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Dal Trentino alla Puglia: Momo, 1000 km per un trattore

Ha attraversato l’Italia, dal Trentino alla Puglia (S. Maria di Leuca): mille km per i dischi che ha fissato al suo trattore che in questo momento sta navigando verso la sua famiglia, in Africa (Mali), coltivare meglio la terra.

E’ l’impresa di Momo il giorno di Pasqua. Mentre noi scartavamo uova di cioccolato, un ragazzo alla guida di un camion destinazione Salento per fare il regalo più prezioso al suo villaggio nel cuore dell’Africa subsahariana.

Fonte: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Modern-tractor.jpg

Storia commuovente, ma anche con una scansione pedagogica. La raccontiamo per demolire i fetidi luoghi comuni sugli extracomunitari che purtroppo ancora sono forti e duri da combattere, tra razzismo strisciante e folle xenofobia.

Giungono col barcone dopo aver impegnato tutti i risparmi, i loro e delle famiglie, per pagarsi il viaggio e, attraversato il deserto, sbarcano sulle coste italiane. Pregiudizi che già i numeri relativizzano: su 2 milioni di extracomunitari censiti oggi in Italia, oltre 400mila hanno aperto una start-up, sono inseriti nel mondo delle attività produttive e portano sviluppo, benessere, fanno pil.

Basta vedere chi, nelle grandi città italiane, gestisce bar, ristoranti, pizzerie, tabaccherie, le botteghe di frutta e verdura, etc.

Momo ha 27 anni, è in Italia da 5, vive nel Trentino, lavora in un’azienda che coltiva e commercializza le mele, e infatti a Pasqua ne ha fatto dono, graditissimo, a chi scrive e a David, il giovane contadino che sul web ha messo in vendita i dischi metallici e che spesso, per i lavori nei campi, chiama ragazzi di colore.

Rapida trattativa, molto italiana, e l’accordo è fatto. “Dovevo venire a ottobre, ma a causa della pandemia ho rinviato più volte… E oggi eccomi qua!”, si scusa Momo con un sorriso infantile

Una stretta di mano, una buona mezz’ora di lavoro per portare sul camion bianco il blocco e assicurarlo affinché non scivolasse durante il viaggio di ritorno. Poi lo scambio dei cellulari. E la partenza per il Nord.

Momo è ospite di un dormitorio, un centro di ricovero notturno raggiungibile con l’autobus dopo una dura giornata di lavoro nei meleti.

Storie di ordinaria immigrazione, da raccontare ai razzisti perché arricchiscono i paesi che ospitano, dal punto di vista materiale (i ragazzi italiani non vanno a raccogliere le mele) e anche di umanità indomabile.

Immaginiamo la news che vola sul Mediterraneo e sul deserto sulle onde del cellulare di Momo e la febbre dell’attesa della famiglia nel villaggio di capanne di fango a oltre 5mila km dall’Italia: col trattore potranno coltivare anche il deserto (ma periodicamente partono pure container con tv, biciclette, etc.). E vivere una vita meno misera, anche con i sudati risparmi che Momo manda dall’Italia delle mele e della speranza di un mondo dove tutti hanno diritto al pane e alla dignità.

Francesco Greco


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