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Adolfo Colosso, onore e vanto di Ugento

Il 14 Novembre del 1915 si spense improvvisamente in Ugento, suo paese natìo, all’età di sessantuno anni , il cavaliere dott. Adolfo Colosso, uomo di grandi benemerenze civili e molto amato dai suoi concittadini e da molti della provincia di Lecce.

Unanime fu il dolore per la sua dipartita, che colpì tanto più profondamente, quanto meno era attesa. Nel paese, dove fu Sindaco per 15 anni, ebbe funerali grandiosi, imponenti, ai quali partecipò tutto il popolo, senza distinzioni di classi e di partiti. Nelle assemblee della provincia e in qualche altra, dove coperse per molti anni importanti cariche pubbliche, fu commemorato e ricordato con sincero rimpianto.

Uomini chiarissimi per sapere ed elevati per posizione politica e culturale espressero il loro cordoglio con parole che non erano di semplice convenienza.

Sembra opportuno adesso, a tanti anni di distanza, ricordare chi fu Adolfo Colosso, cosa fece in vita, quali risultati dette l’opera sua a profitto degli altri, in che modo concorse al benessere del suo paese.


Adolfo Colossovide la luce in Ugento l’11 agosto 1854. Nulla di singolare nella sua infanzia e prima giovinezza, che trascorsero liete e serene nella tranquillità campestre e sotto gli sguardi amorosi dei genitori, dei fratelli e delle sorelle.

Compiuta in paese l’istruzione primaria, fu dal padre mandato in Lecce, per seguire gli studi classici; ultimati i quali, verso il 1876, per assecondare le sue tendenze e il desiderio del padre, si recò presso la R. Scuola di Agricoltura in Portici. Qui, preso in fitto un appartamento nella villa Cocozza, vi si alloggiò, insieme al cugino Domenico Bacile ed ai conterranei  Alfonso e Raffaele Veris.

Gli anni passati a Portici furono i più fecondi per la sua cultura, che cercò di  accrescere e consolidare, non soltanto coll’insegnamento dei maestri, bensì coi molti libri di cui si era provvisto. Si racconta che nelle ore di svago, come nei giorni festivi, egli, appassionato di botanica e zootecnica, si recava nel bosco della scuola, a studiare e classificare piante, e nelle stalle, per osservare il bestiame e studiare il metodo di allevamento. Questa straordinaria diligenza, unita alla perspicacia dell’ingegno ed alla serietà dei propositi, valsero al giovane alunno la stima e l’affetto da parte dei maestri e dei compagni, che ebbero per lui simpatia, ammirazione anche dopo la vita scolastica.

ALLA DIREZIONE DELL’AZIENDA FAMILIARE

Conseguita la laurea a pieni voti, nel 1880, Adolfo Colosso tornò a Ugento per dedicarsi all’amministrazione dell’azienda familiare. Nel suo fervore di neo-agrario,  egli aveva concepito un programma di opere da condurre a compimento, ma fu subito amareggiato nel dover constatare una certa diffidenza da parte della sua famiglia nei confronti delle tecniche e delle proposte che avanzava.

Dopo un certo periodo, acquistata piena libertà di azione, tornò alla carica e modificò la rotazione agraria, facendovi entrare in più larga misura le piante foraggere, alcune delle quali, come l’erba medica, la barbabietola e le rape da foraggio, erano quasi sconosciute nel paese. E non si fermò a queste sole innovazioni, mirò oltre, andò oltre, sospinto dal proposito di modernizzare l’agricoltura locale. Fu il primo ad adoperare in provincia gli strumenti agrari perfezionati, come aratri, erpici, falciatrici, mietitrici, pressafieno, trebbiatrici e tanti altri che reputò adatti ai terreni cui dovevano servire.

Appassionato allevatore ed intelligente zootecnico, vide la necessità di accrescere il bestiame e di migliorarlo, sia con la riproduzione e la selezione, sia con la introduzione di nuove razze. E non fu certo per caso se le Commissioni governative erano solite recarsi tutti gli anni in Ugento per i puledri occorrenti al rifornimento dell’Esercito.

Incrementò l’allevamento equino, ovino e suino e curò la viticultura e l’enologia. Modificò radicalmente l’arte di fare il vino, liberandola da quanto sapeva di empirico ed inutile. Il successo non mancò ai suoi sforzi, poiché riuscì ad ottenere eccellenti tipi di vino, come lo Zagarese, l’Ozantino, il Moscato, premiati in tutte le esposizioni dove vennero esposti.

