Gli “Scurlisci” di Specchia
Scurlisci, con questo termine si soprannominavano gli abitanti di Specchia. La traduzione italiana del termine sarebbe “Scivola” e si riferisce alla pavimentazione adottata nel centro storico di Specchia che causava non pochi scivoli a uomini e animali
In occasione di una serie di interventi, da parte della curia arcivescovile, per risanare lo stato di alcuni monumenti del paese, il parroco effettuò una piccola indagine statistica sulla popolazione per valutare quali fossero, secondo il popolo, i luoghi più bisognosi di restauro.
La gente, la maggior parte contadini, lavorava assiduamente ma, da buoni cristiani, nessuno di loro poteva rinunziare alla messa domenicale, luogo in cui il parroco espose il problema. Questa fu il contenuto della discussione:
«Volete voi che la piazza principale sia illuminata con lampade ad acetilene?»
«Siii!»
«Volete voi che la nostra chiesa parrocchiale abbia un nuovo pavimento?».
«Siii!»
«Volete voi che la curia pavimenti la piazza e le principali strade del paese? »
«Nooo!»
«E perché?»
«Se no li ciucci scurliscianu» (Se no gli asini scivolano).
Il paese si trova ad un altezza notevole, ben 130 metri sul livello del mare, la pavimentazione delle strade avrebbe quindi significato rendere più pericolose le pendenza per gli animali e gli stessi abitanti. Questa sua particolare conformazioni geografica rese però Specchia, uno dei luoghi principali per la vedetta e la difesa dell’entroterra. I Romani l’avrebbero definita una Speculor (osservare intorno), proprio per indicare una zona particolarmente indicata per una funzione del genere.
Il problema delle strade fu poi risolto ricorrendo ad un sistema a terrazzamento utilizzando delle chianche.
BIBLIOGRAFIA:
“Agenda di Babbarabbà 1997. Soprannomi paesani nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto tra storia e fantasia” – supplemento del “Quotidiano” dicembre 1996, pagg. 330-331 (Arti grafiche Mondadori) a cura di Antonio Maglio