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La formazione della pietra leccese

La formazione geologica più caratteristica del salento è sicuramente la cosiddetta pietra leccese.
Sedimentata nel Miocene, tra 25 e 4 milioni di anni fa, gli affiorati più estesi di questa pietra calcarenitica si trovano nei pressi di Lecce, Vernole, Lizzanello, S. Donato, Martano, Cursi e Melpignano.

A questa formazione i cavatori locali hanno attribuito diversi nomi: pietra gentile o leccisu se si presenta a grana fine e omogenea, saponara se friabile e biancastra, bastarda se è eterogenea e a volte brecciforme, piromafu quando presenta grana omogenea verde-grigiastra e mazzara se invece è grossolana.

In virtù della sua larga reperibilità e della relativa facilità di estrazione dovuta alle sue caratteristiche di roccia tenera, la Pietra leccese è stata largamente utilizzata nell’edilizia locale fin dall’antichità, trionfando in particolare con l’affermarsi dell’architettura barocca.

Essendo di origine marina, questa pietra porta con se un immenso patrimonio di testimonianze fossili, che ci permette di ricostruire la ricca fauna che popolava i mari miocenici. Si possono trovare ad esempio i rinvenimenti di denti di Carcharodon megalodon, un enorme squalo di 20 metri e dotato di un’apertura boccale di circa 5, come pure i restii del Messapicetus longirostris, una specie antenata dei delfini o rinvenimente dell’Archaeschrichtius ruggieri, forse antenata della balena grigia.

Tratto da un articolo di Medica Assunta Orlando e Sabrina Rossetti
Museo Civico e Paleontologico di Maglie


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