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La cripta di San Pantaleone ai Fani di Salve

A pochi passi dalla chiusa dei Fani nel territorio di Salve, luogo che avrebbe dato i natali alla leggendaria città di Cassandra, immersa in un piccolo paradiso di macchia mediterranea dove campanule dai riflessi violacei e azzurri seducono con la loro cromia gli occhi di un osservatore non casuale, desidoroso di conoscere e scoprire la natura ed i piccoli tesori che essa circonda, si dischiude un piccolo antro che conserva ancora tracce di un passato dai caratteri incerti: una cripta, probabilmente dedicata a San Pantaleone.

Ingresso alla cripta nascosto tra la vegetazione

Protetta dalla folta vegetazione che costeggia il canale del Fano lungo la dorsale orientale, la cripta risulta quasi invisibile ad un occhiata fugace. Di piccole dimensioni (2,70×3,20 m), probabilmente destinata ad una ristretta cerchia di monaci bizantini,  il luogo di culto interamente scavato nel banco roccioso  si compone di due ambienti: una cella, dove i partecipanti alle celebrazioni religiose potevano prendere posto su due sedili ricavati lungo le pareti laterali, ed un abside separato dalla cella da un tramezzo in pietra che raggiunge il soffitto  fiancheggiato da due finestrelle. Al centro della prima cella una piccola fossa forse conteneva i resti di uno di questi monaci.

La cripta - interno

Su buona parte delle superfici laterali, ed in una piccola nicchia nella zona absidale, è possibile intravedere labili tracce di affreshi che permettono di circoscrivere sommariamente i contorni di sei figure nimbate tra cui alcuni volti barbuti, un lembo di abito bianco ed un altro ancora, rosso, con una bordatura ocra e decorazione a rombi. Queste figure, tanto vaghe e quasi appartenenti ad una realtà immaginaria non hanno neppure un nome, anche questi portati via dall’inesorabile caducità del tempo. Non restano che poche lettere greche, del tutto insufficienti a conferire un identità a questi pazienti osservatori. Ma ecco che tra i frammenti mancanti di intonaco e le ragnatele tessute dai regni che da secoli abitano ormai questo piccolo antro, si può forse riconosce un nome, PANTA, San Pantaleone, la cui figura, se pur nebulosa, è ricalcabile in un volto devastato da fenomeni erosivi, un mantello rosso su un vestito azzurro decorati sui lati e sulla porzione inferiore da una bordatura ocra. Una mano regge qualcosa di scuro: probabilmente qualcuno degli attrezzi con i quali esercitava la professione medica. Al suo fianco un altro volto senza nome, abbigliato con ciò che resta di una veste rosa ornata sull’orlo inferiore con un gallone e motivi geometrici.

Affreschi

Un solo individuo si è dunque salvato dalla distruzione del tempo in quella che rappresenta, insieme alla cripta di San Pietro a Sternatia, l’unico esempio di chiesa-cripta ad un unica navata e con un iconostasi in pietra. Probabilmente la dedica a San Pantaleone è del tutto infondata, poche sono le informazioni che abbiamo a riguardo. Chissà quali altri figure adornavano le pareti di questo piccolo luogo sacro non raggiunto dalle temibili persecuzioni della lotta iconoclasta.

Un altro piccolo tesoro della testimonianza bizantina nel Salento ormai perduto, anche se cullato e protetto dalla natura dalla già consolidata indole perversa dell’uomo a rovinare il bello.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Mariangela Sammarco, Gli insediamenti rupestri nel capo di Leuca, pagg 29,30Congedo Editore (2000)


2 commenti su “La cripta di San Pantaleone ai Fani di Salve

  1. Fabio Selleri ha detto:

    Carissimo Marco,
    sono un appassionato, vorrei sapere se è difficile trovare l’ingresso della grotta di s. Pantaleone ai Fani. Potresti darmi qualche riferimento?
    Grazie, Fabio Selleri.
    Ps. il sito salogentis è fantastico!

    • Marco Piccinni ha detto:

      Ciao Fabio, grazie per i complimenti.
      L’articolo è provvisto di coordinate gps del luogo ma, stando a quanto mi hanno riferito, la zona non è più accessibile poichè recintata. Il sito è in proprietà privata. Puoi contattare l’Associazione Archès per avere maggiori informazioni o conoscere a chi rivolgersi per l’autorizzazione per accedere all’area interessata.

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