Aggiornato il 22 Settembre 2025
Tempo di lettura: 3 minutiIntrisa di leggende e circondata da un alone di mistero. Solo a pronunciarne il nome non si può impedire ad un brivido di attraversare la schiena dell’interlocutore. Una location perfetta per ambientare le storie più inverosimili e disparate in un epoca dominata dalla magia, dalla superstizione e dall’ignoranza. Stiamo parlando della Specchia dei Mori, meglio conosciuta in griko come Segla u demonìu, la Specchia del diavolo.
Si tratta di una delle grandi specchie del Salento, un fenomeno tipico esclusivamente di quest’area, costituita da massi di differenti dimensioni, ammassati uno sull’altro, fino a formare un cumulo, una specchia appunto, utilizzata molto probabilmente come struttura di avvistamento. Posizionata su di un’altura del comune di Martano, nel cuore della Grecìa Salentina, dalla sommità della Specchia, alta sei metri, oggi dominata da un grande albero di fico, è possibile estendere lo sguardo ben oltre i confini del paese. Un punto di osservazione eccezionale!
Difficile datare con certezza questo monumento di pietra anche se D’Andria ha notato, inseguito ad alcuni scavi condotti clandestinamente da parte di terzi, resti di ceramica medioevale che consentirebbero di collocare la struttura ad un migliaio di anni fa, in età normanna, in linea con altre specchie del Salento.

Secondo lo studioso Uggeri la via Traiana-calabra, il prolungamento della via Traiana inaugurata nel 109 d.C. da Traiano per garantire un collegamento più veloce tra Roma e Brindisi in alternativa a quello della via Appia, sopravvivrebbe nella vecchia via Lecce-Lizzanello e nella S.P. 25 (che colle-
ga i paesi di Lizzanello-Castrì di Lecce-Calimera-Martano), ed in alcune campestri nei pressi di Carpignano Salentino e Serrano; da qui la via si riconoscerebbe ancora come traccia da sopravvivenza nel limite comunale
Giurdignano-Otranto, per poi arrivare ad Otranto. Lungo questo percorso, la mutatio ad XII è identificata proprio in località Specchia dei Mori.
Cosimo de Giorgi la scorse dalle terrazze dell’osservatorio meteorologico sorto tra gli ambienti dei convento dei padri domenicani inseguito alla soppressione dell’odine nel 1809, concesso poi nel 1813 da Gioacchino Napoleone ad uso di giustizia e di pace, di caserma della gendarmeria reale e di carcere, e successivamente anche come osservatorio istituito a spese del Cav. Pietro Joly nel 1883.
Come egli stesso dice nei suoi Bozzetti di viaggio:
dall’alto dei vasti terrazzi di questo edificio l’occhio domina tutta la pianura ondulata e pianeggiante che si stende fra Martano e l’Adriatico, verso levante, e sulla zona verde-scura degli uliveti, tra quali biancheggiano i paesi di Calimera, di Castrì, di Lizzanello; e sull’estremo orizzonte appare Lecce, col suo campanile piramidale tanto caratteristico. Verso maestro si allunga la Serra del Foderà, in cima alla quale torreggia la Specchia dei Mori, a mo’ di vedetta sull’orlo dell’altipiano; ma questo mucchio di pietre è stato in gran parte distrutto per l costruzione della uova strada carrozzabile da Martano a Martignano.
La funzione principalmente difensiva del luogo rivive anche nelle leggende che vi ruotano intorno. Si riteneva infatti che enormi voragini si aprissero lungo il perimetro per ingoiare i nemici che osavano sguainare le spade contro la gente del luogo. Un racconto molto diffuso anche nei comuni del capo, nato probabilmente per spiegare l’origine di alcune voragini naturali, come quelle di Barbarano ad esempio, comunemente dette vore.
Un’altra leggenda racconta, invece, che la specchia venne costruita da imponenti mori, i quali volevano raggiungere il cielo per poter “toccare” gli dei. Impilando pietra dopo pietra eressero una torre dalle dimensioni mostruose sulla quale potersi poi arrampicare e raggiungere l’Olimpo nostrano. Ma, come abbiamo già avuto modo di imparare in passato, le divinità non vedono di buon occhio questa forma di edilizia e, anche in questo caso come avvenne a Babele, distrussero questa rudimentale via di comunicazione tra il cielo e la terra seppellendovi sotto di essa chi prese parte all’edificazione.
Se è vero che dietro ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità, chissà, quale sarà in questo caso? Un’indagine archeologica accurata potrebbe risolvere alcuni dei misteri legati alle grandi specchie anche se le leggende popolari conservano sempre un certo fascino, seppure i tempi siano cambiati e non parliamo più di stregoni, giganti e dei.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
Grandi Specchie del Salento - Associazione Archès
De Giorgi, Cosimo. La Provincia di Lecce. Bozzetti, 1965, Congedo Editore
GUACCI, Paola. La via Traiana-calabra: nuove proposte di ricostruzione. Atlante tematico di topografia antica: 28, 2018, 2018, 175-185.





