Home » Aneddoti e Curiosità » “Cuore di carta” girato a Scorrano premiato all’Indie Fest di Los Angeles 

“Cuore di carta” girato a Scorrano premiato all’Indie Fest di Los Angeles 

“Ringrazio di cuore 25 Los Angeles Indie Film Festival. Per quell’attimo dove i molti in qualche modo ritrovano quell’energia e quella magia per sentirsi tutt’Uno…”.

E’ emozionata e stordita la regista lituana, ma di adozione salentina, Kristina Šarkyte (studi a “Roma Tre” e “La Sapienza” di Roma e all’”Orientale“ di Napoli) per la calorosa accoglienza la sera del 17 maggio nel corso dell’anteprima Internazionale a Hollywood.

Quest’anno il “25 Los Angeles Indie film Festival” si è unito con un altro rinomato evento locale dedicato al cinema indipendente, “Fringe”, e dopo le proiezioni durate oltre un mese (più di 450 le pellicole in concorso) solo pochissimi giorni fa sono stati annunciati i vincitori.

È molto felice per i premi al suo incantevole, delizioso film d’esordio “Cuore di carta” (firma anche soggetto e sceneggiatura, durata 85 minuti, uscito a marzo scorso, prodotto da Brandos Film srl, Hyperrealty srl, Rai Cinema, con il contributo del MIBACT e di Apulia Film Commission) girato interamente in Puglia, fra Putignano e il Salento (Scorrano, Maglie, Porto Badisco: “I sindaci ci hanno aiutati molto…”). 

Il suo piccolo film che si avvia a diventare un cult ha ricevuto anche la Menzione Speciale – Audience Award, alla sua Anteprima Mondiale, al 32 Festival Internazionale degli Sguardi Altrove a Milano.

Ecco il ricco palmarès riportato negli USA: “Miglior Film Straniero”, “Migliore Regia”, “Migliore Sceneggiatura”, “Miglior Film Corale”. Stefania Rocca “Miglior Attrice” (Kristina: “La ringrazio per aver investito in questo piccolo film il suo talento, fiducia e tempo, come tantissimi altri. Più di tutti gli altri sicuramente Alessandro Quarta, che con le sue musiche ha creato una realtà sensoriale incredibile, ma anche tutta la fantastica squadra di Brandos Film”.

E ancora la regista è grata ad Annalisa Forgione, Nicola Genco, Giuseppe Ravizzotti, Francesca Ferraro, Fabio Tresca, Francesco Roberto Leone, Antonella Leone, Deborha Brandonisio, Silvio De Carlo, Roberto Leone, DECIBEL, M74 e tutti gli altri. E a Federico Conforti, £compagno di studi, montatore straordinario, un altra mente brillante fuggita a Los Angeles, di essere venuto alla proiezione”).

Esordio felicissimo anche per Gabriele Stella, il protagonista, 15 anni, salentino di Galatone (LE), premiato come “Miglior Attore”.

Gabriele Stella

Aggiunge Kristina: “Sono fierissima del risultato raggiunto al suo esordio. Dopo la proiezione, non facevano che chiedere di lui e di parlare del suo talento. Grazie alla magnifica mamma e papà di Gabriele, Mariangela Marcuccio e Massimo Stella”. Salentina, di Specchia (LE), anche Vincenza De Rinaldis.

Cosa ha raccontato di Gabriele?

Lo conobbi quando aveva 8 anni, ci incontrammo perché il piccolo Gabriele già allora aveva brillato in una pubblicità con Richard Gere. 

Gli chiesi di dirmi una semplice poesia. Capii subito che aveva tutte le carte per poter realizzare un personaggio complesso come quello di Luca, ma bisognava studiare e lavorare tanto. 

Gli chiesi di andare a studiare canto e lui lo fece, veniva all’inizio a fare le prove a casa accompagnato dai genitori, e dopo continuammo presso Brandos Film anche con altri due attori minori: Angelo Iaconisi e Christian Leone.   

Per raccontare la storia, è partita da un suo scritto: qual è il concept di fondo?

