Home » Comuni Salentini » Acquarica del Capo » Gli “Spurtari”, artigiani salentini conosciuti in tutta Europa

Gli “Spurtari”, artigiani salentini conosciuti in tutta Europa

Il soprannome degli abitanti di un paese ha molte volte origine da aneddoti particolari e molto curiosi. È una sorta di carta di identità che contraddistingue una cerchia di individui in funzione di un aspetto peculiare che gli caratterizza. Nel caso degli abitanti di Acquarica del Capo, il soprannome deriva da una grande abilità artigianale: ecco a voi gli Spurtari!

Gli spurtari sono solitamente conosciuti come gli “artigiani delle sporte e dei canestri” i quali utilizzano materie prime esclusivamente naturali come il giunco.

Prima  di renderlo lavorabile, bisogna sottoporre questo materiale ad uno speciale trattamento per conferirgli una colorazione molto chiara ed una conformazione piuttosto elastica.

Per la fase di decolorazione  basta far passare le fasciette di giunco, le quali hanno già attraversato  una precedente fase bollitura in acqua e seguente asciugatura, in un recipiente contenente zolfo, come se voleste impanarle!  Oltre che un risultato prettamente cromatico, la procedura dona al giunco una struttura molto morbida, facilmente lavorabile.

La realizzazione dei panieri prevede infatti un copioso intreccio di queste piccole fasciette  per creare stupendi manufatti, un tempo molto diffusi in tutta la terra del Salento.

Quella che un tempo era un’attività molto diffusa, a tal punto da conferire agli abitanti Acquarica un premio d’eccezione all’esposizione mondiale di Vienna del 1873, come migliore produzione artigianale, e ad altro ad una mostra nazionale a Torino, oggi è ormai un hobby per pochi adepti, principalmente anziani che si cimentano ancora nella nobile arte per ingannare il tempo.

La produzione delle sporte ha segnato il successo di Acquarica in tutta Europa, dove le stesse venivano esportate. Oggi la situazione è un po’ diversa, L'”Europa non ha più il bisogno” di panieri di giunco ma, nonostante tutto, non esiste fiera in tutto il Salento che non abbia, tra i propri mercanti, almeno una bancarella colma di questi fantastici prodotti.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:
SALENTO meraviglioso mondo di storia, arte e tradizione popolare (1998)- Cultura & Turismo – a cura di Giuseppina Marzo e Antonio Vantaggio.


4 commenti su “Gli “Spurtari”, artigiani salentini conosciuti in tutta Europa

  1. Giancarlo Colella ha detto:

    Qualunque iniziativa che si prefigga di far conoscere il Salento, una terra che nonostante tutto conserva ancora una sua magia particolare su chi la viene a visitare, è comunque encomiabile. Anche la vostra iniziativa è degna di rispetto e considerazione. Ma l’approssimazione che ho notato nella scheda dedicata all’antica tradizione delle “sporte” di Acquarica credo che ingeneri confusione tra chi non conosce la storia e la cultura di questo piccolo centro, come la storia e la cultura di tutto il Salento. Ritengo perciò necessario fare alcune precisazioni. Intanto l’immagine utilizzata è riferita ad un “panaru” e non ad una “sporta”, da cui il termine “spurtare” con cui venivano identificate le donne di Acquarica. “Lu panaru” che si vede nella foto, come “le panare” e “li cannizzi” venivano realizzati con canne taglaite a strisce e intrecciate, con il fondo dei recipienti, il bordo ed il manico realizzati con (vinchi) germogli d’ulivo. “Le sporte”, invece, sono realizzate con “paleddhu”, ossia giunco marino che prima di essere intrecciato subiva una serie di interventi, dalla raccolta nelle palufi alla essiccatura al sole, alla zolfatura ed a lla bagnatura finale durante la lavorazione. La cosa meriterebbe una trattazione ben più approfondita. Presso il Palazzo Villani di Acquarica, comunque, si trova il Museo del giunco, dove si possono trovare cenni storici di questa tradizione, la descrizione delle diverse fadi di lavorazione e le foto di moltissimi modelli di prodotti. Tra gli altri si può visitare un presepe, realizzato tutto in giunco marino da Addolorata Olimpio, un anziana ormai scomparsa da tempo che fu insignito per questo col titolo di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica.

  2. Marco Piccinni ha detto:

    Ciao Giancarlo,
    grazie mille per le tue precisazioni! Il tuo contributo è prezioso.

  3. MARIA ROSARIA ha detto:

    Scusate se mi intrufolo, volevo ringraziare Giancarlo Colella per aver ricordato mia nonna. Grazie Giancarlo

  4. Giancarlo Colella ha detto:

    Ogni tentativo di riportare una realtà indietro nel tempo è semplicemente velleitario. Senza considerare che spesso i giudizi che si danno sul passatp sono falsati dal senso di nostalgia che ci prende quando parliamo della nostra infanzia, di periodi della nostra vita di assoluta spensieratezza. Per cui additare certi periodi come momenti idilliaci è una forzatura alla realtà, giustificata dal desiderio di sognare una realtà diversa, migliore della quotidianità. Per cui voler tornare indietro nel tempo può essere una mancanza di rispetto per chi nei periodi rimpianti ha conosciuto sofferenze, privazioni e umiliazioni. Ipotizzare perciò un ritorno agli anni cinquanta, quando le donne acquaricesi erano quasi tutte “spurtare” e moltissime di loro andavano a lavorare a giornata dalla mattina alla sera per una paga da fame mi pare proprio anacronistico ed improponibile. Nè si può pensare ad una attività artigianale, come quella della lavorazione del giunco marino di una volta, assistita con denaro pubblico, anche perchè questo non è proprio il momento di pensare ad iniziative assistenziali di questo genere. Si può però ipotizzare ad un’attività dimostrativa a scopo culturale e turistico, che consenta alle giovani generazioni ed a chi vive lontano da Acquarica del Capo e dal Salento di avere la cognizione esatta del tipo di lavorazione che una volta ha dato da mangiare a quasi tutte le famiglie di questo piccolocomune del sud Salento. Una menzione a parte in questo contesto merita Addolorata Olimpio, una spurtara atipica che attraverso la lavorazione del giunco marino è riuscita ad estrinsecare tutta la creatività che aveva in sè. La produzione di Addolorata Olimpio non era di prodotti convenzionali, come sporte e borse di ogni forma, ma era principalmente una espressione che definire artistica non è per nulla esagerato. La realizzazione di personaggi, come quelli del presepe, tenendo conto dei minimi dettagli e di ogni particolare, o la produzione di oggetti elaboratissimi, come le caravelle, hanno caratterizzato il lavoro di questa donna del Sud che proprio per queste sue doti venne insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro. Un fatto che inorgoglisce ogni cittadino acquaricese, ma anche salentino, ed in particolare tutte le “spurtare” che in Addolorata Olimpio hanno visto l’emblema del loro lavoro e della loro fatica quotidiana. Una società più accorta riconoscerebbe a questi suoi tesori un’attenzione maggiore. Ma purtroppo oggi i motivi di distrazione sono tali e tanti che passa quasi inosservato ciò che rappresenta degnamente la parte migliore di una comunità. Tranne a sentirsi elogiare per un patrimonio culturale ed umano piuttosto trascurato dal turista di passaggio che magari sulle “sporte” e sulle “spurtare” la sa più lunga degli acquaricesi o di chi li rappresenta.

Rispondi a Marco Piccinni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.