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La ficandò

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Ficandò. Un termine le cui origini non possono ancora vantare una carta di identità ben compilata in tutti i suoi campi e che affonderebbero, secondo alcuni,  oltre i confini del territorio italiano, tra i popoli delle decine di dominazioni che si sono succeduti nel corso dei secoli nel promontorio japigio.

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I Dolmen Caroppo I e II a Corigliano d’Otranto

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Scusi!?! Potrebbe indicarmi dove si trovano i dolmen? Una domanda innocua e legittima se non scatenasse, nella persona a cui è diretta, uno stato di inquietudine e imbarazzo. “Di quelle cose qua non ce ne sonomai sentito nulla a proposito”. Bhe, una risposta molto triste, soprattutto se quelle “cose” ci sono davvero, proprio a pochi metri di distanza dai due interlocutori e che, probabilmente, non si sono mai spostate da lì a partire dal V o dal III millennio a.C. Una risposta che diviene ancora più triste se la persona con cui stai parlando è di mezza età, e passa proprio lì la maggior parte delle sue giornate fin dalla sua infanzia.

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L’abbazia di San Salvatore a Sannicola

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Conciliazione. Una delle parole chiave durante la dominazione Normanna, la quale si proponeva di riportare nell’alveo del monachesimo occidentale il credo ortodosso del cenobitismo salentino. Così si esprime Luigi Carducci nella sua enciclopedica opera “Storia del Salento” , nella quale descrive questo periodo come particolarmente florido per la penisola salentina e per la Puglia intera.

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La Madonna dello Zoccalio

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Zoccalio o Zunculu, è il nome di una contrada rurale a due passi del bosco del belvedere, fuori dall’abitato di Torrepaduli (frazione di Ruffano),resa celebra dalla magica danza delle spade nella notte di San Rocco. Qui sorge una piccola chiesetta di probabile origine bizantina dedicata al culto di Santa Maria ad Nives, la Madonna delle neve, ma volgarmente conosciuta come Madonna dello Zoccalio o Madonna dello Zunculu. Con quest’ultimo appellativo figurava, secondo il Nuovo annuario di Terra d’Otranto del ’57, nell’elenco delle più note chiese bizantine dell’antica provincia del delfino che morde la mezzaluna turca, insieme ad altri nomi ormai cancellati dalla memoria popolare.

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Il parco naturale “Isola di S. Andrea e litorale di Punta Pizzo”

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Con legge regionale n.20 del 10 Luglio 2006 si sancisce la nascita del Parco naturale “Isola di S. Andrea e litorale di Punta Pizzo”. Si estende sul tratto litoraneo a sud di Gallipoli fra le località “Li Foggi“, “Punta della Suina” e “Torre del Pizzo“, la famosa torre cinquecentesca di vedetta resa celebre dal video del brano “Non vivo più senza te”,  di Biagio Antonacci, nonchè meta preferita da vacanzieri, autoctoni e appassionati di kite surf che decidono di trascorrere qui le proprie giornate al mare, in un contesto che comprende scogliere e spiagge sabbiose, crocevia di rotte migratorie di uccelli provenienti dal Nord Africa e dall’Europa centro-meridionale.

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Il Museo Naturalistico e centro visite Gawsit

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Mare, sabbia, paludi, canneti,antiche costruzioni, resti del passaggio di antiche civiltà, mondi sommersi. Tutto questo offre la riserva naturale di Torre Guaceto,  luogo privilegiato dai turchi per la ricca presenza di acqua dolce che qui decisero di stanziarsi tra una scorribanda e l’altra ai danni della popolazioni autoctone.

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Dalla Puglia al Sudan la storia di Fratel Michele Sergi

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Afoso pomeriggio d’estate. Antonella Sergi si rifugia in cantina e fruga fra i vecchi libri riposti in un angolo. Fra le mani capita “Le mani nude del regno”, di Padre Lorenzo Gaiga (1934-2007), missionario comboniano. Racconta la parabola di tre missionari, fra cui Fratel Michele Sergi, di cui la scrittrice è pronipote. Personaggio di cui fellinianamente poco si sa e tutto si immagina, noto dalla parentela come “lo zio monaco”. Complice il Comune di Gagliano del Capo (Lecce) che decide di intitolare nuove vie a personalità che al paese hanno dato lustro, saltano fuori altri documenti conservati dai parenti, fra cui Francesco “Ciccio” Sergi, che li consegna al marito di Antonella, Salvatore “Totò” Sergi, consigliere di Italia dei Valori.

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Il menhir di San Giovanni Malcantone

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Il menhir di San Giovanni Malcantone deve il suo nome a quello della vicina e omonima masseria. Sito  al confine tra i comuni di Uggiano La Chiesa e Otranto, nei pressi della chiesa intitolata ai Santi Medici e a pochi metri dal tratto finale della via Sallentina, lungo la congiungente Vaste-Otranto, è uno dei più imponenti menhir della provincia di Lecce.

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La chiesa della Madonna della Serra, Otranto

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Seguendo le tracce del tratto finale del basolato dell’antica Via Sallentina, la strada che da Taranto giungeva fino a Vereto per poi risalire verso Otranto, interrotto in parte da sbarramenti e strade asfaltate, è possibile giungere sulla sommità di una serra al confine tra i comuni di Otranto, Uggiano La Chiesa e Santa Cesarea Terme. Qui, solitaria e immersa nei colori della macchia mediterranea,  in quella terra donata da Federico II nel  1219 all’Arcivescovado di Otranto, si erge una piccola chiesetta, intitolata alla Madonna della Serra.

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