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DIABETE. “Cambiare stili di vita”. Parla Cinzia Bleve

ALESSANO – Diabete: prevenire è meglio che curare. Ma la prevenzione passa per una fondamentale opera di informazione per educare e spingere i cittadini a comportamenti virtuosi, che evitino l’insorgenza della patologia. Andando avanti così, nel 2030 i diabetici in Italia saranno oltre 5 milioni.

La Puglia sta messa molto male: a pari merito con la Basilicata, è seconda in quanto a prevalenza del diabete (dati Istat 2013) e addirittura prima per ricoveri con diabete come diagnosi principale. A Lecce i casi, sempre relativi all’anno 2013, sono 7250, in Provincia 65200.

Urge quindi cambiare stili di vita anche perché i costi sociali della patologia sono pesanti. E proprio per sensibilizzare la gente verso questo obiettivo, ogni anno, intorno alla metà di novembre, si tiene la Giornata mondiale del Diabete, coordinata da Diabete Italia, con screening in oltre 500 città italiane (“Muovi i fili del diabete”).

Ad Alessano, sud Salento, si è giunti alla terza edizione e domenica prossima 15 novembre, alle ore 17.30, a Palazzo Legari, avrà luogo un convegno organizzato dalla biologa-nutrizionista Cinzia Bleve (foto) dove la complessa problematica sarà affrontata da esperti (incluso il diabete che colpisce i nostri amici a quattro zampe, Marcella Rizzo). In programma anche uno screening gratuito.

Domanda: Dottoressa, quante forme di diabete ci sono?
Risposta: Si definiscono ‘diabete mellito’ (o ‘diabete’) tutte le malattie e condizioni che, non trattate, portano a un eccesso di zuccheri nel sangue (iperglicemia).
Esistono vari tipi di diabete: il diabete mellito di tipo 1 o insulino-dipendente è dovuto a una reazione autoimmunitaria che distrugge le β-cellule del pancreas dove viene prodotta l’insulina. Essendo l’insulina necessaria a far entrare il glucosio nelle cellule, la persona con diabete di tipo 1 deve assumerla dall’esterno e fare in modo di averne sempre la quantità giusta nel sangue. Il diabete di tipo 1 insorge spesso in età pediatrica. Circa 100 mila bambini e ragazzi in Italia ne sono affetti.

Il diabete mellito di tipo 2 o insulino-indipendente è la forma più diffusa in Italia e nel mondo. Si manifesta generalmente dopo i 40 anni, soprattutto in persone sovrappeso/obese. La sua evoluzione è lenta e priva di sintomi. Gradualmente la persona perde la capacità di controllare l’equilibrio della sua glicemia. È comunemente noto come ‘diabete dell’anziano’, ‘diabete alimentare’.

Il diabete gestazionale è una forma temporanea che caratterizza una percentuale delle gravidanze. A partire dal secondo trimestre di gestazione, la madre non riesce a tenere sotto controllo la glicemia. Questo tipo di diabete, che caratterizza una quota importante delle gravidanze, sembra scomparire dopo il parto.

Esistono poi forme di diabete ‘intermedie’ fra il tipo 1 e il tipo 2 come il Lada (che insorge nella seconda parte della vita come il diabete di tipo 2 ma evolve presto verso la completa insulino-dipendenza come il diabete di tipo 1) e il Mody, una famiglia di condizioni molto diverse generalmente presenti in determinati ceppi familiari.
D. Quale il più diffuso?
R. La forma più diffusa, perché strettamente collegata allo stile di vita, è il diabete mellito tipo 2. In Italia 3 milioni di persone hanno un diabete di tipo 2 diagnosticato (il 4,9% della popolazione), 1 milione un diabete di tipo 2 non ancora diagnosticato (l’1,6% della popolazione), mentre 2,6 milioni di persone hanno difficoltà a mantenere le glicemie nella norma, una condizione che nella maggior parte dei casi prelude allo sviluppo del diabete di tipo 2 (il 9,2% della popolazione italiana).

D. E i comportamenti che lo favoriscono?
R. Mentre il diabete mellito di tipo 1 ha una forte componente genetica e si manifesta solitamente in età pediatrica o comunque entro i 30 anni, il diabete mellito di tipo 2 è strettamente collegato allo stile di vita: condizioni di sovrappeso/obesità così come pure gli sbalzi di peso (effetto yo-yo), uno stile di vita sedentario, un’alimentazione troppo ricca in cereali raffinati e in grassi rappresentano fattori di rischio diretti e indiretti per la comparsa.

D. E quali comportamenti adottare per prevenirlo?
R. L’arma più efficace resta sicuramente la prevenzione e l’informazione: interessarsi alla propria alimentazione, seguire un regime alimentare bilanciato ed equilibrato, evitare gli sbalzi di peso eccessivi, tenere sotto controllo il proprio peso corporeo senza trascurare situazioni di sovrappeso od obesità, avere uno stile di vita attivo rappresentano tutti fattori protettivi che possono ridurre il rischio di manifestare il diabete.

D. Ma si può guarire?
R. Il diabete è una condizione cronica. Non si ‘guarisce’ dal diabete. Se non si interviene, la glicemia, vale a dire la concentrazione di zucchero nel sangue, tende ad aumentare.
Terapia farmacologica prescritta da uno specialista e terapia alimentare, sempre su suggerimento di un professionista, unita a una corretta attività fisica, sono le armi migliori per tenere sotto controllo questa patologia ed evitare le complicanze, più o meno gravi. Alla persona con diabete non si suggeriscono ‘diete’ o ‘sacrifici’ di breve termine. La sfida che il diabete pone è quella di far crescere le proprie abitudini selezionando quelle più salutari e abbandonando gradatamente quelle che non lo sono. Utile è anche tenere un diario giornaliero in cui annotare tutti i valori glicemici riscontrati e, ancor più, tutti gli elementi che a essi possono correlarsi (alimentazione, esercizio fisico, eventi stressanti, attività lavorativa, tempo libero, etc).

Francesco Greco


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