Il film nasce ispirato a un fatto di cronaca accaduto nel Nord Europa. Un bambino di 8 anni si toglie la vita perché preso di mira a causa della sua dolcezza e della passione per le bambole.

Mi sono domandata cosa può salvare i ragazzi che vivono queste situazioni frutto dell’ignoranza. La risposta fu “Una passione”. Luca si appassiona all’arte delle marionette, pur essendo circondato da un ambiente avvelenato dal degrado e dall’ignoranza, Luca vola grazie ai suoi sogni e passioni.

E’ un film sull’idea di diversità?

“Cuore di Carta” è un film sull’ignoranza. Sull’ignoranza che ferisce più di ogni altra cosa abitando nelle famiglie, anche quelle migliori.

Luca trova la sua famiglia altrove grazie alle sue passioni, nei cuori delle persone che lo circondano e sono disponibili ad accoglierlo e ascoltarlo.

C’è una critica anche alla società contemporanea che proponendo con violenza modelli di vita estranei e distanti, confonde e impedisce la formazione di un’identità e personalità?

Il cinema per me è un impegno politico e sociale. Il film è un’esperienza, se condivisa, se è emozionante, potrebbe rimanere dentro lo spettatore anche per sempre.

Ogni regista ha una ragione per fare cinema. Sono cresciuta nel teatro e a 12 anni avevo deciso che avrei curato le persone con il teatro, ci vidi dentro la medicina.

Poi venni in Italia, studiai Filosofia e vidi “Salò” di Pier Paolo Pasolini. Decisi che avrei fatto cinema all’istante. Fui rapita dalla forza politica e sociale di quel film. Mi cambiò la vita.

Il nostro film tratta tantissimi temi. La società contemporanea di fatto ci nutre di violenza, così ho preso la decisione di raccontarla, questa violenza, senza mai farla vedere. Violenza del non voler ascoltare un figlio, violenza di genere, femminicidio, maltrattamenti domestici, stupro, abusi psicologici e attribuzione di sensi di colpa da parte degli adulti immaturi, ma anche il dolore di Pietro e Luigi, due anziani che vivono insieme e portano le cicatrici di omofobia addosso.

Lo stato di terrore nel quale viviamo, creato attraverso i media sin dai primi del Novecento, il cinema in primis, nutre la cultura della violenza, una cultura guerrafondaia e feroce, una cultura individualista che offre troppo spesso più i modelli dell’individualismo egocentrico e sfrenato che gli esempi di inclusione, della non competitività, della condivisione e della generosità verso il prossimo.

Questo film, per coloro che si emozioneranno, ambisce di offrirsi come un possibile ricordo della speranza di fronte a ogni problema irrisolvibile e in ogni situazione che appare senza speranza.

Se il piccolo Luca può sopravvivere in quella situazione, tutti possiamo farcela, basta ricordare di sognare.

Paradossalmente il film è il frutto di una straordinaria collaborazione e di generosità degli artisti che lo hanno co-prodotto: Stefania Rocca, Alessandro Quarta, Isabella Briganti e anche Gabriele Stella.

Stefania Rocca

Ma non meno di Giangi Foschini, Brandos Film e Vincenzo Falcone, con il contributo di Nicola Genco, un artista visionario che ha offerto le sue opere e la sua Casa Museo, ma anche Giuseppe Ravizzotti che ha dipinto l’opera dedicata al film.

Vuole svelare qualcos’altro dell’avventuroso background produttivo?

Trovo entusiasmante il concentrato dei talenti pugliesi dentro il film. Lavoro
che è stato preparato e girato in pochissimo tempo con la squadra di Brandos Film che ha sposato il progetto e ci ha salvati. 

Lavorare con i grandi professionisti ti salva sempre. All’opera prima è solo circondandosi di persone veramente competenti che si riesce a lavorare acquisendo un’esperienza di qualità.

Quando si arriva sul set e si ha il miglior elettricista di tutta la Puglia, è lui ad aiutarti nel momento del bisogno insieme a tutti gli altri, perché per lui è il centesimo film, mentre per te è il primo.

