, energia, solarità. La terra è rossa come carne viva e l’artista in alcuni lavori ce la presenta in sezione, come se volesse scendere nel suo cuore più vero.
Esplodono sulla tela comunicando gioia, vita, irrequietezza, possesso. Le radici degli ulivi secolari sono forti, ben dentro la terra, oggi più che mai, nonostante le malattie che li colpiscono e di cui poco si sa. Profondamente dentro al cuore caldo della terra affacciata sul Mediterraneo inquieto.
La password stilistica di Amico è al servizio di questo sentimento di appartenenza a un mondo, il Sud, con le sue specificità culturali, paesaggistiche, filosofiche, estetiche. Il Sud dove l’uomo resiste, cerca di risintonizzarsi con la natura, i suoi topoi, di rappacificarsi con la dea Demetra. Osserva il pittore Roberto Russo: “Buona la tecnica, ottima la prospettiva. Si vede che Daniele Amico ha frequentato le scuole artistiche, si è imbevuto di lezioni accademiche, passaggio obbligato prima di abbracciare l’originalità personale. Su tutte, quelle più evidenti, e che trovo di più nella sua opera, è l’influenza dell’Espressionismo, da Van Gogh a Guttuso”.
Talento precoce già da bambino, l’artista si è proposto con successo a Milano, Firenze, Strasburgo, Lecce, Nardò, Specchia, Bologna, Crotone.
Francesco Greco