La Madonna del Monte di Palmariggi
A poche centinaia di metri dall’ingresso di levante al paese, su di una collinetta che è ricordata, dalla storia come il “Monte della Guardia“, perché lì, manipoli di sentinelle si alternavano nel tentativo di tenere sotto controllo l’intera terra d’Otranto (vessata nel tardo Quattrocento dalle scorribande Ottomane che avrebbero, poco dopo, messo a ferro e fuoco, proprio la città dei Martiri) e dalla tradizione come “Monte Iuzzo“, elaborazione dialettale del latino “Monte di Giove”, poichè si racconta della presenta di un tempietto classico in favore del Padre degli Dei dell’Olimpo, sorge una cappellina dedicata al culto della Vergine di Costantinopoli.
Volgarmente appellata Madonna del Monte, l’intera zona probabilmente era stata già in uso in età romana, vista la privilegiata posizione rispetto ai luoghi circostanti. Spesso la memoria collettiva ricorda, proprio in quei luoghi, anche la presenza di una maestosa meridiana tracciata sulla pietra viva della stessa collinetta e che avrebbe scandito, puntualmente, il tempo del lavoro nei campi; di cui purtroppo, però, se ne sono ormai perse le tracce.
La chiesetta attuale, che guarda a Ponente, è il frutto dell’impegno e della devozione di una pia patrizia del luogo, Donna Carmela Elia Modoni, che la fece ricostruire, a proprie spese, a metà del XIX secolo, sulle rovine di una cappellina ancora precedente, edificata laddove sarebbero sorte, come già detto, le vestigia di un tempietto di età classica. A chiudere il quadro “storico” citiamo il racconto secondo cui verso la fine del Rinascimento, quei luoghi siano stati testimoni di numerose apparizioni mariane ad un giovane del posto di umili origini.
La gente di Palmariggi, per tradizione e devozione, compie un pellegrinaggio annuale sui quei luoghi proprio il primo martedì di Marzo, nel giorno della festività della Madonna di Costantinopoli: là, dopo la messa ed un momento di preghiera sotto la guida del parroco paesano, i convenuti banchettano sulle aie degli uliveti che circondano la costruzione votiva. Come vuole la tradizione, lo si fa mangiando al sacco un panino con “pimmitori e pipirussi scattarisciati” e delle uova sode. Da qualche anno a questa parte è il lavoro e l’impegno dei volontari della locale Pro Loco che tiene ancora viva questa meravigliosa usanza.
Emiliano De Pascalis