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Nel Salento è ancora estate

Affrettatevi a partire, perché nella terra de lu sule è sì tempo di vendemmia, ma si può godere ancora del mare. Tra vini e dolci spettacolari, borghi antichi e masserie, viaggio alla scoperta di un altro volto del tacco d’Italia, genuino e rilassante

Dimenticate la movida frenetica dei mesi estivi, il pullulare di bagnanti, la musica degli stabilimenti balneari. Scordatevi il traffico sulla strada litoranea, i locali e i ristoranti pieni, i centri storici affollati dai turisti. Quello che vi portiamo a scoprire è un Salento diverso, autentico e conosciuto da pochi.

Da metà settembre a metà ottobre nella terra de lu sule è tempo di vendemmia. La tradizione vinicola salentina è antica, ma è stato in tempi recenti che il nettare degli dei qui prodotto ha fatto un salto di qualità e si è fatto conoscere in tutto il mondo: Germania, Gran Bretagna, Olanda ma anche Cina, India e Giappone. Citiamo il Selvarossa Riserva Salice Salentino DOP della Cantina Due Palme di Cellino San Marco (tre bicchieri del Gambero Rosso negli ultimi due anni), Il Leverano Doc Ross Riserva del 2005 della Cantina Vecchia Torre di Leverano (medaglia d’oro per il Vinitaly 2010), il Noatarpanaro e il Patriglione dell’Azienda Agricola Cosimo Taurino di Guagnano (il secondo è tra i Top 100 Wines of the World ). Rossi notevoli, spesso con un ottimo rapporto qualità prezzo, come lo sono altrettanto i rosati. Bevande che si accompagnano al gusto della cucina locale, che vanta specialità da leccarsi i baffi come pittule (frittelle salate di pasta lievitata), pitta di patate, focacce ripiene di verdura, purea di fave con cicoria selvatica, ciceri e tria (pasta coi ceci), maccheroni di pasta fresca con cacioricotta, agnello con le patate, polpo alla pignatta, pezzetti di cavallo e turcinieddhri (involtini di agnello).

Vino e non solo: non può mancare il mare, che in questo periodo dell’anno ha un fascino tutto speciale. Se il tempo lo consente da maggio inoltrato a metà ottobre nella punta estrema della Puglia si può fare il bagno. Gran parte degli stabilimenti balneari ha già chiuso o si accinge a farlo, e le spiagge delle più note località sono in versione “da cartolina”, meravigliosamente libere, ma il sole per fortuna scalda e abbronza ancora.

Torre Pali

Per godere della pace e dei colori della campagna il consiglio è quello di soggiornare nell’entroterra. A pochissimi chilometri dal litorale adriatico, in località Borgagne, si trova la Masseria Bosco di Makyva. Immersa nella tranquillità degli ulivi secolari, si sviluppa intorno a un’antica struttura rurale. Attorniata dal verde, è un’ottima base di partenza per visitare sia i comuni della Grecìa Salentina che la costa. Nelle vicinanze si trovano le Marine di Melendugno (San Foca, Roca Li Posti, Torre Dell’Orso, Torre Sant’Andrea), la spettacolare spiaggia degli Alimini e i suoi laghi, l’imperdibile città di Otranto. Spostandosi a Nord di Lecce, verso la zona dei vigneti, non mancano le strutture di notevole fascino ed eleganza. La Masseria Terra Dei Padri è un relais sorto su un antica casa padronale del 1600 a Campi Salentina: qui la tradizione abbraccia l’eleganza. Si trova a metà strada tra l’Adriatico e lo Ionio, in modo tale che a seconda del vento si possa scegliere la località di mare migliore. Non molto lontano da Porto Cesareo c’è la Masseria Resort Albaro, un ex podere di grande fascino. Oltre a un curatissimo giardino e all’immancabile piscina, vanta una particolarità: una bellissima chiesetta risalente al III secolo D.C.

Spostandosi ancora più a Sud si incontra Tuglie, non molto lontana da Gallipoli: vale la pena fermarsi qui a visitare il Museo della Civiltà Contadina, ubicato nel seicentesco palazzo ducale all’interno del quale si sviluppa un antico giardino. Ma il vero fiore all’occhiello della città è il Museo della Radio, piccolo ma concentrato centro di storia dove tutti i macchinari sono funzionanti. Dalla cultura al gusto si passa nella Gelateria Provenzano, affacciata sulla piazza principale, dove assaggiare i dolci tipici delle feste salentine. Immancabile lo spumone, chederiva dalla cremolata. Ma è la banana la vera particolarità dell’esercizio. Si tratta di un dolce storico “su stecco” nato negli Anni Cinquanta fatto di gelato al cioccolato e fior di latte, arricchito da una cremosa meringa coperta di granella di mandorle tostate rigorosamente salentine.

Autore: Alessandra Del Re

Fonte: www.libero.it – sezione viaggi

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