Giuseppe de Maggio, un salentino con due cuori
Articolo di Alessandro Laporta, direttore della Bilbioteca Provinciale di Lecce – L’uomo con due cuori, pubblicato su “Terra di Leuca” – n. 35 – febbraio 2010, consultabile on line a questo link.
Un breve trafiletto anonimo, apparso sul giornale La Provincia di Lecce nel 1904 informa il lettore curioso dell’esistenza di un “uomo – fenomeno”. Si tratta esattamente di Giuseppe De Maggio, nato a Scorrano nel 1881, diventato evidentemente un personaggio a causa di una malformazione assolutamente unica: la presenza di due cuori, uno a destra e “uno insensibile a sinistra” insieme ad altre particolari anomalie agli organi interni.
Il De Maggio godeva di ottima salute, aveva regolarmente prestato il servizio militare e si sottoponeva, su richiesta, a visite mediche, purché alla fine ne fosse certificata la straordinaria conformazione anatomica. Due cose colpiscono in questo articolo: la notizia della intenzione di fare commercio del proprio cadavere assicurandolo ad un museo antropologico degli Stati Uniti per 40.000 Lire, pagabili metà in anticipo e metà
al compimento dei 45 anni (che è tornata purtroppo di moda ai nostri tempi in cui, nonostante i divieti, fatti del genere ne avvengono frequentemente) ed il luogo da cui proviene, che è Tricase.
Posso aggiungere una figura a questo testo, e qualche dettaglio che mette un po’ più in luce l’avvenimento.
L’immagine è una di quelle rare cartoline dei primi del ‘900, che si scambiavano i nostri antenati per meravigliare il corrispondente ed illustrare, magari, qualche evento o costume a particolare effetto della propria città o provincia. Ritrae appunto “l’uomo con due cuori” come recita la didascalia ed è facilmente riconducibile ai fratelli Fuortes di Giuliano, che proprio in quegli anni realizzavano degli avveniristici reportage fotografici immortalando luoghi, uomini, tradizioni, del capo di Leuca. Qualcuno ricorderà un interessante saggio di Aduino Sabato, corredato di rarissime cartoline e fotografie, nella rivista leccese “Lu Lampiune” (1999) che ripercorre il cammino di questi “poliedrici” personaggi o il giornale “Il Leuca” che si stampava artigianalmente nella tipografia privata, di cui mi sono occupato nella “Spina de rizzu”(1998), o ancora, un rarissimo numero di “Fototeca” (Galatina, 1981, a cura di Dino Levante) con quattro ritratti della “raccolta Fuortes”. Ma, per l’alto livello intellettuale degli autori, Gioacchino e Tarquinio Fuortes, si segnala senza dubbio il Saggio di canti popolari di Giuliano che pubblicato la prima volta nel 1871, è stato riproposto nel 2006 dalle Edizioni dell’Iride di Tricase.
Ho voluto brevemente ripercorrere la bibliografia sull’argomento, per mostrare ai lettori di quanto interesse questi gentiluomini siano stati fatti oggetto in questi anni. Insomma, per chi non li conoscesse, i Fuortes sono fra i pionieri in diversi campi, ma primeggiano nell’arte della fotografia.
Siamo dunque a Giuliano o a Leuca, e non ci meraviglia di vedere il nostro De Maggio alla guida di una bicicletta con la quale attraversava – probabilmente – i paesi del Capo attirando l’attenzione e suscitando l’entusiasmo dei passanti.
Ci spieghiamo così anche Tricase, dove certamente era noto per qualche motivo. Non ho altri elementi, per il momento, da aggiungere a questa scheda, ma spero che si possa giungere a fornire una biografia completa dell’uomo – fenomeno, e soprattutto, cosa che mi affascina particolarmente, a sapere se effettivamente oggi egli fa parte delle collezioni di qualche museo dall’altra parte del mondo, o riposa in pace nel cimitero di qualcuno dei nostri paesi.
Alessandro Laporta – Direttore Biblioteca Provinciale – Lecce