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La grotta del Diavolo

Santa Maria di Leuca, marina di Catrignano del Capo, è un piccolo centro marittimo ricco di storia, leggende e misteri, alimentati e generati dalla particolare posizione geografica in cui si trova, che l’ha resa meta di popolazioni d’oltremare con le quali l’intero Salento ha poi intessuto legami durati nel tempo.

L’estremo lembo di terra che delimita a sud il territorio salentino è rappresentato da Punta Ristola, una piccola sporgenza rocciosa che, oltre a offrire un ottimo punto di ritrovo per turisti e bagnanti che si lasciano incantare dalla bellezza del paesaggio e del panorama, conserva anche due importanti testimonianze della storia salentina: la grotta porcinara e la grotta del diavolo.

Queste due grotte sono solo due esempi della numerosa compagnia che costella la costa di Leuca. Ognuna delle grotte di questa incredibile terra ha avuto modo di raccontare i suoi segreti e di consentire la scrittura di numerose pagine di storia del nostro territorio.

La grotta Porcinara e la grotta del Diavolo sono entrambe accessibili via terra ma, dato che la prima è chiusa da un cancello per evitare che atti vandalici possano distruggere l’importante patrimonio storico inciso sulle sue pareti, concentriamo la nostra attenzione sulla grotta del Diavolo.

Ingresso alla grotta

Ingresso alla grotta

Il nome è di per sè molto suggestivo e sicuramente rappresenta un ottimo richiamo per turisti e curiosi. Si ritiene che derivi da una serie di strani boati che gli abitanti di Leuca affermavano di sentir provenire dall’antro della grotta, attribuibili ad entità demoniache. Questo ha dato poi origine a numerose altre leggende e racconti, come quelli che la vorrebbero come la “porta dell’inferno” attraverso cui passò Telemaco alla ricerca del padre Ulisse.

Segnalazioni ufficiali di studi all’interno della grotta sono già presenti a partire dal ‘700. Recenti inspezioni hanno inoltre riportato alla luce numerosi reperti risalenti al Neolitico, come ceramiche e utensili utilizzati per la caccia e la cottura delle prede. Furono rinvenuti inoltre resti di ossa lavorate e numerose armi. Il primo a condurre importanti scoperte in questo senso fu Ulderico Botti, nel 1871,  che compì i primi scavi archeologici. Parte di questi reperti sono ora conservati nei musei di Maglie e Lecce.

Alla grotta del diavolo si accede tramite un’apertura, simile ad una piccola voragine, alta 4 metri e larga 2. La grotta può essere divisa in tre parti: l’ingresso principale, situato a 16 mt sopra il livello del mar, ha un’apertura di 6 metri per 5 a nord che immette in un vestibolo leggermente sottoposto; la parte centrale che termina dopo circa 20 mt in un vestibolo inferiore che man mano declina quasi a raggiungere il livello del mare; l’atrio che si restringe sempre più fino ad aprire due vie che conducono al mare.

L’apertura della grotta sul mare si completa con una serie di massi di svariate dimensioni, alcuni probabilmente staccatisi dalla volta inseguito a diversi fenomeni di crollo. Quelli più piccoli si sono depositati sul fondo di un piccolo stagno di acqua purissima e levigatesi nel corso dei decenni.

Prossimi al mare

Prossimi al mare

 

Marco Piccinni

SITOGRAFIA:

LEUCA.info
Qui Salento.it
Salento Viaggi.com
Viaggiarein Puglia.com


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