Home » Aneddoti e Curiosità » Xenia, il concetto di “ospitalità” del mondo greco nel Salento

Xenia, il concetto di “ospitalità” del mondo greco nel Salento

Tra le varie recensioni (generalmente positive) rilasciate dai turisti che scelgono come meta delle proprie vacanze il Salento, tante raccontano di una terra affascinante, ricca di cultura e tradizioni millenarie.E non segnalano solo località da visitare, spiagge più o meno note, chiese di particolare pregio artistico o masserie maestose che si innalzano tra gli ulivi. Segnalano soprattutto l’accoglienza e l’ospitalità della gente del posto, qualcosa che resta profondamente impresso tra i tanti piacevoli ricordi che il turista conserverà del suo viaggio nel Tacco d’Italia.

E’ un tratto saliente, ben distinto da altre tradizioni che appartengono ad altri luoghi, comunque speculare ad altre genti nel Meridione.

Secondo alcuni studiosi il senso dell’ospitalità nel Salento avrebbe origini remote, in un costume ben noto agli antichi greci, la xenia.Questa sarebbe sopravvissuta come eredità culturale in quelle aree georgrafiche che un tempo erano parte della Magna Grecia, come la nostra terra, e consisteva in una serie di rapporti che si stabilivano tra l’ospite e l’ospitante, regolati da alcuni usi non scritti ma osservati in modo preciso.L’ospitante doveva accogliere lo straniero, ristorarlo e in alcuni casi doveva concedergli la possibilità di lavarsi e avere indumenti puliti.Era contrario alla xenia porre domande, se non dietro “concessione” dell’ospite: rigide prescrizioni che avevano come fondamento il timore che dietro lo straniero, o il viandante, potesse celarsi un dio (perchè si pensava, e la mitologia greca è prodiga di esempi nel merito, che le divinità potessero assumere sembianze umane) e quindi non era saggio indisporlo, dal momento che poteva scatenare la sua ira divina. L’anfitrione era solito infine congedare il proprio ospite con un dono d’addio, in segno di onore.

Anche l’ospite aveva precise indicazioni da osservare nei riguardi dell’ospitante, come dimostrazioni di gentilezza, soprattutto di non invadenza, e il dovere di ricambiare la xenia ricevuta e in generale di accogliere qualunque straniero si fosse presentato alla sua porta.

Punta Ristola - approdo di molte delle genti che hanno popolato il Salento

Ad avvalorare il timore degli antichi che la divinità potesse nascondersi dietro le umili vesti di un viandante perduto, esisteva l’epiteto “Xenios” con cui si indicava nel pantheon greco il dio più temuto, Zeus, che vegliava sul rispetto verso lo straniero e sull’osservanza della xenia.Si intuisce quindi come fosse profondo e radicale, ammantato da un’aura divina, il senso dell’ospitalità che i greci riservavano allo straniero: è sufficiente ricordare l’episodio omerico in cui Ulisse, dopo varie peripezie, naufraga presso le terre del re Alcinoo e viene accolto con tutti gli onori possibili nel castello reale dalla figlia del re, Nausicaa.Un chiaro esempio di ospitalità secondo i Greci, la cui immensa cultura e tradizione (compresa la “xenia”), si sarebbe tramandata sino alle nostre generazioni e viene alla luce in modo inequivoco in un detto in griko conosciuto nella Grecia Salentina, l’estrema propaggine occidentale del mondo ellenico:

Irtamo, griki, san adèrfia / E’ citti chora / Aderfò ene ja ma / Is pu èrkete na ma vriki

Siamo venuti, greci, da fratelli / in questa terra / fratello è per noi / chiunque qui ospite venga.

Enrico Troisio

Sitografia:

Wikipedia – Xenia


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.