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Una storia comune: la città di Vereto

“..dopo Rè Carlo andò, e pose l’assedio alla città di Verito, ch’è vicino qualche tre miglia o quattro à Leuche nella qual Città di venuta era una grandissima quantità di Saracini quali erano fugiti da le prenominate provintie, & erano salvati e fatti fortisimi a Verito, e là si stè Rè Carlo in campo gran tempo, il quale Rè Carlo giurò a Dio di non partire mai dal campo finché non l’ha in mano”

“Historia della Città de Leuche”

E’ opinione comune che la maggior parte dei paesi del capo di Leuca abbia avuto origine dalla distruzione dell’antichissima città di Vereto, avvenuta nel IX secolo d.C. ad opera dei Saraceni, gli Arabi dell’Africa Settentrionale.

Vereto, era una città di origine messapica  chiamata originariamente Bareti, divenuta poi Vereto durante il periodo di dominazione romana. Comprendeva un territorio molto vasto che andava da Santa Maria di Leuca fino a nord di Ugento. Era uno dei capisaldi militari e civili così importante, da ottenere, in epoca romana, l’assegnazione di territorio quale unico centro dotato di statuto municipale di Decurionato[1] nel Basso Salento.
Nel 788  fu, però,  rasa al suolo durante una guerra che non le diede nessuna possibilità di Risorgere.

La guerra che passò allo storia vide contrapporsi Carolingi, Longobardi e Saraceni. Così Pino Aprile nel suo Terroni parla di Vereto:

[…]Vereto, città la cui origine è precedente all’invenzione umana della storia: fu la prima fondata dal mitico popolo dei Messapi. Lo scontro – avvenne praticamente nel centro abitato, o addirittura porta a porta – scrive Rocco Fino, in “Il capo di Leuca e dintorni”. – L’esercito carolingio faceva inoltre terra bruciata dovunque passava – .

Le forze delle più grandi potenze dell’epoca si affrontarono lì e l’esito decise l’indirizzo del futuro. Gli unici a non essere nominati sono quelli che ci vivevano; assenti dalla storia, perchè erano il foglio su cui altri la scrivevano. Che fine fecero?

Vista dalla collina di Vereto

 

Dalla sua distruzione  si sono formati tutti i piccoli paesi del basso Salento, che hanno avuto denominazione latine o latineggianti, rimaneggiate poi dagli accenti delle lingue delle dominazioni straniere nel nostro territorio o, semplicemente, hanno preso il loro nome da nomi di persone rilevanti o dalle caratteristiche del territorio o da motivi anche banali.

Antichi abitatori furono gli Japigi-Messapi, che una tradizione storico-letteraria  vuole egeo-cretesi; Erodoto VIII scrisse:

Si racconta che Minos, andando in cerca di Dedalo, giunse in Sicania,  che ora chiamasi Sicilia, e vi morì per mala morte. Trascorso poi un po’ di tempo, tutti i Cretesi, per comando degli dei, con un forte esercito passarono in Sicilia e per 5 anni assediarono Canico (Agrigento) per 5 anni. Finalmente, non potendo espugnarla, né fermarsi di più, spinti dalla fame, lasciata la città, se ne partirono; mentre erano nelle vicinanze della Japigia, sorpresi da una tempesta, furono gettati sulla terraferma con le navi sconquassate. Poiché nessun ritorno a Creta si mostrava loro possibile, si fermarono e fondarono la città di Hyria. E cambiato nome, invece di Cretesi, divennero Japigi-Messapi; ed invece di isolani divennero continentali.

Questa realtà sorico-letteraria, che oltre a Erodoto, ritroviamo nelle storie di Tucidide , è confermata anche da una realtà puramente letteraria. Etimologicamente gli Japigi-Messapi sono genti dell’est venute dall’ovest: i nomi  ja (vento), puge (occidentale) uniti in unica parola japuge, indicherebbero, nel caso, i Cretesi sulla costa della penisola Salentina.
Gli infortunati Cretesi, divenuti Japigi per lo sbarco in Occidente, sarebbero nel contempo divenuti Messapi in relazione ai compatrioti. Da mess (mess es apion apia, neutro plurale) sarebbero stati metà stranieri, perché fuori la madre patria : Creta. Il termine mesapi, interpretato apion (acque), è stato inteso quale genti tra le acque, popolo tra i due mari, lo Ionio e l’Adriatico. Successivamente latinizzato, Messapion è divenuto Salo-gentis , che  ancora oggi, con la parola Salento, racchiude e racconta le origini del suo popolo.
Tra l’VIII ed il VII secolo a.C., una cospiqua rappresentanza di popolazioni greche (mercanti, contadini, allevatori, artigiani), si insediarono nell’Italia meridionale (le attuali Basilicata, Calabria, Campania e parte della Puglia) nell’ambito di un flusso migratorio originato da singole città della comunità greca, motivato sia dall’interesse per lo sviluppo delle attività commerciali, che da tensioni sociali dovute all’incremento della popolazione a cui la magra produzione agricola non riusciva a dare sostentamento. Queste genti, giunte sulle coste Italiche fondarono diverse città.
Per i discendenti delle genti greche stabilitesi nella Penisola italiana, questo fu il periodo in cui si raggiunse la massima ricchezza economica, culturale ed artistica, avendo seguito l’evoluzione della Civiltà Greca, in letteratura, filosofia e arte, con apici di sviluppo spesso superiori alla stessa madrepatria.

Come conseguenza di questa realtà di grande splendore, le zone colonizzate nella penisola italiana, ci sono state tramandate col nome di Magna Grecia (Megàle Hellàs): un nome che volle testimoniare l’orgoglio per aver dato vita, lontano dalla Grecia, ad una comunità di Greci che aveva raggiunto così alti livelli in campo sociale, culturale ed economico, da poter essere considerata, in confronto, più grande della stessa madrepatria.
Il termine Magna Grecia si riferisce quindi alle popolazioni e civiltà, piuttosto che ad un’entità territoriale e politica

Nel tempo le nuove città, per ragioni di sovrappopolazione, commerciali e di controllo del territorio, ampliarono la loro presenza nella regione, espandendo di fatto la civiltà greca a tutto il territorio oggi chiamato Calabria, allora conosciuto come Enotria o Italia.
I reggini fondarono Pyxus (Policastro Bussentino) in Campania; i locresi fondarono Medma (Rosarno) e Hipponion (Vibo Valentia) in Calabria, i sibariti rivitalizzarono i centri indigeni di Laos e Skydros in Calabria e fondarono Poseidonia (Paestum), in Campania; i crotoniati fondarono Terina e Skylletion (vicino a Roccelletta di Borgia) e parteciparono alla fondazione di Kaulon (vicino a Monasterace marina) in Calabria; gli zanclei e i reggini fondarono Metauros (Gioia Tauro) in Calabria.

Continue furono invece le aggressioni dei tarantini condotte ai danni dei vicini Peucezi e Messapi, culminate nella definitiva sconfitta subita ad opera degli Iapigi nel 473 a.C., annoverata dallo storico greco Erodoto tra le più gravi inflitte a popolazioni di stirpe greca.

Sarà l’arrivo delle legioni romane avvenuto tra il 290 ed il 280 a.C., a sancire il passaggio sotto la protezione ed il dominio di Roma di tutte le città greche della penisola italiana.

NOTE:

[1] DECURIONE=I decurioni, nella società dell’Antica Roma, erano i funzionari che si occupavano di amministrare e governare le colonie ed i municipia per conto del potere centrale. A questa garanzia di autonomia da parte di Roma corrispondeva, da parte dei decurioni, l’impegno ad assolvere gli obblighi delle città verso l’Urbe: soprattutto obblighi fiscali. Questi funzionari assumevano anche l’onere delle spese che rientravano in quel fenomeno, largamente diffuso soprattutto ai tempi dell’Impero, detto evergetismo.
Nell’ambito militare il decurione era l’equivalente del centurione ed era al comando di una decuria (10 cavalieri) di cavalleria dell’esercito romano, assistito da un optio. Tre decurie di cavalieri a loro volta costituivano una turma, mentre 16 turme costituivano un Ala di cavalleria.

Sandra Sammali

BIBLIOGRAFIA:
V. Rosafio, “Vereto, città Messapica nel Basso Salento”, Lecce 1968

Edizioni dell’Iride, “Historia della Città de Leuche”, Tricase 2008


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