 

LE GRANDI INIZIATIVE IDEATE E ATTUATE DA ADOLFO COLOSSO

Nel 1896, mentre intensificava la cultura della vite, pensò di costruire un grande enopolio, allo scopo di lavorare razionalmente tutto il prodotto dei suoi vigneti. In seguito egli allargò e completò il fabbricato dell’enopolio, per collocarvi l’oleificio, costruito colla stessa razionalità di criteri e diede maggiore ampiezza al mulino a cilindri che aveva ereditato dal padre.

Dopo il 1896 imprese la bonifica di vari terreni paludosi, situati lungo il litorale ionico, restituendo all’agricoltura oltre quaranta ettari di terreno. Promosse ad Ugento l’istituzione del Consorzio antifilosserico in difesa della viticultura nel 1901, divenendone Presidente, dopo la morte del Cav. Cesare Vitale di Racale.

Fu iniziatore del Consorzio Agrario Cooperativo nel 1904 per l’acquisto e la distribuzione fra i soci delle materie e strumenti utili all’agricoltura. Nel 1905 formò il cosiddetto Trust delle sanse, per cui gli agricoltori vedevano minacciato a favore degli industriali il prodotto delle sanse. Si fece promotore nel circondario di Gallipoli per la costituzione di uno Stabilimento Cooperativo di olio a solfuro.

Una delle iniziative di Adolfo Colosso che non possiamo tralasciare, compiuta nel 1912, fu l’applicazione dell’energia elettrica quale forza motrice e mezzo di illuminazione per i suoi diversi stabilimenti. Un potente motore ad olio pesante fu impiantato per generarla e trasmetterla all’enopolio, all’oleificio, al mulino e ai vari locali delle macchine agricole. La presenza di questa forza rese possibile l’attuazione di un altro progetto: l’istituzione di un cinematografo, nei locali stessi degli stabilimenti a beneficio dei suoi concittadini. E Adolfo Colosso aveva concepito anche l’idea di mettere a profitto della sua città la luce elettrica, simbolo di progresso, quando la morte improvvisa interruppe la realizzazione di questo bel sogno.

ADOLFO COLOSSO NELLA VITA PUBBLICA
Non posso fare a meno di ricordare l’impegno di Adolfo Colosso nella vita pubblica nella sua qualità di Consigliere Provinciale e Sindaco della Città di Ugento.
Fin dal 1889 Adolfo Colosso rappresentava il Mandamento di Ugento in Consiglio Provinciale ed i suoi elettori gli confermarono ininterrottamente la loro fiducia. Fu Segretario del Consiglio, Deputato Provinciale e nel 1912 Vice-Presidente del Consiglio Provinciale.
Occupò molte cariche legate al suo mandato di Deputato Provinciale in diversi Enti e Consorzi, compreso il Consorzio per l’Acquedotto Pugliese.
Nel 1901, in seguito alla morte del fratello Massimo, per molti anni Sindaco di Ugento, Adolfo Colosso, per volere unanime del Consiglio Comunale, assunse anche la carica di Sindaco. Riesaminò e portò a compimento i più importanti problemi che l’Amministrazione precedente si era prefissa di risolvere: quali la sistemazione stradale interna del paese, le vie vicinali, la costruzione del mercato coperto e di una torretta per l’orologio pubblico, spesa che, come è risaputo, volle addossare a sé per atto di generosità e per amore per il suo paese natìo.
Concepì poi due grandiosi progetti, l’uno per la costruzione d’una rada d’approdo alla marina di Ugento, l’altro del razionale prosciugamento delle paludi litoranee. Dette vita a tutti i pubblici servizi, senza trascurare l’assestamento del bilancio comunale. Fu, in breve, un Amministratore fattivo e concreto; Egli cercò di trasferire nella cosa pubblica la bravura, la professionalità e l’intelligenza di  imprenditore fattivo ed intraprendente. Tanto fervore di vita, di impegni e di lavoro certamente avevano intaccato la sua fibra d’acciaio e gli organi più sottoposti a tensione, come il cervello e il cuore, che dovettero indubbiamente risentire le maggiori scosse. Nel pomeriggio del 14 novembre del 1915, Adolfo Colosso era uscito in vettura, insieme al figlio Luigi, per una gita ai suoi possedimenti. Arrivato al luogo designato era sceso dalla vettura e s’era inoltrato nel fondo, quando si vide piegare su se stesso, come se cadesse. Fu portato immediatamente a casa e gli furono prestate cure pronte e necessarie dal dott. Ponzi per l’evidente minaccia di paralisi cardiaca.
Ma alle ore 17.30 chiuse gli occhi per non riaprirli più. Adolfo Colosso aveva vissuto solo sessantuno anni.
Egli è stato sicuramente un grande Ugentino; un uomo che amò profondamente il suo luogo natìo, la sua piccola patria, e che dedicò tutta la sua vita per il progresso economico, sociale e civile di Ugento, località nota nel resto d’Italia come la bella ed antica città del Salento.

Francesco Accogli


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