Un tempo la forza di un uomo si misurava sulla base di quante fave mangiasse. “Ci vole u maritu meu?”. Era una frase sulla bocca di molte donne maritate, le quali sponsorizzavano il marito per l’assegnazione di un incarico di lavoro, spesso giornaliero, da spendere nei campi o su piccoli “cantieri”. Mansioni che richiedevano resistenza e prestanza fisica, una materia prima fornita spesso quasi esclusivamente dall’alimentazione.
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Ricette Tipiche del Salento
Le ricette tipiche del Salento, piatti della tradizione gastronomica contadina, povera, corredata da precisi e accurati video. Buon appetito con le nostre “Ricette tipiche”!
Ciciri e Tria. Un piatto secondo alcuni antichissimo, dagli ingredienti semplici a portata di mano anche dei ceti meno abbienti in quanto prodotti da piccoli appezzamenti di terreno di proprietà o come normale retribuzione della percentuale del raccolto in un rapporto padrone-colone.
Lascia un commentoTutti conoscono la famosa dieta mediterranea, comune, anche se con alcune varianti, a tutte le popolazioni che si affacciano sul mare “in mezzo alle terre”, il Mediterraneo appunto. Una dieta che é stata solo recentemente riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO (dal 17 Novembre 2010) ma che ha le sue radici in tempi antichi, formata principalmente da piatti semplici, figli di una cultura contadina che usava ciò che la terra metteva a disposizione: cereali, legumi, verdura, ortaggi, carne, pesce. A volte magistralmente uniti per formare straordinari miscugli, colonne portanti di una cucina salutare, conosciuta e rinomata in tutto il mondo.
1 commentoCaldo, invitante, irresistibile. Ha da tempo superato i confini salentini insieme ad un suo dolce compagno, il pasticciotto, divenendo di fatto una forte attrattiva per quanti, avendone sentito parlare, muoiono dall’irrefrenabile voglia di addentarlo e perdersi nell’estasi della mozzarella filante, della besciamella e del pomodoro pepato. E’ lui, il rustico leccese!
Lascia un commentoChiamata anche pane dei crociati, poiché leggenda vuole che costituisse uno dei principali vettovagliamenti delle truppe cristiane durante i viaggi in Terra Santa, la frisa, o frisella, o tutte le sue denominazioni dialettali, è sicuramente un piatto principe dell’enogastronomia pugliese. Diffusa in buona parte della regione (e anche in Campania e Calabria) è nel Salento che la frisa assume la sua posizione egemone. Per consumarla basta solo bagnarla in acqua!
Lascia un commentoUn piatto che non può mancare sulle tavole salentine, nelle sagre, nelle trattorie o nei self-service. I pezzetti di carne di cavallo.
Pronunciare l’intero nome è in realtà superfluo, basta fermasi alla parola pezzetti per capire perfettamente di cosa si stà parlando. Un piatto il cui rifiuto è equiparato ad una bestemmia dal salentino doc, anche se probabilmente non autoctono di terra d’Otranto ma proveniente da molto lontano, dalla cultura romanì.
Lascia un commentoUna ricetta affermatasi nel regno di Napoli probabilmente intorno al XVIII secolo e diffusasi rapidamente anche nelle zone più remote della periferia. Prima di questa data, infatti, la patata non si era ancora diffusa con prepotenza nelle cucine europee, senza contare il fatto che il pomodoro, altro ingrediente fondamentale di questo piatto, era considerato fino al secolo prima un alimento tossico, per tanto snobbato dalle massaie di ogni estrazione sociale. Una volta capito però l’immenso valore nutrizionale di questi due incredibili prodotti, le classi popolari e i ceti più poveri li adottarono a pieno titolo come ingredienti dominanti nel proprio ricettario, secondo una tradizione che continua ancora oggi.
Lascia un commentoFicandò. Un termine le cui origini non possono ancora vantare una carta di identità ben compilata in tutti i suoi campi e che affonderebbero, secondo alcuni, oltre i confini del territorio italiano, tra i popoli delle decine di dominazioni che si sono succeduti nel corso dei secoli nel promontorio japigio.
Lascia un commentoLa festa a Calimera si avverte con tutti i sensi: si vedono i bellissimi colori delle tenere luci delle tradizionali lampade, si sentono le note dei gruppi che esibiscono con in cuore l’ellenismo ereditato dai proprio padri, si tocca con mano una realtà che sembra aver vissuto in un contesto parallelo a quello della banale quotidianeità, si annusa e si gusta l’originale sapore del cuturùsciu, quella strana ciambella che sembra fungere da collante a tutti questi ingredienti.
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