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La Madonna dello Zoccalio

Zoccalio o Zunculu, è il nome di una contrada rurale a due passi del bosco del belvedere, fuori dall’abitato di Torrepaduli (frazione di Ruffano),resa celebra dalla magica danza delle spade nella notte di San Rocco. Qui sorge una piccola chiesetta di probabile origine bizantina dedicata al culto di Santa Maria ad Nives, la Madonna delle neve, ma volgarmente conosciuta come Madonna dello Zoccalio o Madonna dello Zunculu. Con quest’ultimo appellativo figurava, secondo il Nuovo annuario di Terra d’Otranto del ’57, nell’elenco delle più note chiese bizantine dell’antica provincia del delfino che morde la mezzaluna turca, insieme ad altri nomi ormai cancellati dalla memoria popolare.

Madonna dello Zoccalio – interno

Il culto della Madonna delle Neve inizia in un caldo Agosto del IV secolo, quando una dolce figura femminile suggerisce in sogno, ad un ricco patrizio romano, di costruire una chiesa nel punto in cui avrebbe trovato della neve caduta di fresco. Un evento che per quanto straordinario ed improbabile si verificò sull’Esquilino proprio nella notte tra il 4 ed il 5 Agosto. Lì nacque la prima di una lunga serie di chiese e cappelle dedicate a Santa Maria Ad Nives.

Datata al XIII sec è costituita da un piccolo ambiente a navata unica, coperto da un tetto di tegole e canne. Accanto, probabilmente, ciò che resta dell’appartamento dell’oblato con un giardino nella porzione posteriore. Di quelle che potrebbero essere le sue origini bizantine non resta più nulla. I vari restauri che si sono succeduti nel corso dei secoli (uno nel settecento che ha rivisto il rifacimento dell’altare) hanno eliminato ogni traccia degli originali affreschi. Un’icona tardo rinascimentale della Madonna con Bambino sovrasta il semplice altare.

Fu per diversi secoli un importante punto di riferimento per la popolazione rurale, secondo un  modello avviato dal 1200 dai conti normanni di Lecce che incentivarono con importanti donazioni la costruzione di cappelle in aperta campagna, proprio per garantire il popolamento di alcune zone rurali altrimenti destinate all’abbandono. La presenza di un luogo in cui pregare, almeno un giorno a settimana, era una garanzia sufficiente per decidere di stanziarsi in campagna. La chiesa rimase attiva per tutto il settecento, dimostrandosi in alcuni casi una nuova culla per gli esposti, i neonati abbandonati  anonimamente dalle famiglie che non potevano mantenerli.

Nel giorno della sua festa la cappella è stata fino al ‘900 meta di piccoli pellegrinaggi religiosi, ultimamenti rimpiazzati (dal 2010) da una bellissima manifestazione che vede un raduno di carri trainati da cavalli, traini e sciarrette, che giungono sul luogo dopo un breve giro dell’abitato, oltre che l’allestimento di piccoli e caratteristici stand dedicati all’artigianato locale.

Raduno di traini e sciarrette – edizione 2012

Tipico “stand” dell’artigianato locale

Marco Piccinni


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