La riserva di Torre Guaceto
Gawsit, luogo d’acqua dolce. Così i saraceni, che qui si rifugiarono tra un saccheggio e l’altro, battezzarono quella che la deformazione linguistica secolare ha poi rivisitato in Guaceto, l’oasi che nel 1975 è stata riconosciuta come zona umida di interesse internazionale e poi riserva naturale statale con decreto ministeriale del 4 febbraio 2000.
Compresa tra i comuni di Brindisi e Carovigno, la riserva naturale di Torre Guaceto si estende per ben 5 miglia e 1200 ha, delimitata ideologicamente tra Penna Grossa e gli scogli Apani. Una lingua di costa dominata dall’imponente torre aragonese, sistema cinquecentesco di vedetta delle coste italiche del mediterraneo costantemente minacciate da incursioni saracene. Una torre impostata su un impianto originario del 1440, ampliata, modificata (l’intervento aragonese è del 1531), recuperata e contesa a più riprese nei secoli che seguirono fino a divenire parte dei beni della Commenda di Maruggio dei Cavalieri di Malta.
Interessata da insediamenti umani fin dal II millennio a.C., sul promontorio e sui due scogli di Apani, in un contesto ben dissimile da quello che conosciamo oggi, la riserva di Torre Guaceto ha conosciuto una notevole prosperità soprattutto nella parentesi romana, adeguatamente collegata alla quotidianità dell’entroterra e ai grandi complessi di produzione di ceramiche dalla vicina via Appia Traiana. Un piccolo porto fungeva da tramite verso Brindisi, vera porta d’accesso a tutto il Mediterraneo, nonché ponte proteso verso l’Oriente.
Nel settecento tutta l’area diviene proprietà privata della famiglia Dentice di Frasso che costituirà negli anni 40 del secolo scorso una riserva di caccia. Nel 2002 invece viene istituita una vera e propria comunità di pescatori, soggetta a ferree regole di sostenibilità ambientale. Le uscite in mare sono previste solo per una volta a settimana utilizzando esclusivamente reti a maglia larga. Misure che hanno consentito un notevole incremento della popolazione ittica.
Un mare limpido e pulito, come testimoniano le foglie e le caratteristiche “palle” di posidonia che è possibile rinvenire in quantità considerevoli sulla spiaggia. Una concentrazione tale da lenire l’azione erosiva delle onde. Una pianta (non un alga!) in grado di produrre enormi quantità di ossigeno e che nella riserva di Torre Guaceto si è sviluppata fino a costituire il quinto posidonieto in Europa.
La zona palustre, con un ricco canneto, è la meta favorita da numerosi volatili passeriformi come il pendolino e l’usignolo di fiume, o uccelli di dimensioni maggiori come il porciglione, gli aironi e il tarabuso, quest’ultimo con una particolare propensione alla mimetizzazione tra le canne delle quali si circonda: può rimanere per molto tempo immobile in piedi o ondulare lentamente proprio come canna al vento.
Tra le specie terrestri che si nascondono tra i vivaci colori della macchia mediterranea e all’ombra dei lecci e dei ginepri (quello più antico ha superato i 500 anni!), possiamo identificare tassi, donnole, faine, volpi, oltre che cervoni, colubri leopardini e bisce dal collare.
Marco Piccinni
Per altre informazioni: http://www.riservaditorreguaceto.it/