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Cutugnata (o Cotognata), la marmellata di mele cotogne

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La cotognata, o cutugnata,  è la marmellata di mele cotogne, frutto di difficile consumazione allo stato naturale in quanto duro e dal sapore piuttosto aspro, piacevole a pochi. La ricetta originale, come quella che vedrete nel video, prevede la realizzazione della marmellata a pezzi grossi, questo perchè spesso veniva consumata in maniera diretta, confezionandone alcuni panetti, da portare con se al lavoro o da utilizzare semplicemente come dessert.

Date le sue alte proprietà nutritive, non sorprende come mai i contadini e le massaie di un tempo ne facessero ampio uso…a volte le si assegnavano quasi “dote miracolose”, dandola da mangiare alle donne che avevano appena partorito, a coloro che avevano subito un intervento chirurgico, a coloro che dovevano irrobustire il fisico e così via…

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“Li Tratturi” e le vie del Sale

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Chi non è del posto avrà sicurmante notato, soprattutto nelle zone rupestre non ancora intaccate dai centri urbani, la presenza di particolari struttute achitettoniche come paiare e muretti a secco che caratterizzano la tradizione edilizia del Salento. Si tratta di costruzioni realizzate dal semplice incastro di pietre di varie dimensioni. La dicitura “a secco” indica, infatti, l’assenza di qualsiasi materiale collante.

Molti di questi muri e di queste paiare sono ancora così come furono costruite dai contadini salentini secoli addietro e numerosi tentativi di recupero su alcune zone dimostrano come l’edilizia moderna non riesca a reggere il confronto con quella dei nostri antenati, risultando molto spesso poco accurata e volta a cementificare tutto quanto distruggendo cultura a tradizioni.

Corsano è uno dei paesi che ha conservato al meglio parte del suo patrimonio rupestre e paesaggistico. Per chi ne avesse voglia è possibile intraprendere un percorso naturalistico avventurandosi in quelli che vengono definiti “li tratturi“.

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La marina di San Foca

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Situata sull’incantevole costa Adriatica, San Foca, la marina di Melendugno con il nome di un santo così come per molte altre marine del Salento, si estende selvaggiamente in una zona di costa compresa tra Torre Specchia Ruggieri e Roca Vecchia, quest’ultima piuttosto famosa anche per importanti scavi archeologici oltre che per la bellezza dei suoi paesaggi.

San Foca è un Santo di cui si hanno poche informazioni, molto confuse e probabilmente attribuibili anche a individui differenti accomunati dallo stesso nome. Anche Foca fu ucciso per la sua fede cristiana e si racconta che la sua bontà era tale da spingerlo a scavarsi da solo la fossa in cui sarebbe stato poi seppellito per risparmiare del lavoro ai suoi carnefici.

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La madonna Addolorata, il miracolo della riapertura di una chiesa a Lei dedicata

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La leggenda della cappella della Vergine dei Sette Dolori che, chiusa per ordine del Re nel 1770, si aprì miracolosamente vent’anni dopo divenendo oggetto di grande culto…

VERGINE DEI SETTE DOLORI – PREGHIERA PER LA MADRE

Madre che dormi – che il tuo

sonno sia tutta una melodia

di sogni dove giace custodita la

preziosa ragione della vita

dono di fiamma che rifulge o

langue del mistero dell’anima e

del sangue – e l’immortalità che

dal morire erompe – fiore e frutto

di vittoria – ti vesta un po’

ogni giorno della gloria del

cielo in cui tu devi rifiorire.

Questa “Preghiera per la madre” è una delle bellissime liriche di Girolamo Comi (Casamassella 1890 – Lucugnano 1968), presenti nella raccolta “Spirito d’Armonia”, con la quale nel 1954 il poeta di Lucugnano, frazione di Tricase, ottenne il premio “Chianciano” per la poesia.

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La tragedia delle foibe e il tricasino Giuseppe Caloro

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Giuseppe Errico Vincenzo Caloro nasce a Tricase (Lecce) l’11 aprile del 1891, alle ore 8,30 nella casa posta in via Giuseppe Pisanelli (attuale via San Demetrio) n.14, da Emmanuele, vinattiere e da Giuseppa Olimpio, cucitrice1.

Soldato di leva di 3^ categoria – classe 1891 Distretto di Lecce- viene messo in congedo illimitato il 19 maggio 19112.

