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Leggende del Salento

Le mille leggende del Salento in una raccolta da mille colori e sfacettature. Dai miti più romantici a quelli più struggenti, dai racconti più insoliti a quelli intrisi di magia e mistero. Benvenuti nella sezione “Leggende del Salento”

La Madonna dell’Uragano

Tempo di lettura: 3 minuti

Hai vistu comu fiata lu jentu?” (hai notato come soffia il vento?). Comincia probabilmente in questo modo un disastro mancato in un giorno come tanti, in un settembre non troppo caldo nè troppo freddo. Gli uomini e le donne lavorano nei campi come ogni giorno. Si fermano soltanto per la “marenna”, una pausa meritata durante la quale nutrire il corpo. Pochi alimenti, poveri, ma sani e nutrienti, di quelli che inconsapevolmente ti temprano il fisico e regalano lunga vita. Ed è proprio quando ci si sofferma quei pochi minuti per mangiare che si avverte un’accelerazione nel soffio del vento. Non è come al solito però. Nessuna nozione di meteorologia, nessuna applicazione per controllare le previsioni meteo, niente televisione, niente radio. Non è il solito vento. Qualcosa stà per accadere. Il contadino non lo sa ma una consolidata esperienza gli suggerisce che è meglio mettersi al riparo, subito! Cocumola, anno del Signore 1832, il 10 di settembre.

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La grotta delle Striare

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Luna piena. Il mare è calmo. Nessuna nuvola osa oscurare lo spettacolo di stelle che si proietta sulle limpide acque dove essere mitologici videro concludersi qui la propria esistenza terrena. Solo l’eco lontano di una risata sinistra disturba quest’armonia di elementi. Fa rabbrividire nonostante il caldo vento di scirocco. Mi soffermo pensieroso per indagare sull’origine e la provenienza di quel suono. Passano alcuni minuti, poi un’anziana signora spezza l’indugio: “Vattene da lì, arrivano le striare!”.

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La chiesa della Madonna di Costantinopoli di Marittima

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Una piccola fiammella si fa strada nella monotona oscurità della notte. “Un contadino avrà acceso una fiaccola  per andare a controllare i suoi animali… probabilmente un rumore gli avrà spaventati”. Pensò Don Domenico Coluccia, parroco di Marittima. Era una calda sera d’estate e il buon curato non riusciva a prendere sonno. Decise di rimanere lì, sulla sua terrazza, a fissare quella fiammella dalla luce così fioca ma decisa, calda e… stranamente statica. “Ma cosa stà facendo quel contadino, sembra se ne stia lì, fermo e immobile?”. Una domanda la cui risposta non poteva essere elaborata in quella sera e sulla terrazza di quella casa che sembrava così distante dal luogo in cui proveniva quella luminescenza.

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La chiesa della Madonna delle Gnizze, Salve

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Silenzio. Nessuno ha più la forza di piangere i morti che di giorno in giorno si accumulano nelle fosse comuni. Volti straziati dal dolore, visi rigati dalle lacrime. Un anno che difficilmente potrà essere dimenticato. Quel 1540 martoriato da un morbo di cui molti ne ignoravano la denominazione. Non faceva differenza conoscere il nome del male che avrebbe potuto ucciderti se non se ne conosceva anche il rimedio per fuggire all’atroce sentenza. Quello che ti impediva di avvicinarti ad un vicino, ad un amico, ad un familiare sofferente per timore di essere contagiati a propria volta. Quello che ti impediva di respirare, di mangiare, di bere, temendo che qualsiasi cosa potesse essere infetta e veicolo di contagio.

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La grotta di Santa Lucia a Taurisano, il culto della luce

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Venne privata alla luce del mondo il 13 dicembre 304. Quella luce della quale divenne la custode e patrona, per la quale sarebbe stata invocata dalle generazioni dei secoli futuri. Lucia di Siracusa.

Vittima poco più che ventenne di una tra le più violente persecuzioni contro i Cristiani, alimentata da Diocleziano  e Massimiamo, tra il 303 e il 311, alla quale Eusebio si riferisce, nella “Storia Ecclesiastica”, affermando che «Le carceri di ogni luogo furono allora piene di vescovi, lettori, esorcisti, cosicché non vi restava spazio per i condannati per i delitti comuni».

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Kallí Pólis, la leggenda della città bella

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Il suo nome era conosciuto in tutta la Grecia e l’Asia Minore. Ovunque andasse era rispettato e temuto. La sua fama era quella di un bruto, di un violento, che uccideva ormai per abitudine più che per necessità.

La sua spada, unica fedele compagna di vita, aveva trapassato numerosi corpi impregnansosi del sangue di coloro che nella mente del loro assassino avevano un volto, una storia, ma non un nome che valesse la pena ricordare. Il principe che la impugnava non ricordava, ormai quasi più, cosa volesse dire avvertire quel brivido che ti percorre dalla testa ai piedi nel momento in cui si pone fine ad una vita. Era diventata una routine, una reazione del tutto automatica e priva di una reale motivazione.

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La collina delle ninfe e dei fanciulli

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Si contorcono su se stessi. Protendono le braccia al cielo in cerca di un contatto che non raggiungeranno mai. Le loro gambe, rugose e immobili. Il busto, canuto e squarciato. L’espressione dei loro volti, segnate dal tempo e da una perenne smorfia di dolore, di sofferenza. Il loto urlo è coperto dal vento che ne agita le fronde, confonde chi può ancora sentire, infonde il dubbio…”questi vecchi ulivi sembrano quasi delle persone”. Un pensiero che suscita un’immediata reazione, un altro soffio di vento, un altro urlo soffocato.

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La Madonna del Riposo di Alessano

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Uno dei tanti luoghi del Salento, secondo la tradizione, protagonista di un’apparizione Mariana. Un evento che in questa terra sembra essere stato quasi all’ordine del giorno nei secoli passati. Numerosi sono, infatti, i templi religiosi edificati in tutta l’antica provincia di Terra d’Otranto in seguito all’esplicita richiesta da parte dell’Altissima Madre, oppure semplicemente per acclamazione popolare, dopo una visione onirica o una presunta grazie ricevuta.

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La Madonna della Campana

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Co-patrona di Casarano, insieme a San Giovanni Elemosiniere, e protettrice dei cavamonti. La storia della nascita del culto della Madonna della Campana assume quasi i connotati di un’antica ricetta all’interno della quale trovano spazio gli ingredienti più insoliti insieme a quelli più usuali. Il risultato? Bhe stà al fedele giudicare.

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