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Montesardo, l’antica devozione dei Cazzato per il Cuore di Gesù

MONTESARDO (LE) – La famiglia Cazzato e il Cuore di Gesù: un legame solido e una devozione antica, che affonda le radici nella notte dei tempi. Precisamente dal secolo scorso, quando, nella prima guerra mondiale (1915-1918), Ippazio Cazzato da Montesardo perse il figlio Francesco sul campo di battaglia, a Monte San Michele: era il 16 giugno del 1916, gli austriaci per la prima volta usarono i gas tossici, i morti italiani furono 6mila, 4mila tra feriti e dispersi. Francesco aveva vent’anni e fu riconosciuto dal padre. Che spesso raccontava: “Il Piave era di colore rosso per i tanti soldati italiani morti…”. Si ignora dove poi fu sepolto, almeno i Cazzato non lo sanno. Per devozione e in memoria dello sfortunato ragazzo, fu fatta la statua.

Tramandata dal figlio Salvatore (che chiamò un figlio appunto Francesco), grande maestro dell’arte della pietra a secco (come tutti i Cazzato di Montesardo), da allora, immutata, di generazione in generazione, è giunta ai giorni nostri.

Salvatore l’ha trasmessa ai figli, fra cui Ippazio, anche lui “parataru”, e la moglie Argia Sbarro, e da questi ai figli Antonio e Annalisa.

Il primo restauro della statua di cartapesta, che si trova in una nicchia a destra dell’altare maggiore in Chiesa Madre, fu a opera di nonno Salvatore, poi del figlio Ippazio, mancato da pochi anni.

Tre anni fa (17 settembre 2018),è stata rimessa a nuovo per la terza volta da un bravo maestro restauratore di Palmariggi (Lecce), Rocco Zappatore.

Un sacrificio economico notevole per gli eredi, Antonio e Annalisa, “ma sentivamo – dicono entrambi – di doverlo fare per onorare i nostri antenati: ora potrà andare avanti tranquillamente per almeno una ventina di anni…“.

Come ogni anno, la devozione si rinnova. La festa cade l’ultima domenica di gennaio, e anche in questo 2023 fervono i preparativi affinché sia all’altezza della tradizione.

E’ iniziata la raccolta delle offerte e delle sottoscrizioni a opera di Luigi Brogna e Antonio Carluccio, pilastri storici nell’organizzazione delle feste devozionali nel paese messapico, che da sempre lodevolmente danno il massimo dell’impegno per tenere vive le tradizioni religiose animando i comitati e lavorando sodo: dal protettore del paese, Sant’Antonio, alla Madonna del Buon Consiglio, sulla via per Ruggiano.

Fino a qualche anno addietro erano molto attivi anche e devoti Antonio Marzo (detto “Moretto”) e Gino Russo, che con la Confraternita del Cuore di Gesù inventò il famoso veliero, icona per anni del mitico Zecchino di Montesardo, il primo talent della storia d’Italia che fu presentato da personaggi del calibro di Gigi Sabani, Pippo Franco, Alvaro Vitali, Federica Panicucci, Stefania Mega, etc. e che ha sfornato cantanti che oggi sono famosi.

Francesco Greco


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