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Specchia Silva, unica supersitite nel territorio di Taurisano

Attraversando delle strette strade di campagna che costeggiano il sito archeologico di  Cardigliano, per poi proseguire per un breve tratto lungo verdi uliveti in parte abbandonati, tra i quali è possibile incontrare di tanto in tanto anche un gruppo di cacciatori, sarà possibile imbattersi nell’unica superstite delle specchie taurisanesi, la Specchia Silva.

La Specchia Silva

La Specchia Silva

Utilizzate un tempo come sistemi di vedetta, dalla cui sommità poter scrutare il territorio limitrofo alla ricerca di possibili attacchi nemici o movimenti sospetti, le specchie erano in origine molto numerose in tutto il territorio salentino. Nel solo comune taurisanese ne erano presenti ben sei, che comunicavano l’una con l’altra molto probabilmente con segnali di fumo, così come accadde poi dal XV secolo con le torri costiere, costruite, in parte, su ordine di Carlo V, in modo da offrire alle popolazioni autoctone un mezzo di protezione in previsione di ulteriori attacchi da pirati saraceni che in più occasioni, dal tardo Medioevo fino a pochi secoli fa, infestarono con le loro scorribande i mari del mediterraneo, causando inoltre la distruzione di numerosi centri del basso Salento.

Campagna intorno alla Specchia

Campagna intorno alla Specchia

La cronologia delle grandi specchie salentine è – probabilmente – da riferire all’età medievale, sulla base del confronto con le motte (colline artificiali di terra che rimandano ad una tecnica di difesa del territorio diffusa al tempo dei Normanni) della Calabria e della Capitanata.
La Specchia Silva però, la cui prima apparenza è quella di un cumulo di pietre accatastate quasi alla rinfusa, era un tempo molto diversa da come si presenta ora.

Il De Giorgi la descrive come una struttura alta oltre 20 metri per 35 di diametro di base, con una forma molto simile a quella di un tronco di cono. Per la sua realizzazione furono utilizzate pietre non lavorate di calcare di varie dimensioni. Quelle più piccole sono ancora presenti sul luogo ma quelle più grandi, che fungevano probabilmente da rivestimento, sono state utilizzate dalla popolazione locale per la costruzione di fornaci e di ripari trulliformi in pietra a secco, presenti in gran numero nel territorio circostante. Della stessa natura e tipologia sembrano anche le pietre che compongono una piccola serie di muri a secco che circondano la Specchia. Tutto questo ha notevolmente ridotto le dimensioni di questa imponente struttura fino a dimezzarne quelle originali.
Sul suo lato nord-occidentale è stata addossata una fornace di calce, realizzata su diversi livelli con pietre calcaree prelevate dalla stessa struttura megalitica.

Il monumento megalitico in questione è stato eretto nel punto più elevato del territorio di Taurisano, a 169 metri s.l.m.,  e dalla sua sommità è ancora possibile scrutare parte del panorama salentino, nel quale è possibile identificare senza problemi il centro abitato di Taurisano, Ugento , Gemini, Cardigliano e Casarano. Nonostante la specchia abbia subito, in epoche relativamente recenti, invasivi interventi di obliterazione, il raggio di vista di questa struttura di avvistamento è ancora molto ampio. Possiamo solo immaginare quanto potesse essere vasto al tempo dei suoi costruttori.

Veduta dalla Specchia

Dalla descrizione del De Giorgi è passato pressappoco un secolo. Se la forma e la costituzione della specchia si sono debilitate in un lasso di tempo così breve, nonostante l’abbondante disponibilità di pietra nella circostante campagna, possiamo solo immaginare quanto poco ancora questo monumento megalitico potrà continuare ad allietare le passeggiate di curiosi e turisti.

Marco Cavalera
Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

-Cosimo De Giorgi, La Provincia di Lecce – Bozzetti di viaggio. Editore Giuseppe Spacciante, Lecce, 1882
-R. Orlando – Taurisano. Guida alla storia, all’arte, al folklore. Congedo editore, 1996


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