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L’abbazia di San Nicola di Macugno, Neviano

“Luogo sinistro era quello…da una grotta deformi figure attendevano impazienti il tramonto per poter uscire da quella fredda e umile dimora, desiderosi di seminare il terrore in uomini e bestie. Troppo grande era il rancore nei confronti di quel genere umano sempre più incline alla fede e alla ricerca di una protezione divina.  Erigevano luoghi di culto, sempre di più. Ma era giunto il momento di dire basta! Così, una notte, quegli strani esseri decisero di intervenire e porre finalmente un freno a quella sdolcinata esistenza terrena. Bisognava che gli uomini cominciassero a provare la paura, il terrore. Colpirono quel luogo, quell’abbazia che non venne mai completata. La distrussero e nelle sue fondamenta si stabilirono definitivamente.” L’Abbazia di San Nicola di Macugno divenne così, La “Masseria de lu diaulu”.

Abbazia di San Nicola di Macugno

Abbazia di San Nicola di Macugno

 

Luogo designato per le prove di coraggio dei più giovani che,  in cerca di avventure e di una scarica di adrenalina, si avventuravano nelle campagne lungo vecchie carraie per raggiungere quel posto, nascosto ormai dalla vegetazione, reso impenetrabile dai rovi e dalla leggenda che lo vedrebbe abitato da creature demoniache che impedirono la costruzione dell’ultimo piano dell’edificio, costringendo gli abitanti delle contrade vicine alla fuga per non ritornarvi più, per secoli.

Luogo temuto anche dai contadini che della campagna avevan fatto la propria ragione di vita. Una tempra forte e coraggiosa che vacillava ogni qual volta si intravedeva, anche da lontano, la sagoma di quella torre-fortezza diruta e maledetta. Si alzava il passo imponendosi di non voltare indietro lo sguardo. Bisognava allontanarsi, subito!

Inserita in un progetto di recupero dal degrado e da un ingiustificato terrore dall’amministrazione comunale di Neviano a partire dal 2008, con il progetto di un ecomuseo per il recupero del folclore e delle tradizioni popolari, l’Abbazia di San Nicola di Macugno è tornata oggi a nuova vita.

Inserita in un contesto rurale ricchissimo di testimonianze storiche, a 100 metri sul livello del mare, in una posizione dominante sulla fertile “valle della Ruga”, il complesso abbaziale ebbe origine molto probabilmente nel XIV secolo. Citato in diversi documenti, nel 1378 e nel 1412, che ne sanciscono l’appartenenza geografica al territorio di Neviano e alla giurisdizione della curia neretina, il piccolo borgo di Macugno svolgeva una funzione di sosta obbligatoria per i pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca, per i commercianti e pastori che spaccavano periodicamente l’entroterra lungo la congiungente dei due porti di Gallipoli e Otranto.

Dettagli dell'Abbazia di San Nicola di Macugno

Dettagli dell’Abbazia di San Nicola di Macugno

Un grande forno in pietra all’esterno della torre, enormi silos in grado di contenere fino a 40 quintali di grano, un palmento scavato nella roccia e reso impermeabile, un vecchio mulino, fondamenta di abitazioni. I resti di un ciottolato, alcuni ipogei tra cui una grotta molto ampia con un pilastro centrale e un “trono”, probabilmente destinato al reggente delle comunità religiosa che qui si era stabilita. Nessun affresco, se non le labili tracce che definiscono dei timidi contorni della figure di San Nicola e di un’ipotetica Santa Lucia, all’interno di due nicchie della torre. Molte croci. Numerose nicchie. Tante domande zittite dalla bucolica bellezza dei luoghi, dal fascino del ricordo, dal vortice della memoria.

Uno degli ipogei dell'Abbazia di Macugno

Uno degli ipogei dell’Abbazia di Macugno

Pezzi di uno spaccato di vita parzialmente ricostruiti dai numerosissimi reperti di uso quotidiano rinvenuti durante il restauro. Un altro tassello della storia salentina che torna al suo posto.

Marco Piccinni


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