La grotta del turco, Otranto
Non mancano pozzi, cisterne, stalle, rimesse, arterie stradali, abitazioni e luoghi di culto. Solo che non lo abita più nessuno…da un bel po’. Siamo nell’immensa Valle dell’Idro, dove un tempo sorgevano gruppi di nuclei abitativi incastonati tra monte “Sant’Angelo”, monte “Lauro Vecchio” e il monte “Le Piccioniere”, lievemente bagnati dalle acque del fiume Idro.
L’inpaludimento della zona e l’assedio turco del XV sec. portarono la vallata, già densamente popolata, ad essere abbandonata gradualmente fino a divenire un sito spoglio e dimenticato. Interventi di bonifica nel secolo scorso hanno permesso il recupero dei terreni coltivabili e il riutilizzo, per scopi differenti, delle numerose cripte e grotte ancora superstiti. Molte sono andate perdute, crollate, interrate, ma ce ne sono alcune che hanno conservato ancora intatte importantissime testimonianze.
Avviciniamoci alle pendici del monte Lauro Vecchio, li dove è individuabile un gruppo di grotte comuni, poste su vari livelli, tra le quali si può scorgere una grande cavità, tipo alcova, sistemi di nicchie a ripiani e due cavità particolarmente ricche di graffiti. In un ambiente quadrangolare due mani sinistre incise sulla roccia, accompagnate dalla sillaba FA farebbe pensare immediatamente ad un ex-voto.
In un altro ambiente invece, ad un livello superiore rispetto a quest’ultimo, tra croci potenziate e solchi di diversa natura e dimensione, due graffiti potrebbero simboleggiare, secondo alcuni studiosi, una testimonianza “fotografica” dell’arrivo dei turchi ad Otranto nel lontano 1480. Alcune navi a vela, su una della quali è stata poi incisa una croce latina, sono state disegnate in prossimità dell’ingresso della grotta, sulla destra. Accanto a questa la figura di un uomo con in mano una scimitarra mentre con l’altra indica la città assediata. Sembrerebbe a tutti gli effetti un guerriero turco, vestito con pantaloni sblusati e un copricapo.
Sono numerosi i segni e i disegni lasciati incisi sulle pareti di questa piccola grotta, ma ahinoi, il passare del tempo, i muschi che prosperano numerosi sulle sue superfici e le svariate destinazioni d’uso che hanno visto protagonisti questi ambienti nei secoli ne rendono ormai quasi impossibile la lettura.
Marco Piccinni
Fonseca, Bruno, Ingrosso, Marotta, Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento – Congedo Editore (1979)