Giuseppe Caloro è richiamato alle armi per mobilitazione generale e giunge a destinazione il 1 giugno 19153. Sottotenente della Milizia Territoriale arma di Fanteria, il 26 agosto 1915 è effettivo per mobilitazione presso il Distretto Militare di Lecce con l’obbligo di prestare servizio nello stesso Distretto secondo quanto stabilito da Decreto Luogotenenziale4.

Il 6 settembre 1915 è in territorio dichiarato in stato di guerra, l’11 settembre è comandato al deposito del 47° Fanteria, il 18 novembre è mobilitato al 129° Fanteria, il 12 luglio 1916, dopo essere partito dal territorio dichiarato in stato di guerra, rientra al deposito del 51° Fanteria per infermità proveniente per causa di servizio e il 20 luglio viene nominato Tenente con anzianità a partire dal 1° giugno 1916.

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Il sito archeologico di Cardigliano (Specchia)

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1. L’età protostorica

Il sito archeologico di Cardigliano è ubicato su un pianoro (150 m.s.l.m.) posto sul fianco nord-occidentale di un rilievo della serra che da Casarano giunge fino a Gagliano del Capo. L’insediamento dista circa 5 km da Specchia e 3 km dall’impianto turistico-ricettivo di Cardigliano di Sopra.

Nel 1989, a seguito di indagini stratigrafiche condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia in località Sant’Elia (Cardigliano), sono stati rinvenuti alcuni vasi ad impasto frammentari, provenienti da un ambiente ipogeico scavato sul fianco di un basso costone roccioso ed utilizzato come sepoltura collettiva. La struttura era costituita da una cella sepolcrale pressoché quadrangolare, fornita di una banchina sul lato est e di un letto sul lato nord, alla quale si accedeva da un vestibolo mediante tre rozzi scalini. La cella presentava sul lato sud un piccolo vano sub-circolare, dal quale vennero recuperati resti scheletrici umani. Tra il materiale fittile rinvenuto, riferibile all’età del Bronzo medio, vi è un’olla con anse tubolari verticali e una ciotola carenata con ansa a nastro verticale.

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Il culto di Santa Maria Maddalena a Castiglione di Andrano

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La figura di Santa Maria Maddalena, controversa e ancora avvolta nel mistero, è sicuramente una delle più intriganti di quelle narrate nei vangeli apocrifi e nel Nuovo Testamento. Sono proprio quest’ultimi però a contribuire ad alimentare dell’aura di mistero che circonda questa figura femminile. Da un’attenta analisi dei testi sacri ci accorgeremmo infatti che sono tre le figure femminili, riconosciute con il nome di Maria, che fanno la loro comparsa in momenti diversi e importanti della scena evangelica e della vita di Gesù: Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro; un’anonima peccatrice, che ricevette il perdono da peccati da parte Gesù dopo che, pentendosi per le colpe di cui si era macchiata, unse i piedi del Signore e li asciugò con i suoi capelli, nella casa di Simone, il Fariseo; Maria di Magdala (la donna liberata dai sette demoni), che vide per prima il corpo risorto del signore nonchè testimone della sua crocefissione:

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.” (Giovanni 19,25)

“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro…. Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.” (Giovanni 20,1,18)

Queste donne sono state identificate come una sola, conosciuta inseguito con il solo nome di Maria Maddalena, da papa Gregorio Magno. Nel 1969, durante il concilio Vaticano II, la chiesa fa un passo indietro affermando che le tre figure menzionate nei vangeli dovevano senza ombra di dubbio riferirsi a tre donne distinte.

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La grotta del Diavolo

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Santa Maria di Leuca, marina di Catrignano del Capo, è un piccolo centro marittimo ricco di storia, leggende e misteri, alimentati e generati dalla particolare posizione geografica in cui si trova, che l’ha resa meta di popolazioni d’oltremare con le quali l’intero Salento ha poi intessuto legami durati nel tempo.

L’estremo lembo di terra che delimita a sud il territorio salentino è rappresentato da Punta Ristola, una piccola sporgenza rocciosa che, oltre a offrire un ottimo punto di ritrovo per turisti e bagnanti che si lasciano incantare dalla bellezza del paesaggio e del panorama, conserva anche due importanti testimonianze della storia salentina: la grotta porcinara e la grotta del diavolo.

Queste due grotte sono solo due esempi della numerosa compagnia che costella la costa di Leuca. Ognuna delle grotte di questa incredibile terra ha avuto modo di raccontare i suoi segreti e di consentire la scrittura di numerose pagine di storia del nostro territorio.

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