Sono sempre molto grata a tutta la troupe, il film è il frutto di creatività di centinaia di persone e questo unirsi tutti cercando di diffondere delle idee nelle quali si crede profondamente lo trovo magnifico e appagante.

Per fare un esempio pratico: fu Stefania Rocca con suoi consigli a insegnare tanto anche a Gabriele Stella, il nostro giovane protagonista.
Le musiche, come già accennato, sono state composte dal talentuosissimo Alessandro Quarta, che generosamente ci ha sostenuto sin dall’inizio, ha cantato dal vivo la cantante lirica Vincenza de Rinaldis, all’interno del film si può trovare sia il canto popolare salentino, sia l’opera, sia la musica contemporanea del Nord Europa.
Sono convinta che il cinema ha ancora un potenziale inesplorato, bisogna cercare di varcare le porte verso le altre discipline come le neuroscienze.

Vorrei tanto sperimentare diversi modelli narrativi traendo ispirazione dai modelli culturali e letterari diversi, meno ammalati di questi prototipi capitalisti che abitano i prodotti audiovisivi dediti alla cultura di massa che hanno intossicato la nostra spiritualità.

Di questo ne parlo anche attraverso una poesia all’interno del film. È un tema negato che però è alla base del malessere dell’uomo contemporaneo.

“Cuore di Carta” è un film molto piccolo, così ho potuto sperimentare questa volta solo con le frequenze subliminali. Tutto il film è dotato del battito cardiaco a bassissima frequenza che segue la traccia emotiva della storia di Luca: quando le cose si complicano, il battito accelera.

L’ho voluto sperimentare come supporto persuasivo alla storia filmica. L’Idea mi è venuta seguendo alcune ricerche in campo di psicologia infantile, non ci facciamo caso ma le frequenze sono importanti, viviamo in un mondo di suoni che i limiti umani non consentono di udire.

Non sempre però funziona solo quello che è visibile e udibile. A volte è nell’inudibile e nell’invisibile che avvengono le cose più belle. Sono molto attenta anche alle ricerche in campo di neuroscienze legate alla percezione e la memorizzazione dei contenuti audiovisivi.

Sono convinta che l’innovazione nel cinema potrebbe nascere provando e sbagliando sul campo dell’interdisciplinarietà. Così ho condiviso il film con alcuni Professori che si occupano di neuroscienze.

Questo piccolo esperimento ha suscitato l’interesse e hanno voluto acquisire il materiale filmico per approfondire.

Perché quel titolo?
E’ in onore della mamma di Deborha Brandonisio, che in qualche modo fece da motore per far decidere alla Brandos di fare il film. Il suo negozio si chiamava proprio “Cuore di Carta”, e quando vide il titolo della sceneggiatura la lessero e decise di darmi una mano.

Il film fu preparato in 11 giorni e girato in 16. Non riuscivamo ad avere il fondo dell’AFC per andare in produzione, lo erogarono solo un mese prima della scadenza del bando.

Fu un’odissea, e nessuno credette fosse possibile farlo in così poco tempo.

Vuole concludere?

Per noi che siamo piccoli produttori quasi invisibili, poter raccontare un film nato dall’impegno sociale e politico, un film di denuncia, assume un valore immenso lo spazio che Lei ha deciso di riservarci. 

Credo sia la primissima volta che, incredibilmente, senza alcun comunicato stampa, un giornalista si interessi al film di sua spontanea volontà. Questo agire meraviglioso rientra nel meccanismo di generosità insita nell’animo, nel voler condividere, voler approfondire e raccontare un pezzetto di umanità che anche questo film rappresenta.

“Cuore di Carta” è un film sociale, fatto con lo spirito nel sensibilizzare. Grazie a Lei abbiamo potuto anche raccontarlo, così la ringrazio per il Suo tempo, per lo spazio che ci ha donato, per aver fatto parte così anche Lei di questi “molti” che si sono ritrovati a generare e promuovere “Cuore di Carta” spinti dal puro entusiasmo e dalla generosità.

Francesco Greco


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *