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Escursione a passo lento sui sentieri degli antichi pellegrini

Era intitolata “I luoghi della memoria” la raccolta fotografica donata personalmente dal “Comitato 275” a Nichi Vendola lo scorso Agosto, quando un pullman carico di cittadini partì dal Salento e raggiunse il capoluogo di Bari per esporre i tanti motivi per i quali era necessario che l’opera più golosa mai realizzata nel Capo di Leuca, negli ultimi 20 anni, si fermasse a Montesano Salentino.

Vani sono stati i tentativi di responsabilizzare la classe politica Pugliese che, più delle altre, asserisce di voler tutelare il paesaggio, le risorse archeologiche e le bellezze tipiche, definendole addirittura “le fabbriche del futuro”. Sono trascorsi 9 mesi da quell’incontro e l’accordo del 3 Marzo, fra Vendola e Fitto, ha sancito la vittoria delle lobby sugli ideali; ha definitivamente smascherato chi si traveste per motivi evidentemente elettorali da Masaniello e si scopre Borbone. La passeggiata di Giovedì 2 Giugno organizzata dalle associazioni ArchèsGaia, da sempre sostenitrici della causa del Comitato 275, ci porterà a spasso per i luoghi che presto, se dovesse realizzarsi l’inutile piano di distruzione di massa – ossia la costruzione della strada che doveva servire le fiorenti zone industriali nonostante lo sviluppo industriale salentino sia morto e sepolto – che cancellerà per sempre il fascino e l’armonia di quel pezzo di territorio. È la prima delle due tappe che ci porterà attraveso antiche carraie, anfiteatri naturali a lambire il bosco Macchia di Ponente (SIC), ammirando le splendide opere d’architettura rurale (muri di cinta alti più di due metri costruiti con un pietrame piccolissimo e tipico della zona), le pajare e altri particolari da scoprire insieme. Ed inoltre la fauna che si risveglia, ramarri, biacchi, cervoni, farfalle dai mille colori, tutto immerso nei profumi della flora primaverile. Noi non possiamo permetterci di “sacrificare” questa ricchezza, i nostri figli non ce lo perdonerebbero, ed è per questo che non ci arrenderemo mai e andremo avanti con la resistenza attiva e faremo di tutto per impedire questo scempio.

Percorso 1. Serra del Fico (rotatoria “Cosimina”) – Castiglione d’Otranto (loc. Casaranello – Trice)

L’itinerario si snoda dalla Zona industriale di Tricase, località Serra del Fico.

Lasciata ad occidente l’area ad insediamenti produttivi si percorre, per circa 200 metri, un tratto viario di recente realizzazione che si collega alla rotatoria della tangenziale di Tricase (“Cosimina”). Il tragitto procede, in direzione nord, sul tracciato di una strada campestre larga poco meno di 2 metri, che si caratterizza per la presenza di carraie sul banco di roccia. I solchi sono larghi dai 20 ai 30 centimetri, presentano una profondità massima di 15 centimetri e si sviluppano, in maniera pressoché continua, per tutta la lunghezza del tracciato.

Il tratto viario, ubicato interamente nel Comune di Tricase, insiste nelle località  Macchie di PonenteSerra del Fico e lambisce ruderi di antichi edifici rurali e strutture in pietra a secco (liamepajare).

Dopo circa 300 metri di cammino tra la fitta vegetazione spontanea, si prevede una prima sosta presso il “giardino degli ulivi secolari”, così denominato per la presenza di alberi monumentali e maestosi. Un sentiero si snoda ad ovest della nostra strada campestre e si perde in un campo incolto, lambito dalla vicina zona industriale di Tricase.

La sosta permette ai viandanti di notare, ai lati della stradina, alcuni blocchi di pietra calcarea, infissi verticalmente nel terreno o reimpiegati nei muretti a secco, che delimitano su entrambi i lati l’antico tratturo.

Volgendo lo sguardo ad oriente si intravedono – gelosamente riparati dalle folte chiome degli ulivi – numerosi edifici rurali in pietra a secco (pajare liame), segni tangibili dell’intensiva frequentazione agricola e pastorale di quest’area. Alcune di queste strutture si caratterizzano per le notevoli proporzioni, mentre la forma prevalente è quella tipica di questa zona, ossia a tronco di piramide; le pajare, spesso, sono affiancate da piccoli forni adibiti alla cottura dei fichi secchi. La coltivazione del fico era peculiare del territorio, come dimostra ancora oggi la presenza di toponimi che rimandano a tale pianta.

Il sentiero, dopo alcune centinaia di metri, conduce inaspettatamente in un campo ricoperto da fitta vegetazione spontanea, dalla particolare morfologia che ricorda vagamente quella di un anfiteatro naturale. La sosta, in questo caso, permetterà ai camminanti di osservare diverse specie vegetali autoctone e una graziosa cisterna per la raccolta di acque piovane, piccolo esempio di opera ingegneristica rurale.

Dopo aver attraversato un prato di lino e piselli selvatici, che si estende per una superficie di alcuni ettari, si perviene nei pressi del bosco di località Macchie di Ponente. Il cammino prosegue in direzione nord – est e, dopo aver percorso circa un chilometro, si raggiunge Castiglione d’Otranto, piccola realtà urbana che offre al visitatore una autentica e suggestiva realtà di borgo.

Si prevede una sosta rigenerante presso il largo fiera di località Casaranello (o Trice), oggetto di recenti scavi archeologici che hanno messo in luce un cimitero di età medievale. Qui lo sguardo del viaggiatore viene attratto dalla chiesa di Santa Maria Maddalena, con l’epigrafe che ricorda l’istituzione borbonica della fiera nel 1752, una delle più rinomate del Salento, che si svolge nell’ultima decade di luglio.

Dopo aver osservato la maestosa macina in granito, che fa bella mostra di sé alle spalle dell’edificio consacrato alla Santa penitente per eccellenza, il cammino si snoda per circa 100 metri verso nord, dove è ubicata la cripta dello Spirito Santo, un vero enigma per studiosi e storici locali, in quanto si tratta di una cripta che non presenta la classica struttura architettonica delle cripte bizantine del Salento e non è intitolata alla Vergine né a una determinata tipologia di santi.

Si ritorna verso la chiesa di Santa Maria Maddalena e si rimane stupiti al cospetto dell’insediamento rurale che si affaccia sulla Strada Provinciale Montesano – Castiglione, composto da numerose liame ecaseddhe, antiche abitazioni della popolazione salentina, la cui atmosfera silente contrasta con quella che si poteva immaginare in questa masseria fino a pochi decenni fa, quando la quotidianità era intrisa di lavoro, fatica e sudore, epoca in cui lo strepitìo dell’attività umana giungeva anche dal sottosuolo, dal buio dei frantoi ipogei, frenetici ed instancabili produttori di “oro giallo”.

Il viaggio di ritorno al luogo di partenza si snoda da largo Trice, in direzione sud, immersi in un suggestivo paesaggio bucolico caratterizzato dalla presenza di dedali di muretti a secco, liamepajare, ulivi e piccoli orti coltivati con amorevole cura dai contadini del posto. Si lambisce una vecchia cava, adibita fino a qualche anno fa a discarica, diligentemente bonificata e opportunamente recintata.

Il percorso si conclude, dopo aver camminato per altri due chilometri, presso la rotatoria della “Cosimina”, con la speranza che questo piccolo lembo di paesaggio incontaminato possa essere salvaguardato e tutelato da un inutile nastro di nero asfalto.


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