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“Concrete apparenze”, una mostra che intriga il pubblico a Leuca

Denominatore comune: la pietra. Quella aspra o levigata degli abissi marini (ma anche del nostro inconscio) di Luigi Sergi e quella “di scarto” recuperata dal paesaggio e fatta rinascere, dopo milioni di anni, a nuova vita da Vito Russo. E’ qui l’input estetico-creativo di “Concrete apparenze”, la proposta artistica più intrigante dell’estate a S. M. di Leuca (Auditorium della Parrocchia “Cristo Re”, sino a Ferragosto, patrocinio delle Unioni dei Comuni Presicce-Acquarica del Capo e “Terra di Leuca”, Salve, Patù, Alessano, Corsano, Tiggiano, Gagliano del Capo, Morciano di Leuca).

La mostra è stata inaugurata dai sindaci di Castrignano del Capo, Anna Maria Rosafio (“La sesta in pochi giorni…”, sorride), e Presicce, che ha dato i natali a Sergi, Leonardo La Puma. “Siamo orgogliosi di ospitare due grandi artisti”, ha detto don Giuseppe Martella.

Per il secondo anno, Sergi e Russo propongono dunque pitture e sculture nella location voluta da don Martella (che a Leuca è assai benvoluto, prossimo alla pensione) e progettata da Claudio Grecuccio, oggi assessore ai LL.PP. del Comune di Castrignano, di cui Leuca è frazione. Sono entrambi artisti di fama.

ww.luigisergi.it

Luigi Sergi vive e lavora a Novara, dove ha uno proprio spazio espositivo (“Dentro l’Arte”), e dopo la stagione delle sculto-pitture è entrato in una fase creativa nuova, diremmo “antropologica” e visionaria: scruta il mare della Puglia, i fondali, le pietre levigate dal lavorio incessante delle onde. Ma è solo un pretesto, un alibi per scandagliare l’animo umano con i suoi tormenti, sogni, desideri, passioni.
Il rosso della terra e il blu nelle varie sfumature del mare, a seconda dell’umore, sono i colori che predilige.

“Quando al Nord mi chiedono dov’è la salentinità nella mia opera, dove si nasconde – spiega l’artista – rispondo che è nella natura, nel paesaggio da dove estrapolo la pietra, ed è questa che parla in nome della terra da cui provengo”.

www.vitorusso.it

Vito Russo è un docente dell’Istituto d’Arte di Lecce da poco in pensione. Per dire i casi della vita: è stato insegnante di Sergi per due anni:

“La mattina presto passavo da casa sua a prenderlo e lo portavo a scuola… “. Cominciò a insegnare ad appena 18 anni: l’allievo ne aveva solo 14. Curiose, barocche ellissi esistenziali e artistiche all’ombra della Magna Grecia.
Il mondo intero parlò della sua arte nel 1998, quando col figlio Dario e Giovanni Scupola si spinse sino a Nagano, in Giappone, per partecipare alle Olimpiadi Invernali, dove con una scultura di ghiaccio vinse la medaglia d’argento. Al momento è presente (sino al 4 settembre), anche nella collettiva “Arte ai Bastioni” (10 artisti contemporanei) a Brindisi, Bastione di San Giacomo, appuntamento di spessore dell’estate brindisina curato da “Le Ali di Mirna” e l’Associazione Culturale “Eterogenea”. E’ in mostra con Giovanni Alfonsetti, Aurelio Bruni, Rita Fasano, Donato Bruno Leo, Stefano Marziali, Mario Miccoli, Pino Nardelli, Francesco Porcelli e Nadia Verrienti.
Russo è grande quanto modesto: è autore di un Cristo in frassino alto 2,5 metri, molto realistico nella sua smorfia di dolore (si trova nella chiesa di “Pescoluse”, marina di Salve). Nelle opere proposte a Leuca spicca ”Crisalide alla luce”, una lunga figura di donna stilizzata, trasparente, quasi un omaggio a Modigliani: “La vedo come una solare metafora della scultura stessa…”. Russo cattura e lavora ogni tipo di pietra che gli si muove intorno nella sconfinata campagna di Salve, dai Fani alla Masseria don Cesare: dal bolo che la terra sgrava quando si scava per fare nuove case all’argilla d’ogni colore, dal marmo alla calcite e poi la pietra di Pescoluse (gravida di fossili compattati dalle glaciazioni), la Palombara (scura come lava) e quella di Apricena:

“Lavorandole – osserva – escono fuori colori insospettati, un po’ come quando si conosce una persona nuova e praticandola si scoprono aspetti della sua personalità che forse non si immaginavano…”

Dare colore all’argilla è un archetipo dell’arte greca, una tradizione a cui idealmente Russo si riallaccia, per continuarla. La Puglia ha avuto molti artisti in questo solco: da citare Niccolò Dell’Anna, che operò a Bologna. Come dire: la pietra antropoformizzata.

“Cosa unisce la mia arte e quella di Sergi? – si chiede – un certo plasticismo, una costante ricerca del volume…”

Il maestro, nato a Salve nel 1948, è famoso anche per opere commemorative. Eseguì, anni fa, il busto di Maria Monteduro, la dottoressa di Gagliano del Capo assassinata oltre 10 anni fa. Da poco ha collocato nell’aula consiliare della Provincia di Bari, a lui intitolata, quello del politico Dc Matteo Fantasia, già presidente di quell’ente al tempo di Aldo Moro, ed ex internato nel campo di sterminio di Dachau su cui scrisse un libro di memorie che fa pensare a Primo Levi (commissionato dal padrone di Telenorba Luca Montrone, che ha sposato una figlia). E sta lavorando alla statua del , morto 2 anni fa in una casa di riposo a Calimera, Nicola Arigliano, chiesta dal Comune di Squinzano, dov’era nato, per una piazza, del celebre uomo politico di Patù Liborio Romano e ancora del politico Dc di Calimera, appena morto, Leonardo Brizio Aprile. Chi ama il lavoro, dal lavoro è riamato, anche, soprattutto in tempi di crisi.

Francesco Greco


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