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No alle trivellazioni petrolifere nel Salento! Petizione on-line

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on-line la petizione per dire
NO ALLE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE NEL SALENTO!

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Il 15 ottobre 2009, il Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio, Stefania Prestigiacomo, ha dato il via alla Northern Petroleum Ltd per effettuare trivellazioni a 25km dalla costa di Monopoli, nell’Adriatico.

Ma il rischio delle trivellazioni in Puglia continua: il 28 luglio 2011 la compagnia petrolifera ha ottenuto, sempre dal Ministero, altre due concessioni nel Salento/Barese: a Giove e Rovesti.

Al momento, i permessi di ricerca rilasciati sono 25 (di cui 2 in Puglia) e numerose sono ancora le istanze di autorizzazione che riguardano ben 30.000kmq di Mare, da Rimini a Santa Maria di Leuca.

6.000kmq solo in Puglia, da Bari a Santa Maria di Leuca, interessando le località di Bari, Monopoli, Polignano a Mare, Brindisi, Fasano, Cisternino, Ostuni, Carovigno, Melendugno, Otranto, Giurdignano, Uggiano la Chiesa, Torre Guaceto, Macchia San Giovanni, Punta della Contessa, Foce Canale Giancola, Rauccio, Aquatina Frigole, Torreveneri, Torre dell’Orso, Le Cesine, Palude dei Tamari, Laghi Alimini, Santa Maria di Leuca, Posidonieto, Capo San Gregorio, Punta Ristola.

La Northern Petroleum Ltd non è l’unica compagnia ad avere mire sull’estrazione di idrocarburi nel nostro mare: la Petrolceltic ha avanzato quattro richieste di autorizzazione a Nord delle Isole Tremiti, mentre l’inglese Spectrum Geo Ltd avrebbe, addirittura richiesto l’intero Adriatico!

Quali sono le maggiori criticità causate dalle trivellazioni?

– le ispezioni, ed eventuali trivellazioni, saranno effettuate a distanza di soli 9km dalla costa e 22km dalle aree protette (in America il divieto si estende a 160km!)

– dalla conformazione chiusa del Mar Adriatico (che comporta ricambi d’acqua troppo lenti) conseguirà un elevato rischio di inquinamento a causa della fuoriuscita di fluidi e fanghi originati dalle trivellazioni e dagli scarti degli idrocarburi e dal transito di navi cisterna per il trasporto

– le ispezioni sismiche (che permettono di dare stime sui giacimenti di riserve di petrolio) si effettueranno con la tecnica dell’Airgun: scariche violente di aria compressa verso i fondali marini che causano danni alla flora e alla fauna e lo spiaggiamento dei cetacei come i numerosi deflini morti ritrovati nel corso dell’anno

– secondo il rapporto di Legambiente, il Ministero dello Sviluppo Economico ha stimato riserve pari al 187 milioni di tonnellate (di bassa qualità). Il tasso di consumo del 2010 è stato di 73,2 milioni di tonnellate. Quindi le riserve verrebbero consumate in soli 30 mesi, ossia 2 anni e mezzo circa.

Al momento siamo in attesa di approvazione, da parte delle Camere, della Proposta di Legge avanzata dal Consiglio Regionale Pugliese “Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi”.

E’ il primo passo verso la petrolizzazione dei mari del salentino e del barese, che si concluderà, secondo le intenzioni della Northern Petroleum, con l’installazione di almeno nove piattaforme a mare” ha spiegato Maria Rita d’Orsogna, professoressa italo-americana, docente alla California State University a Northridge. “Inevitabilmente – aggiunge – queste porteranno con sé perdite di petrolio e rilasci di materiale inquinante, dannoso a pesci e all’uomo, e la possibilità di disastrosi scoppi e incidenti

In più – sostiene la D’Orsogna -, nulla vieta alla Northern Petroleum di vendere il suo petrolio sul libero mercato. Le royalties per le estrazioni dai mari italiani sono solo il 4% del ricavato, a fronte di tassi che in Norvegia ad esempio, arriverebbero all’80% del totale. Le estrazioni di petrolio, nel basso Adriatico da parte della Northern Petroleum e delle Tremiti da parte dell’irlandese Petroceltic porteranno al deterioramento della salute del mare, del turismo, dell’economia e in ultima analisi della qualità di vita dei cittadini: pertanto invitiamo le comunità costali della Puglia – afferma la D’Orsogna – a prendere conoscenza della problematica e ad attivarsi presso il Ministero dell’Ambiente per opporsi in maniera ufficiale ai propositi della Northern Petroleum”.

Per farlo, è possibile inviare osservazioni di contrarietà come previsto dalle norme europee e secondo le quali per progetti di così forte impatto ambientale, l’opinione del pubblico e di enti locali risulta vincolante: “Sconfiggere i petrolieri – ribadisce la docente – è possibile, come dimostrano diverse vittorie in altre comunità italiane. L’ingrediente più importante è di gran lunga l’informazione e la partecipazione popolare”.

clicca qui per la sottoscrizione on-line: http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2011N13045

FONTE: www.lecceprima.it
l’Urlo, periodico di Informazione Culturale, Anno II, n°6 – Settembre 2011


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