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La cappella di Sant’Anna di Specchia Gallone

Se si potessero immaginare le scene dell’antico e del nuovo testamento, le immagini e i colori che andrebbero a comporle non dovrebbero scostarsi di molto da quanto già elaborato intorno al XIV-XVI secolo, nella piccola cappella di Sant’Anna, a Specchia Gallone (Minervino di Lecce).

Parte di un sistema di chiese appartenenti all’ordine dei  francescani, sviluppatisi dal XIII-XIV secolo in buona parte del Salento, la piccola cappella si presenta al visitatore come un vero e proprio libro aperto, in questo caso la Bibbia, nel quale poter riconoscere alcuni degli episodi salienti della vita di Gesù, di sua nonna Anna, di quegli aneddoti che spesso non trovano una giusta collocazione cronologica e che pertanto stanziano su una linea molto sottile che divide la storia dalla fede, impossibilitati di comprendere dove inizia una e finisce l’altra. L’arca di Noè e il diluvio universale, la strage degli innocenti, la nascita di Gesù e l’adorazione dei Magi, la sua circoncisione e la presentazione al tempio, la morte di Sant’Anna, l’Annunciazione, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, atti misericordiosi compiuti dai committenti del ciclo pittorico, il Giudizio Universale. Sono solo alcune delle scene che ricoprono circa 90 metri quadri di superficie, divisi tra una navata ed un presbiterio. Anime dannate e torturate e l’ascesa dei giusti fanno da contorno all’epico scontro tra San Giorgio e il drago, sotto il vigile e attivo sguardo dell’Arcangelo Gabriele, anche lui concludente da vittorioso un’altra battaglia contro il demonio. Scene di vita che si contrappongono a quelle di morte, affrescate sul calvario che costituisce l’ingresso all’antico frutteto dove è tutt’ora sito il piccolo tempio religioso.

Giudizio Universale

Nel 2010 una delegazione bassanese, giunta nel Salento per stringere amicizia con l’amministrazione comunale di Minervino, in una visita alla cappella, avrebbe notato una somiglianza sconcertante tra uno degli affreschi presenti con un’opera di Jacopo da Ponte (detto Jacopo Bassano): la fuga in Egitto. Il Monte Grappa immortalato dall’artista bassanese avrebbe lo stesso identico profilo di quello eseguito, da mani anonime, in un riquadro della chiesetta salentina, che rappresenta anch’esso la fuga in Egitto. Una possibile contaminazione di artisti veneziani nelle opere salentine come già avvenuto in altri contesti?

Affreschi sul nuovo testamento e opere dei committenti

Molte delle informazioni sulla cappella provengono dalle numerose visite pastorali che si sono susseguite nei secoli. Come quelle del 12 ottobre del 1522, da parte del Vescovo di Castro, che sottolinea la presenza di un frutteto tra i beni dell’edificio. Notizia confermata in occasione della visita del 23 febbraio 1540, da parte di Mons. Pietro de Capua, che aggiunge inoltre che all’interno della chiesa sono presenti ben tre altari, e anche una cisterna ed una piccola casa attigua, come ci informa invece Mons. Lucio de Morra nella sua visita del 25 gennaio del 1680.

Recuperata dal degrado del tempo e di alcuni lavori di restauro eseguiti non correttamente tra gli anni 70 e 80, che hanno contribuito all’appannamento dei colori e al danneggiamento dell’intonaco, la piccola cappella è divenuta la mascotte dell’intera cittadina di Specchia Gallone, che non perde occasione di farne bella mostra nei principali punti di interesse del paese con cartellonistica esplicativa.

Molto suggestiva è inoltre l’allestimento del sepolcro in occasione dei giorni della passione. La Madonna addolorata, con il cuore trafitto da una spada, veglia il proprio figlio, avvolto nel suo sudario, nel presbiterio, in compagnia di un nugolo di santi nimbati e vescovi che ne gremiscono le pareti.

Sepolcro

La terra dove sorgeva l’antico frutteto della cappella diventa la location perfetta per un evento che collima il sacro con il profano. Molti specchiesi si radunano qui per festeggiare la pasquetta e pranzare e brindare all’ombra della chiesetta.

Marco Piccinni


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